Calcio. Bentornata Premier: Arsenal-Leicester è l’Elogio della follia

Arsenal

Il cerimoniale di avvio della Premier custodisce gelosamente la consueta promessa di non essere mai banale. L’imbandito Emirates Stadium ospita Arsenal-Leicester e le sue luci e ombre tra sceicchi, inguaribili romantici e copie dell‘Elogio della follia di Erasmo distribuite come manuale (o Vangelo?) di sopravvivenza alla partita. Che si rivela da subito un testacoda senza sosta. Al prologo di Lacazette e alla sua spizzata, velleitario soliloquio che profuma di captatio benevolentiae per legittimare lo stipendio milionario, risponde il samurai Okazaki, sempre con una spizzata. Stessa metrica. Che sticomitia sia, allora. Ribaltoni e strappi continui, moduli spregiudicati e liquidi (anche se i Foxes dimostrano di saper conservare la lezione catenacciara di sir Claudio) e sprechi dell’Arsenal portano il Leicester a un rocambolesco raddoppio: sale sul palco Vardy, operaio ex machina, travolgente macchina attoriale e primadonna che batte Cech su cross basso del fido Albrighton. Agli sgoccioli del primo tempo, però, Welbeck piomba da volpone su un flipper in area di rigore, infilando Schmeichel. Il tè caldo fa bene soprattutto a Mahrez, che sfoggia serpentine – proprio quelle che infatuano la Lupa e le sue strepitanti sirene di mercato – e imbocca Vardy (rimasto lì sul palco) che, solitario, firma di testa il sorpasso blu. La remuntada impossibile sembra realtà tra lamenti e spaesamento del pubblico che, accantonato Erasmo, legge clandestino le Supplici e intona un rassegnato e stufo “Wenger out”. Ma la svolta per i Gunners impallati arriva, per una volta, dal cuore del vituperio. Wenger non ci sta e tenta l’all-in, dentro il talismano nero Ramsey e Giroud. Ed Erasmo prende a sogghignare: in due minuti sono i due innesti a ribaltare il risultato, con un uno-due fulmineo. Euripide svolazza in segno di panolada e l’assordante bofonchio di contestazione si tuffa nell’unanime e salmodiante peana di Hey Jude. Come i vecchi tempi. Bentornata Premier.

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Obafemi Martins

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