LibriDiNatale. L’avvenire dell’intelligenza di Maurras e il declino di arti e lettere

Da La Leggenda del Santo bevitore di Roth
Da La Leggenda del Santo bevitore di Roth

Pochi sono i libri datati e attuali come L’avvenire dell’intelligenza, di Charles Maurras: scritto nel 1905, edito oggi in italiano da Oaks editrice, l’analisi del letterato francese è una profezia d’impatto e lineare. Un’opera utilissima non solo a comprendere, ma ancor più a spiegare e ordinare la contemporaneità di questo secolo ventunesimo, individuandone lucidamente il momento genetico e, dunque, eternamente presente.

Una lettura consigliata a tutti, obbligatoria per chi vuole essere informazione, intelligenza, classe dirigente.

Il tempo nel quale e di cui scrive Maurras è l’epoca dello scontro tra l’Oro e il Sangue: mentre le Nazioni europee iniziano a pensionare le monarchie passando sotto il comando dell’alta borghesia commerciale/industriale “che non legge”, il gusto e la cultura muoiono e gli intellettuali da intelligenza divengono mestiere.

Maurras prevede che “un immenso proletariato intellettuale, una classe di mendicanti letterati come già ha visto il Medioevo, trascinerà per le strade solo miserabili brandelli di ciò che saranno stati il nostro pensiero, le nostre letterature, le nostre arti“, vedendosi costruire un mondo nel quale comanderà soltanto il denaro, dove tutto – idee e nazioni incluse – è merce – e dove persino le donne – citando Renan – “anziché chiedere agli uomini grandi cose, imprese ardite e lavori eroici, domandano loro ricchezza per soddisfare un lusso volgare“.

Il denaro governa il mondo attraverso l’altro grande avversario individuato da Maurras: l’opinione, che è diretta e informata da giornali per i cui editori “la libertà della Stampa non esiste“, “essa è un inganno. Poiché un giornale, nelle loro mani, è solo un affare, esso non dovrà rispondere ad altra preoccupazione che di piacere al pubblico e di conservare l’abbonato. Una sola realtà imperiosa vale quindi in giornalismo: il Denaro, e l’insieme di tutti quegli interessi brutali che esso esprime. Sembra ritorni quindi il tempo in cui l’uomo sarà abbandonato alla Forza pura.

Insomma, le bufale per monetizzare le visualizzazioni sulle piattaforme social, le trasmissioni ideate solo per tirare la volata agli spot pubblicitari, più in generale tutto l’infotainment: qui analizzati e vivisezionati con decine di anni di anticipo.

La diagnosi di Maurras: se invece di sangue e intelligenza comandano denaro ed opinione (ovvero, democrazia) è naturale che quest’ultima finisca al servizio del primo per mezzo di quella borghesia che dà valore solo al guadagno.

E la prescrizione?

“Bisognerebbe che l’intelligenza facesse il capolavoro d’obbligar l’Opinione a sentire la nullità profonda dei suoi poteri e a firmare l’abdicazione a una sovranità fittizia. Bisognerebbe raggiungere e conquistare qualche cittadella del Denaro, utilizzandola suo malgrado.”

Un’invocazione che attraversa le Alpi e il Novecento e arriva oggi, a noi, in Italia; utile sarebbe che giungesse alle orecchie dei tanti volenterosi destri, stellati, briganti, corsari, dissidenti, scrittori, giornalisti, pensatori che non arrendendosi cercano ancora di conservare libera l’intelligenza propria e nazionale. A chi ritenesse tale operazione non necessaria o, peggio, solo un’illusione, risponderemo che “Fossero più forti ancora le difficoltà di questa impresa, sarebbero sempre minori di quelle di far sussistere la nostra dignità, il nostro onore, sotto il regno della plutocrazia che s’annuncia. Questo non è difficile; è impossibile.

* L’avvenire dell’intelligenza di Charles Maurras, 1905, edito in Italia da Oaks editrice

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Andrea Tremaglia

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