Politica. Di Maio bidona Renzi, quello sberleffo un po’ cafone eppure liberatorio

Renzi
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La decisione di confrontarsi in TV è mutata, ufficialmente, in risposta al trionfo pentastellato in Sicilia e alla sconfitta del centrosinistra di Micari alle regionali.

Si discute se quella dei 5 Stelle sia stata una geniale mossa comunicativa o un disastro. Certo, chi è in vantaggio non concede, specie gratis, occasioni di confronto a chi è in svantaggio: e che ora Renzi insegua è chiarissimo.

Si sono mossi nei tempi sbagliati? Forse. Si è offerta una scappatoia a Renzi in uno dei giorni più difficili per lui. Doveva rispondere a domande scomodissime, fare i conti con il peggior risultato elettorale sotto la sua presidenza del PD, una campagna elettorale nella quale non ha voluto mettere la faccia, un candidato che è stato doppiato sia da centrodestra che da 5 Stelle. Ma Matteo è potuto scappare da tutto questo e ringrazia Giggino con un bel lamento offeso.

Ma diciamolo, lo sberleffo del Di Maio, quanto ci è piaciuto? Una presa in giro, un inciampo frettoloso, poco serio, senz’altro: ma chi c’è dall’altra parte? Quel Renzi che, a detta specie dei suoi (ex) compagni, si è distinto più degli altri per protagonismo, strafottenza, arroganza, spietatezza! E allora chiunque abbia sussurrato questo voltafaccia all’auricolare di Giggino ha fatto cosa gustosa. Siamo oltre i livelli di Trump che ritira l’invito a chi lo rifiuta: qui si ritira l’invito a chi l’ha già accettato! Matteo fa la figura del ragazzino che si presenta ben vestito e con in mano la gazosa alla festa cui i compagni di classe l’hanno invitato solo per sfotterlo. E noi, malignamente, gioiamo nel vedere il bullo finalmente ripagato.

Renzi insomma non si tiene stretti i compagni né i nemici. Risponde, piagnucola, accusa d’incoerenza e voltafaccia, proprio lui!, quello dello stai sereno, quello del mai premier senza passare dalle elezioni, quello del se perdo al referendum smetto di fare politica! Ci sarebbe da fargli una gran pernacchia, se non avesse già provveduto appunto Di Maio. Il furto è sempre reato, ma i ladri non si possono lamentare se gli si ruba in casa.

Il nervosismo di Renzi deriva forse dalla consapevolezza di essere ormai l’ex erede di Silvio. Ha cercato di imitare il Cavaliere, riprenderne l’istrionismo e l’arcitalianismo: non ci è riuscito. La latitanza dalla Sicilia ne è controprova. Le ristrettezze del Partito Democratico, comunque, lo spingeranno con via via maggior trasporto nell’abbraccio incestuoso di un nuovo patto postelettorale, in un redivivo Nazzareno. Ma da contraente debole con l’amante tradito.

Uno scenario raccapricciante. Ma intanto ci consoliamo con poco e bene, anzi, benissimo!, ha fatto Giggino dicendo a Matteo: scansati, non salutavo te, ma quello alle tue spalle, col pugnale tra i denti. Sgarbato, come Renzi: addirittura ricevendo (finché vincente) le lodi progressiste per questo. Ora che il karma lo ricompensa reagirà a modo suo, da bulletto di provincia quale è, ma intanto incassa e va a sbollire in sala giochi.

Noi, in attesa che gli sport digitali arrivino alle Olimpiadi, culliamo un’ultima analogica speranza. Non ce ne frega nulla dello scontro tra gli avatar Di Maio e Renzi: vogliamo gli irripetibili originali, Grillo contro il Cavaliere. Beppe che manda affa… Silvio, Silvio che spazzola la sedia di Beppe. Quanto sarebbe apocalittico? Meglio di Rocky IV. Molto meglio del GF VIP.

Andrea Tremaglia

Andrea Tremaglia su Barbadillo.it

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