Cinema. “Il colore nascosto delle cose” di Silvio Soldini e la ricerca di sé oltre le apparenze

Valeria Golino ne "Il colore delle cose!
Valeria Golino ne “Il colore delle cose”

In senso figurato il comune denominatore indica l’elemento o l’insieme di elementi che, posseduto da più persone o cose, rende possibile considerarle sotto il medesimo punto di vista ed in aritmetica indica invece il numero o l’espressione numerica posto sotto il segno di frazione, che sta a indicare in quante parti uguali è stata divisa l’unità. E che cosa hanno in comune un pubblicitario ed un’osteopata? In quale punto si riuniscono? La ricerca del punto di contatto è il tema de Il Colore nascosto delle cose, il nuovo film di Silvio Soldini con Adriano Giannini e Valeria Golino. Emma è un’osteopata non vedente che ha perso la vista durante l’adolescenza, Teo è un pubblicitario che stenta a prendersi le responsabilità che gli competono. Tra loro scatta un misto di attrazione e curiosità che li porta ad indagarsi nel profondo, a scoprirsi, a cercarsi e a scontrarsi per poi cadere e rialzarsi davanti al muro degli stereotipi quasi inconsciamente iniettati in quel barattolo di credenze rivedibili chiamato inconscio. Il regista di Pane e tulipani inanella un’opera fatta di sensi, in cui la vista predomina (in contrasto con la disabilità della protagonista) le tinte sgargianti dei colori stridono con la reale consistenza dei rapporti e dei ruoli che si mischiano per ritornare all’unica cosa vera, l’essenza. Soldini parla di creatività, disabilità e riscatto quotidiano, nella maniera più reale possibile, con onestà. Il poeta Virgilio diceva: “Non affidarti troppo al colore, all’apparenza delle cose”, consiglio che dopo la visione di questo film non è mai sembrato così vero e soprattutto utile.

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Stefano Sacchetti

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