Libri. “Qui Ezra Pound” e l’attualità delle visioni del poeta contro l’usura

Ezra Pound
Ezra Pound

Dopo  “Giuseppe Solaro. Il Fascista che sfidò la Fiat e Wall Street” Fabrizio Vincenti ci torna a parlare di Repubblica Sociale e del dibattito ideologico ed economico che caratterizzò quei seicento giorni.

Mi riferisco a “Qui Ezra Pound. Pagine Poundiane nella RSI”, bellissimo testo che ci racconta gli scritti e gli articoli di uno dei più grandi poeti del XX secolo. Che, con buona pace dei benpensanti in stile Fiano e Boldrini, fu fascista. Convintamente fascista. Questo, nonostante, negli anni si sia cercato di trovare qualsiasi giustificazione per smarcarlo da una precisa visione del mondo. E non fu l’unico, sia chiaro. Il messaggio, anche al giorno d’oggi, è sempre il solito: fascismo, è una parola associata alla moda del tempo o a un tipo di disturbo mentale cronico da curare.

Come, infatti, scrive Adriano Scianca nella sua prefazione:

Insomma, il Pound della RSI sembra smentire per l’ennesima volta quell’immagine di “fascista per caso” che troppo spesso gli si è voluta appiccicare addosso (…) Eppure Pound aveva già visto e approvato lo squadrismo, la soppressione del pluripartitismo, le guerre in Africa, l’alleanza con Hitler, l’entrata nel secondo conflitto mondiale…ce ne sarebbe già abbastanza per scongiurare il suo “recupero democratico”, a prescindere dalla RSI.  Nella quale, comunque, tutto ciò che sappiamo converge verso l’immagine di un Pound “militante”, sempre più disposto a identificarsi con le sorti del fascismo, con i suoi programmi, le sue guerre, i suoi gerarchi, i suoi martiri, il suo capo. E, infine, con la sconfitta di tutto questo mondo”. 

Insomma, bastano queste righe per smentire in toto le solite convinzioni qualunquiste, che purtroppo, attorniano ancora il nostro tempo. Ma passiamo oltre.

Vincenti in questo interessantissimo testo, che serve ulteriormente a capire la visione del mondo, della storia e dell’economia del poeta nato ad Hailey (Idaho), mette in luce gli scritti che hanno caratterizzato il periodo il di collaborazione di Pound con le riviste ed i giornali legati al governo repubblicano.

Ezra Pound, come si può notare da questi scritti e dalle osservazioni dell’autore del libro, è sempre rimasto coerente con se’ stesso, senza mai abiurare. Rimasto sempre fedele alla vocazione patriottica e repubblicana dei Padri Fondatori americani, ha fondato la sua battaglia culturale anche sul recupero e la stampa di testi ed autori legati al mondo anglosassone- e non solo-  per farli conoscere al più grande pubblico. Uno su tutti Clifford H. Douglas, con la sua teoria del credito sociale, passando per il tedesco Gesell, Frobenius e, uno su tutti, Confucio. Quest’ultimo lo accompagnerà per tutta la sua esistenza.

Ma quello che stupisce, è l’estrema attualità delle sue battaglie sociali. Se si pensa che questi scritti sono stati pubblicati tra il 1944 e il 1945, la cosa è ancora più di meritevole attenzione. Ma bisogna ancora una volta sottolineare, a suo tempo, il suo strettissimo legame con il fascismo sociale. Come scrive Vincenti, infatti, poco dopo essersi riferito al trasferimento di Ezra Pound e della moglie Dorothy sulle colline di Sant’Ambrogio nel 1944:

“A prendere quota, nel frattempo, è invece l’idea di una Repubblica Sociale, l’inveramento del Fascismo originario, dove possano trovare spazio il gentiliano umanesimo del lavoro, la visione soreliana del mondo, il sindacalismo rivoluzionario e anche la lotta totale all’usurocrazia, cavallo di battaglia di Pound. La battaglia è sempre più comune: fascismo sociale e Pound si toccano, si sovrappongono. Non a caso, in una lettera inviata a Goffredo Pistoni nel novembre ’43, si definisce un “fascista di sinistra””.

Ma non solo questo. In queste pagine possiamo trovare teorie sull’uso della moneta,  sul ruolo della finanza internazionale nello scatenare le guerre, l’appello alla difesa dei confini nazionali, le battaglie culturali con il ruolo della cultura da contrapporre agli strozzini usurai e mercantilisti. Ma vale la pena, in questo caso, riportare un frammento di un articolo dal titolo “Il prezzo della moneta”, su Il Popolo di Alessandria:

“Naturalmente se una nazione non esiste, è inutile discutere delle sue misure fiscali e finanziarie. La finanza internazionale, che in questi giorni ha fregato l’Inghilterra, privandola della sua sovranità monetaria, questa finanza non vuole che le nazioni esistano”. 

“Questa finanza non vuole che le nazioni esistano” ricorda qualcosa dei nostri tempi?

Oppure, sempre su “Il Popolo di Alessandria”:

“(…)Sarebbe d’un grande lavoro pedagogico se ognuno di noi confessasse apertamente quello che egli ha appreso durante i quarantacinque giorni, ciò che ignorava fino a quell’epoca, ma sarebbe inutile se non preesistesse un’Italia. Voglio dire: una nazione senza frontiere, difficilmente si concepisce come nazione”.

“Una nazione senza frontiere, difficilmente si concepisce come nazione”. Non c’è altro da aggiungere, direi.

Resta solo da rendere un immenso omaggio a un grande poeta, che per le sue idee ha pagato di prima persona e con la massima dignità.  Prima nel Disciplinary Training Center of the Mediterranean Theater of Operations di Metato (e non di Coltano), come scrive lo stesso Scianca, nella famosa “gabbia di gorilla” e poi nel St. Elizabeth di Whashington, dove fu accusato di schizofrenia e infermità mentale.

La copertina del volume “Qui Ezra Pound”

*Qui Ezra Pound. Pagine Poundiane nella RSI di Fabrizio Vincenti, Eclettica Edizioni, 2017, pp.208, euro 18

Il link per acquistare il volume

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Nicola Sgueo

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