Boxe. Addio Jake LaMotta, incontenibile “Toro scatenato”

21895146_246332739224399_1200364272_oMantenere dopo novantasei primavere quel bagliore negli occhi, quella scintilla espressione di una indomabile voglia di vivere è già cosa rara tra gli uomini comuni, quelli a cui non è mancato nulla nella loro vita agiata e tutto sommato serena. Diviene invece segno distintivo della tua unicità se ti chiami Giacobbe LaMotta, in arte Jake, e nella vita hai alternato ai pugni sul ring i vizi della vita mondana, condendo il tutto con la vittoria del titolo mondiale pesi medi e ben sei matrimoni.

Jake nasce nel’21 da una famiglia di emigrati italiani a New York, e la loro difficile condizione di vita può essere esemplificata dal suicidio di Babbo Natale che LaMotta senior inscenava ogni anno per giustificare ai figli l’assenza di regali. Svezzato dalle strade del Bronx, LaMotta finisce presto in riformatorio dove però scopre la nobile arte, diventando, tra sbuffi e cariche, il “Toro del Bronx”. Col tempo stringerà un forte legame di amicizia con un altro pugile italoamericano, Rocky Graziano, con cui condividerà nottate con un tasso alcoolico elevatissimo e durante una di queste serate brave, Jake chiese al suo amico se quello in cielo fosse il sole o la luna e Rocky rispose “Che ne so io, non sono mica di questo quartiere!”.

Genio e sregolatezza, il Bronx bull legherà indissolubilmente la sua carriera da pugile agli storici sei match disputati contro “Sugar” Ray Robinson (“Ho incontrato «Sugar» Ray così tante volte, che è un miracolo che non sia diventato diabetico”), riuscendo a spuntarla solo una volta mettendo KO l’afroamericano. L’eroica resistenza di LaMotta nell’ultimo e più importante incontro con “Sugar” Ray, quello in cui il “Toro del Bronx” difendeva il suo titolo mondiale, fu la musa ispiratrice di Martin Scorsese e Robert De Niro per il loro film “Toro scatenato”, con il quale De Niro vinse l’Oscar come migliore attore protagonista. Nel vero “massacro di San Valentino” LaMotta rimase in piedi fino al tredicesimo round (quando l’arbitro interruppe l’incontro) senza mai andare al tappeto sotto i colpi di Robinson, rispondendo con improvvisi contrattacchi che spiazzarono più volte l’avversario.

Schietto fino al punto di ammettere pubblicamente di aver perso di proposito il match contro Billy Fox dietro promessa di ottenere un match per il titolo mondiale, ci ha lasciato ieri uno dei pugili più controversi nella storia della boxe, mantenendo fino all’ultimo la sua voglia di vivere, quella che solo chi viene dalla fame e dalla povertà può realmente capire.

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