Catania. La vittoria del ‘gattopardo’ Bianco. Sindaco per la quarta volta

enzobiancosindacoNon ci sarà ballottaggio alcuno. Raffaele Stancanelli, sindaco uscente del capoluogo etneo, perde al primo turno contro l’armata di Enzo Bianco, diventato per la quarta volta non consecutiva sindaco di Catania. Perde il Pdl, cartello che, nel giro di pochi mesi, è riuscito a disperdere un capitale di voti straordinario. Dal 31% raccolto durante le politiche di febbraio, il partito di Pino Firrarello e Giuseppe Castiglione, co-cordinatore del Pdl isolano vicino alle posizioni di Angelino Alfano, si ferma oggi ad un poco fortunato 13%. Un dato tutt’altro che brillante. Il quale, nella sua opacità, mal si sposa con le giustificazioni della specificità del voto amministrativo è delle sue derive territoriali. Nel 2008, infatti, sempre alle comunali, il cartello azzurro si assestò su di un più che dignitoso 23%. Allora, però, quei numeri vincenti dichiaravano da se un apologetica senza fraintendimenti.

Assieme al Pdl, perde pure la destra. Un’area politica che nella candidatura di Stancanelli vedeva uno dei suoi alfieri più credibili, sia per storia personale, che per capacità amministrativa. Fattore che crea ad oggi uno scarto di non poco conto rispetto all’esperienza di Gianni Alemanno alla guida del Campidoglio. Duro a dirsi, difficile da accettarsi: si può perdere anche quando si fa bene. Anzi, si perde, appunto, perché si è fatto bene. Una logica che in Sicilia ribalta ogni grammatica dominante.

Non vince però la sinistra. La coalizione di Bianco – a onor del vero- non aveva la pretesa di rappresentare un mondo che in città è da sempre minoritario. Appunto per questo, per vincere già al primo turno, l’ex ministro degli Interni ha dovuto ridisegnare la propria formazione in campo, acquistando dei centrocampisti di peso che già avevano militato nei governi regionali di Cuffaro e Lombardo. Presidenti che,lo si sa, sono stati costretti entrambi a lasciare prematuramente Palazzo d’Orleans per i motivi giudiziari noti a tutti.

Insomma, oltre a Bianco vince ancora una volta il Gattopardo di Lampedusa, modello politico-culturale quanto mai perenne tra gli interpreti della politica siciliana. I vincitori si alternano tra loro e chi governa davvero non molla assolutamente il volante. C’è di più: quel vecchio che si rinnova ha pure la tracotanza di parlare, anche con una certa protervia, di rivoluzione, e dal basso. In tutto questo, la destra, quella “vera” (espressione difficile da decifrare), davanti ad un mare di conservatorismo culturale dilagante, ancora una volta, non riesce a nuotare entro un mare che per analogia gli potrebbe appartenere di diritto.

Fernando M. Adonia

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