Musica. “Con i tempi che corrono”: l’album di Pagliarulo e l’urgenza esistenziale

Giornate tampone in attesa di altro. Ci sono periodi così, il cui sapore unisce un misto di inquietudine, sguardi visionari e urgenze esistenziali che trovano pace solo nell’ascolto di musica in grado di dar loro forma, rendendole un passaggio momentaneo di quella che chiamiamo quotidianità.

Giuseppe Pagliarulo è in grado di dare forma in modo raffinato all’urgenza espressiva e non è poco. Dopo Rapporto di gara, ritorna a calcare i palchi dei concerti con un nuovo album, più corrosivo, umorale, dolce e completo, sostanzialmente vero, a partire dal titolo, Con i tempi che corrono, una frase utilizzata come intercalare, che sembra riassumere lo spirito del disco, oltre che quello del tempo. Un refrain della contemporaneità. Sensazioni urlate, spiegate su un iniziale coro dalle venature beat (“Primo pezzo”) che sfumano nel breve e corrosivo “Folk-punk” tenuto a freno da brani come “Non riesco” e “Casa nostra”.

Un album che porta all’esplosione del respiro come dopo un’apnea, ideale indicatore di un’incertezza esistenziale che sembra dilatarsi forse troppo nel tempo, un tempo in cui il sociale si ferma, gioco forza, al quotidiano, non per ignavia ma per necessità, perché ciò che definiamo società si manifesta prepotentemente in tutte le feritoie – e le ferite- dell’esistenza.

Dal 12 dicembre per Dissonanze Records e, mi sia concessa la retorica, con i tempi che corrono lo ascolterei.

Stefano Sacchetti

Stefano Sacchetti su Barbadillo.it

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