Il caso. Basta paternali, giù le mani da (tutti) i ragazzi del ’99

mattarellaGiù le mani dai ragazzi del ’99. Di questo e di quell’altro secolo. Perché ogni paragone non regge, perché non c’è nessuna emergenza, nessuna guerra e – soprattutto – perché di paternali non ne possiamo più.

Non ce ne voglia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Però non ci convincono i toni allarmistici sulla tenuta democratica di un Paese che si esprimerebbe nella clamorosa emorragia di votanti alle elezioni. I vecchi costituzionalisti, quelli che facevano appelli a non considerare la Carta come un totem museale, intangibile e immodificabile, ci hanno insegnato che pure l’astensione è un valido esercizio del proprio diritto di voto. Che, nel caso di questi anni tumultuosi, è il segnale più potente di una fortissima disaffezione.

La politica, anziché agitare fantasmi, spettri, evocare demoni, farebbe meglio a chiedersi i motivi di tale disaffezione. Che sta nei luoghi comuni, gli stessi su cui partiti e personaggi hanno costruito intere carriere che oggi rischiano di volgere al termine. Agitare le stesse trite bandierine, cantando un lessico simil-burocratese per darsi un tono tra i paesani anziché studiare, elaborare visioni del mondo e combattere sulle idee ha rappresentato e rappresenta la Caporetto dei politici (e soprattutto del centrosinistra di governo e di parte del centrodestra).

A togliere le castagne del fuoco non basterà il sangue giovane dei ragazzi del ’99. Se i partiti continueranno l’assalto delle piccole trincee del marketing politico, per forza che l’agone elettorale – trasformatosi in una guerra commerciale, una riedizione in scala delle battaglie Pepsi e Cocacola – non appassionerà mai i cuori. Sarà sempre una guerra altrui, estranea e perciò disertare non è peccato, anzi: è atto di coraggiosa denuncia. Come accadeva sotto la sferza dell’odioso Cadorna.

Bisognerà riscoprire la sensibilità e l’intelligenza ch’ebbe Armando Diaz, che s’attorniò d’artisti e intellettuali a cui conferì il compito di costruire un’identità nazionale che non c’era. Mettere benzina al biplano di Baracca e a quello di D’Annunzio. Avere il coraggio di volare alto e di indurre la nostalgia delle ali, dare un senso vero alla battaglia e alle militanze.

Perciò giù le mani dai 18enni, risparmiate loro ogni paternale. Chi ha sbagliato, in questi anni, non sono stati certo loro.

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Alemao

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