L’intervento. Criptovalute: le prospettive e una proposta per l’abbattimento del debito pubblico

Criptovalute
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Anche se le quello scritto nelle righe seguenti potrà sembrare originale o provocatorio sappia il lettore che lo si potrà e dovrà considerare come argomento serio e degno di essere preso in considerazione. Il nostro scritto, pur essendo in parte ironico, è in realtà “dettato da autentica rabbia”, in quanto gli ultimi sviluppi ci pongono di fronte a scenari del tutto nuovi e inaspettati. La rivoluzione delle criptovalute è ormai in corso, inevitabile e inarrestabile, e rischia di tagliare fuori in maniera definitiva chi non riuscirà a coglierne le potenzialità.

Se il singolo può essere rimasto spiazzato dagli sviluppi delle nuove tecnologie, cosa normale vista la velocità dei mutamenti, lo stesso discorso non è accettabile per gli Stati che, in quanto strutture etiche con precise responsabilità nei confronti dei propri associati, hanno invece il dovere di essere consapevoli di tutto quanto può cambiare nel bene o nel male la vita dei medesimi. A nostro avviso uno Stato oberato dal debito pubblico, in totale totale crisi e apparentemente senza prospettive dovrebbe come minimo ingegnarsi a cercare tutte le possibilità, anche le più originali, per la propria salvezza. Ma attualmente questo non avviene e le uniche soluzioni restano quelle dell’aumento dell’imposizione fiscale, del controllo e della vessazione, mentre nel mondo esterno si sta consumando una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche dai tempi della ferrovia. Da qui la nostra rabbia per l’occasione che si sta perdendo, con tutte le implicazioni che questo comporta, in termini di competizione e di possibilità di sopravvivenza.

Le soluzioni creative, le uniche in grado di risolvere gli attuali problemi, non mancherebbero e, con un po’ di intuito, competenza  e organizzazione, potrebbero portare a risultati fino a ieri ritenuti impossibili. La novità del mondo cripto fornisce inoltre una quantità ulteriore di varianti tale da aprire scenari inaspettati. Attualmente la crisi dei debiti sovrani è una delle più importanti incognite che interessano l’economia mondiale, problema che comporterà per la sua risoluzione secondo i vecchi schemi ingenti sacrifici soprattutto in termini di qualità della vita. Gli Stati dunque avrebbero  tutto l’interesse, se non il dovere, di porre rimedio a tutto questo, anche in maniera non convenzionale: e la rivoluzione delle criptovalute offre appunto, a chi le sappia cogliere, le occasioni migliori per uscire dall’impasse. È infatti inutile accusare il capitalismo per la situazione in cui ci troviamo, e poi quando il medesimo capitalismo ci offre una via d’uscita la si rifiuta o non la si capisce.

Un esempio potrà esserci particolarmente utile. Si pensi soltanto se a partire dal 2009 (anno di release ufficiale del bitcoin) a seguito del precario stato delle finanze pubbliche, lo Stato italiano avesse  chiuso la RAI (il famigerato ente) e con la stessa energia utilizzata per le trasmissioni televisive avesse incominciato a minare bitcoin (e poi le valute alternative).

A seguito di questa lungimirante decisione, a che punto sarebbe oggi il bilancio pubblico? È meglio non pensarci, altrimenti si potrebbe impazzire.

E non si dica che questa è una soluzione proposta con il senno di poi, visto che sarebbe possibile ancora in questo momento.

Ma le opportunità sono ancora più varie. È giusto di questi giorni la notizia che la Bulgaria, a seguito di una operazione anticrimine condotta nella scorsa primavera, ha sequestrato 213.519 bitcoins, ai tempi pari a 500 milioni di dollari ma ora del valore di 3,6 miliardi. A questo punto immaginiamo l’imbarazzo delle autorità, incerte se vendere o conservare l’inaspettato tesoro. Ma, suggeriamo noi, invece di vendere o tenere, non sarebbe meglio gestire?

E qui si inserisce la nostra proposta, che è in realtà piuttosto semplice nella sua spregiudicatezza. Si potrebbero attingere delle risorse economiche, tra i tanti sprechi ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, al fine gestire un massiccio investimento in criptovalute. Non tramite la creazione di un fondo ma, nella massima snellezza, rivolgendosi direttamente al settore privato, a singole persone competenti con cui si stipulerebbe un accordo diretto, di durata temporale definita e con risultati prefissati e misurabili alla scadenza. Si assumono, come mercenari, i migliori traders, li si fornisce di un capitale iniziale che sarà il loro strumento di lavoro per operare sui mercati internazionali. I soggetti opereranno in autonomia impegnandosi, entro una data stabilita, a pagare una determinata cifra – oltre al capitale iniziale – tenendo per sé tutti gli eventuali guadagni eccedenti la cifra concordata (fatte salve tutte le tutele del caso per evitare abusi o furti da parte dei soggetti). Un sistema non molto diverso da quello dell’appalto delle imposte dell’antichità, solo che nel nostro caso invece di spremere la cittadinanza si spremerà la finanza internazionale, con notevole soddisfazione morale per tutti. La selezione di questo speciale personale dovrà avvenire secondo criteri rigorosamente meritocratici, tramite un periodo di prova, un concorso pubblico in cui si dovrà dimostrare la propria operatività superiore agli altri concorrenti. Un ristretto numero potrà quindi entrare nella squadra. I turni di lavoro saranno di tre mesi, alla fine dei quali il 10% dei soggetti, quelli con le peggiori performances, saranno congedati, sostituiti dai vincitori del concorso successivo.

Meritocrazia, remunerazione direttamente proporzionale allo sforzo materiale e mentale. Allenamento e abitudine alla perfezione. Soddisfazione finale del prodotto esatto, indiscutibile.

Non ci nascondiamo però che i migliori traders, se veramente tali, non avrebbero grandi motivazioni a seguire questo tipo di discorso. Saranno quindi necessari degli incentivi. Oltre alla gratificazione personale di essere divenuti dei grossi operatori sui mercati internazionali e di avere fatto del bene al proprio paese, saranno necessarie altre soddisfazioni, più materiali, per convincere i migliori a partecipare al progetto. L’eccellenza è giusto che venga premiata, quindi quello che proponiamo è l’esenzione fiscale totale per i soggetti coinvolti, intendendo con questo non solo i guadagni in criptovaluta dell’attività ma anche, nel caso in cui fossero convertiti in valuta fiat, l’esenzione da ogni tassa su reddito, così come dall’IVA e dalle accise di tutti i danari spesi sul territorio nazionale.

È necessario ricostruire una nuova categoria di individui validi, giustamente privilegiati, che potranno godere in maniera effettiva dei frutti del loro talento, senza più sensi di colpa o necessità vita nascosta. E se taluni dovessero avere le solite obiezioni moralistiche su tutto questo, personalmente… ce ne freghiamo, la lotta per l’esistenza essendo appunto una lotta, e non opera di beneficenza. Anche perché il lavoro in questione sarà estremamente logorante, con possibilità di numerosi e dolorosi insuccessi, con conseguenti ricadute sulla salute mentale e fisica dei soggetti. È perciò giusto riconoscere una ricompensa pari non solo ai risultati ma anche a rischi.

A eventuali obiezioni sulla ineguale distribuzione della ricchezza risponderemo inoltre che la rivoluzione del mondo cripto inevitabilmente (e sottolineiamo inevitabilmente) crea valore e ricchezza. Questo è già avvenuto e avverrà ancora al di là di ogni opinione contraria. Una nuova generazione di milionari sta già sorgendo nel mondo: ma se questi milionari invece che a Kuala Lumpur o Mosca li creassimo a Milano o a Roma ci sarebbe qualcosa di male?

Ormai più che di eventualità si tratta di certezze, e rimanere fuori da questa opportunità sarebbe un errore di dimensioni epocali. Ci rendiamo conto che in un paese così tarato da ideologie degenerate questi discorsi potrebbero risultare scandalosi, così come ogni persona che sia come minimo benestante deve sentirsi in colpa di fronte alla società, allo Stato, alla Chiesa. Ma così facendo non si andrà da nessuna parte. Il piagnonismo e lo straccionismo produrranno soltanto piagnoni e straccioni, non tanto da un punto di vista materiale che poco ci importa, ma soprattutto mentale, come attitudine perdente e antivitale che abbatterà sempre i migliori in nome dell’equità, del livellamento, di una pretesa uguaglianza che esiste soltanto nei progetti deliranti dei demagoghi.

@barbadilloit

Renzo Giorgetti

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