La lettera. L’identità che riemerge oltre i populismo

Populismi e nazionalismi, riscoperta di tradizioni ritenute scomparse, identità che riemergono, Putin e Donald Trump. Sembra un’accozzaglia di parole a caso ma tutti questi elementi sono affluenti del fiume che, dirompente, sta travolgendo la società moderna. Ciò che accomuna fenomeni apparentemente slegati fra loro è nei fatti la volontà di contrastare il declino, di dire no al dogma del progresso inesorabile e uniformante. Un no sincero, talvolta barbaro, forse l’ultimo prima del tracollo o al contrario quello che precederà la rinascita.

Intanto l’opposizione al sistema di valori liberali è li da vedere e prende piede, si esplicita nei movimenti anti immigrazione che si impongono alle elezioni, nei lucidissimi e falsi deliri di Trump (a proposito, il Nobel per la pace arriva o no?), nell’Europa dell’est che richiama alla realtà gli stati occidentali ormai in preda alla pazzia, in Salvini che bloccando un barcone fa cadere nella polvere anni di ipocrisie. L’abbiamo visto dalla Brexit kamikaze alle enormi marce per la vita di tutto il mondo.

Insomma in ogni ambito la modernità sembra aver stufato e fra il mare magnum di inconsapevoli elettori e nell’inconsapevolezza degli stessi protagonisti, che rispondono a bisogni dozzinali e fisiologici, c’è una élite che questo rifiuto lo sta metabolizzando e analizzando. Magari ci sta pure pregando sopra, rispolverando i messali tridentini e brindando alla salute del vecchio Ratzinger (non è che è ancora Papa vero?).

Nel frattempo i dolori delle unghie incarnite dell’ormai ex intellighenzia progressista ce li godiamo tutti. Che sia il canto del cigno dei popoli europei o il sorgere di un nuovo sole, poco importa.

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Pasquale Catenaccio

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