Il caso Sky. Se i “fascisti” di Lealtà Azione non sono come Selene, il cortocircuito liberal e il passato di Scalfari

Lealtà Azione sul Monte Grappa per la celebrazione degli eroi del 4 Novembre

Non c’è altra narrazione possibile che la denigrazione per chi non si conforma al pensiero dominante. Perciò è normale che debba sollevare polemiche un documentario, come quello di Sky, che non dipinge per forza, a tutti i costi, la realtà militante di Lealtà Azione come un coacervo di vecchi arnesi, derelitti del pensiero, criminalucci di periferia in fregola col superomismo alla cacciatora, balordi e nazistelli dell’Illinois.

Non si possono rappresentare come esseri umani quelli che sono belve ideologiche, gente a cui si dovrebbe togliere ogni diritto di cittadinanza, scomunicati. La solita questione di negare l’umanità dell’avversario, un fatto così vecchio e assurdo che dagli anni ’70 è ricapitombolato direttamente in questi sciagurati tempi nostri.

Il peccato imperdonabile è questo. Lealtà Azione, almeno, non cade nella trappola. Va riconosciuto. Non si crogiola nel vittimismo, capo centrale della retorica destrorsa da più di mezzo secolo. Non s’arrende al gridare più forte, allo scendere al livello della rissa mediatica. Non cade nel tranello di voler épater les bourgeois, regalando ai reazionari dell’antifascismo un nuovo caso Ticchi.

Il manifesto in ricordo delle Foibe di Lealtà Azione

No, Lealtà Azione cita Scalfari. Il Barbapapà, il Papa Laico, luce d’ogni bontà impegnata e civile e sussurra: vi ricordate quando lui, fascista sui media di regime fascisti, inneggiava al razzismo che imputate a noi?

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Alemao

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