L’analisi. Se il cospirazionismo “for dummies” è la cifra della crisi della politica

complottiSe volete riportare sulla terra le rarefatte paranoie dei cospirazionisti di professione provate a far loro digitare su internet www.trilateral.org. Sì, la Trilateral Commission, la Spectre dei nostri tempi, ha un sito internet, neanche fosse una Legambiente qualsiasi. E anche il gruppo Bilderberg, che da qualche tempo la surclassa per popolarità (www.bilderbergmeetings.org). La cosa ricorda un po’ quei buffi verbali di presunte riunioni massoniche ottocentesche che si trovano in internet, dove si legge nero su bianco di cattivissimi piani per conquistare il mondo, tappa su tappa, come se per una sovversione millenaria servisse di buttar giù una scaletta. La cospirazione for dummies.

Quando a un’associazione segreta viene meno il segreto, in effetti, significa che il potere vero sta già passando altrove. Questo non vuol dire, ovviamente, che Trilateral, Bilderberg e la stessa massoneria siano innocui circoli di ricamo. E in effetti chi ha provato ad affacciarsi a queste riunioni a porte chiuse per vedere che aria tirasse ha misurato sulla propria pelle che i signorini ancora ci tengono alla segretezza di quel che si dice. Di questi incontri sappiamo dove, quando e chi. Il cosa, per adesso, resta una frizzante sorpresa che scopriremo solo vivendo. Evidentemente, nell’impalcatura del potere globale, questi meeting hanno ancora una funzione, che però appare piuttosto affievolita rispetto ai tempi in cui di Bilderberg parlavamo solo noi e tutti ci prendevano per pazzi.

Un aspetto più interessante è però quello di natura sociologica. Cioè: a prescindere dal ruolo reale che le strutture oligarchiche ancora conservano nell’assetto politico-economico mondiale, qual è la loro funzione nell’immaginario collettivo? Anni fa, come detto, denunciare i circoli riservati in cui si decidono le sorti del mondo era considerato roba di pochi svitati, nessuno avrebbe creduto che la democrazia fosse una pura finzione. Oggi le cose sono cambiate. Il vasto pubblico ci crede, pure troppo.

Esiste per esempio, su facebook, un gruppo satirico che prende in giro le ossessioni paragrilline. Si chiama, con voluta sgrammaticatura, “Siamo la gente, il potere ci temono”. Eppure non è infrequente, sul web, vedere che le loro denunce palesemente surreali siano prese sul serio da molti utenti, che cominciano a discuterne con vibrante preoccupazione. Sta per uscire una tv che non ti permette di fare zapping durante la pubblicità per volere delle multinazionali? Ebbene, ecco che più d’uno comincia a organizzare gruppi d’acquisto di televisori anticasta, senza aver minimamente colto la portata satirica dell’annuncio. Il che da una parte rassicura i veri potenti per via dell’effetto “al lupo, al lupo!”, ma dall’altra ci fa capire come oggi il popolo si aspetti davvero qualsiasi cosa dal potere. L’idea, cioè, che dietro al linguaggio politico ufficiale si celi il vuoto, che gli scontri che increspano la superficie siano pure finzioni, che i veri decisori siano altrove è ormai senso comune.

Insomma, se una certa sensibilità cospirazionista (talora seria e documentata, talora folle e superficiale) si sta diffondendo a macchia d’olio è proprio a causa della debolezza della politica. Personaggi sempre più improbabili, cui non affideresti neanche un condominio, linguaggi sempre più astrusi, tematiche impalpabili, differenze tra gli schieramenti limitate ai passatempi notturni, l’inciucio come orizzonte permanente e ineludibile: è prima di tutto sul piano simbolico che la politica ha perso la sua partita. L’agorà non è più il luogo delle passioni, degli argomenti forti, della partecipazione a un destino collettivo. Ovvio che ci si immagini qualche segreta stanza che ne prenda il posto. E poi parliamoci chiaro: quando guardi in faccia Letta, quasi quasi te lo auguri che ci sia qualcuno con più palle che decide al posto suo.

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Adriano Scianca

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