Focus Western. A cavallo con John Ford

La locandina di un film su John Ford
La locandina di un celebre film su John Ford

John Ford, pseudonimo di John Martin Feeney, nacque a Cape Elizabeth nel Maine, il primo febbraio 1894 da una famiglia di immigrati irlandesi. Dopo aver frequentato le scuole superiori, nel 1914 raggiunse il fratello Francis che viveva in Californa dove lavorava come attore e regista. Lì iniziò a lavorare come assistente, operatore e attrezzista. Il suo primo film fu The Tornado nel 1917. Il primo incontro decisivo fu con la star western Harry Carey con il quale girò più di venticinque film. Nel 1921 passò a lavorare dalla Universal alla Fox dove realizzò nel 1924 Il cavallo d’acciaio  e L’ultima gioia 1928. Nel 1927 fu presidente dell’Associazione Registi, negli anni Trenta per la Fox realizzò alcune opere popolari folkloriche, successivamente passò a lavorare per la RKO con cui produsse opere prestigiose quali La pattuglia sperduta, Il traditore che gli valse un premio Oscar e Maria di Scozia. Raggiunse il culmine della carriera tra il 1939 e il 1941 con una serie di film che ebbero sia un grande successo di pubblico che di critica: Ombre Rosse, Alba di gloria, Furore che gli valse un secondo premio Oscar, Viaggio senza fine e Com’era verde la mia valle per il quale vinse un altro premio Oscar. Durante il tempo libero dalle riprese amava effettuare lunghe crociere a bordo del suo yacht Araner.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, fu arruolato come responsabile del Servizio Cinematografico dell’OSS. Per l’esercito americano realizzò documentari di propaganda come La battaglia delle Midway nel 1942 e December 7th. Durante la battaglia delle Midway rimase ferito, partecipò a diverse missioni di ricognizione fotografica in Africa Settentrionale, India, Cina e Normandia. Una testimonianza di Ford al fronte durante il conflitto l’abbiamo con il film I sacrificati.

Finita la guerra nonostante i successi non fu più tra i registi favoriti dalla critica, continuò a realizzare film western realizzando nel 1946 Sfida infernale e fondando una sua casa di produzione Argosy Pictures, realizzò ancora film di prestigio come La croce di fuoco ambientato in un paese dell’America Latina retto da una dittatura anticlericale in cui un sacerdote missionario in fuga braccato dalle autorità decide di andare incontro al suo destino. Seguirono alcuni film western con John Wayne: Il massacro di Fort Apache, In nome di Dio, I cavalieri del Nord Ovest, La carovana dei mormoni e la commedia girata in Irlanda Un uomo tranquillo che gli valse l’ultimo Oscar. Dei lavori prodotti con la Argosy sono da ricordare Il sole splende alto del 1953 e Sentieri selvaggi girato nel 1956, quest’ultimo sarà considerato dai suoi ammiratori il miglior film western.

Nell’ultima parte della sua carriera i suoi film non riscossero grande successo, ricordiamo tra i film I dannati e gli eroi, L’uomo che uccise Liberty Valance, Il grande sentiero. Dal 1958 le sue opere hanno un carattere malinconico e introspettivo come L’ultimo urrà, Missione Manciuria girato nel 1966. Uno degli ultimi film I tre della croce del Sud riprende i toni della farsa di Un uomo tranquillo.

Il 31 marzo 1973 il presidente Nixon lo insignì della Medaglia Presidenziale della Libertà e l’American Film Institute gli conferì il Premio Speciale alla carriera. Morì di cancro il 31 agosto a Palm Desert in California. 

Durante le sue interviste John Ford esordiva sempre dicendo “Mi chiamo John Ford. Faccio Western” . Sicuramente il western come genere cinematografico è stato illustrato da John Ford nel diffondere la nascita di una nazione, anche se secondo lo storico Henry Nash Smith l’Ovest fu simbolo e mito anche prima della nascita del cinema con una vasta iconografia che andava dai romanzi di Fenimore Cooper fino a pochi anni fa letto solo dai bambini e paragonato a John Ford nella letteratura. Ciò è testimoniato dal fatto che l’archeologo ed egittologo francese Jean François Champollion fosse un lettore di Fenimore Cooper, lo stesso Balzac nella Commedia Umana per il suo personaggio usa il nome di Nucingen, il Lupo Cervo descritto nel romanzo di Cooper “L’uccisore di cervi”.

Questa archeologia spiega perché nella storia della nascita dell’America non si riesce a distinguere la leggenda dalla realtà storica, anche se dagli anni Settanta molti registi provarono a raccontare la realtà. In realtà l’approccio storico consiste nel riconoscere che l’aura del mito e l’idea dell’Ovest nella realtà erano la stessa cosa. Il film di Nicholas Ray La vera storia di Jess il bandito non va inteso alla lettera ma è il titolo di una ballata popolare. Abbiamo già sottolineato l’importanza che oppone mito e realtà in cui si oppone un Ovest ideale e immaginario rispetto alla realtà di come l’Ovest fu colonizzato. Il mito del west è un mito primitivista in cui si immagina il west come un’età dell’oro ormai scomparsa che ha come conseguenza la morte della frontiera. James Fenimore Cooper, interviene di nuovo quando un uomo dell’Est che osserva il paesaggio dell’Hudson racconta in modo commovente la scomparsa dei Mohicani in cui l’autore riprende il mito del Buon Selvaggio, in cui racconta dell’esploratore Calza di Cuoio che cerca di sfuggire all’avanzata dei bianchi favorendone nello stesso tempo l’avanzata accelerando la fine della sua gente.                                                                                                                                   Il western “crepuscolare” e quello filo indiano non appartengono al nostro secolo ma fanno parte di un ciclo che si sussegue cambia solo il medium che è la finzione cinematografica. Il cinema se da un lato accentuò il realismo dall’altro attraverso l’uso delle star del cinema rafforzò la mitizzazione. In questo contesto vorrei esaminare la leggenda di John Ford attraverso alcuni dei suoi titoli che raccontano il mito dell’Ovest e delle sue contraddizioni: Ombre rosse, Sentieri selvaggi, Cavalcarono insieme, e L’uomo che uccise Liberty Valance. Questi titoli non fanno parte della Trilogia della Cavalleria ed eccetto Richard Widmark di Cavalcarono insieme i protagonisti non appartengono all’esercito ma sono individualisti, alle volte fuorilegge e ribelli alle regole. I protagonisti dei primi due film sono impersonati da John Wayne mentre in L’uomo che uccise Liberty Valance, John Wayne divide la scena assieme a James Stewart che in Cavalcarono insieme recita assieme a Richard Widmark. Vi sono poi altre corrispondenze come i bambini selvaggi rapiti e allevati dagli indiani in Sentieri selvaggi e Cavalcarono insieme; il topos di tutti i film western è poi l’assalto alla diligenza in Ombre Rosse e L’uomo che uccise Liberty Valance e la location della Monument Valley in Ombre Rosse e Sentieri selvaggi.

La critica definì Sentieri selvaggi uno dei più bei film western di Ford, un’opera dove vi è violenza temperata anche da una tenerezza. I protagonisti Ethan Edwards e Martin Pawley sono i searchers che cercano la piccola Debbie rapita dai Comanches che hanno massacrato la loro famiglia. La loro ricerca si svolge prima nello spazio texano e poi tra l’Arizona e lo Utah. Ethan è un personaggio monolitico, nutre un odio profondo per gli indiani tanto che vuole uccidere Debbie perché la ritiene contaminata dal contatto con i selvaggi. Ethan è un uomo della frontiera, ma è anche uomo del Sud che ha servito prima nell’esercito confederato durante la guerra civile e poi in Messico al servizio dell’Imperatore Massimiliano d’Asburgo, e ora è impegnato nella caccia degli indiani, a fare da intermediari tra anglosassoni e indiani ci sono i messicani, si tratta di tre culture antagoniste ed analoghe che non rappresentano l’opposizione tra il giardino che rappresenta la civiltà europea e il deserto che rappresenta la barbarie indiana.

Ethan Edwards e il suo nemico mortale il capo comanche Scar sono reduci di cause perse, tutti e due sono stati sconfitti dalla cavalleria “yankee” portano addosso la macchia di vinti, tutti e due vogliono vendicare i loro morti, collezionano gli scalpi dei nemici uccisi e tutti e due usano l’uno nei confronti dell’altro il medesimo sarcasmo.  

Tutti e due amano Debbie, Scar anziché ucciderla la risparmia e la sposa ed Ethan quando ritrova Debbie rinuncia all’odio verso gli indiani, la prende in braccio come farebbe un uomo con la sua sposa quando le fa varcare la porta di casa e la riporta “a casa sua”. Ethan e Scar sono due nomadi. Per ritrovare Debbie che Martin Powley considera una sorella abbandona la fidanzata Laurie per due anni. Sentieri selvaggi amplifica l’immagine tipica del cavaliere errante del genere western: assieme a Ethan e Martin si muovono i Comanches, i soldati del VII° Reggimento Cavalleggeri, i Texas Rangers e i messicani con il sombrero. Nel film il vagabondaggio rappresenta l’esitazione tra due identità. Sam Clayton indossa sia la tunica da reverendo anche il mantello d’ordinanza da Texas Ranger, Debbie è “prigioniera del deserto” strappata alla sua famiglia e Martin Pawley che ha sangue Cherokee nelle vene. Laurie la fidanzata di Martin esita tra ruolo femminile e maschiaccio che indossa camicia a quadri e blue jeans e ha i modi bruschi che accrescono l’amore che Martin prova per lei. Il mosaico etnico e culturale di questo film e le ambiguità dei personaggi verranno ripresi da Peckinpah dimostrando che tra western “classico” e “crepuscolare” vi è una continuità. 

Possiamo definire questo film un’opera cerniera tra i due generi e sfugge alle solite etichette che gli intellettuali politicamente corretti cercano di attaccarvi. Non si può definire un film razzista e nemmeno un film antirazzista. Look la donna indiana comprata da Martin subisce un trattamento grossolano, in realtà Look è una vittima la cui sorte desta pietà nel pubblico, la Cavalleria che cavalca al ritmo di “Gary Owen” viene accusata di crimini di guerra. Ford non indugia nel mito del “Buon Selvaggio”, per lui Comanches e soldati americani sono tutte e due colpevoli di massacro di civili inermi. Look rappresenta tutte le vittime di guerra, rappresenta due culture che si scontrano nella stessa dignità e indegnità. La morte di Look è una citazione presa dal romanzo L’uccisore di cervi di Fenimore Cooper in cui una bambina selvaggia di nome Hetty armata solo di una Bibbia muore uccisa dal fuoco incrociato tra pellirosse e giubbe rosse.

Look la moglie indiana corpulenta di un bianco si contrappone a Debbie, una bianca sposata a un indiano, molto lontana dall’immagine della principessa indiana Pocahontas. Probabilmente l’intento di Ford era di mettere alla berlina gli aristocratici della Virginia che vantavano nella loro discendenza Pocahontas. 

In una sequenza di Sentieri selvaggi mostra altre prigioniere che non hanno mantenuto viva la loro cultura di origine e a differenza di Look non sono state così fortunate da essere uccise dai propri “liberatori” e che sono ripiombate in una nuova infanzia. In Cavalcarono insieme questo tema della reversibilità della identità culturale viene ripreso e ampliato. In questo film vi sono quattro casi distinti che illustrano questa reversibilità tragica, per esempio una giovane scandinava che ha dimenticato la sua identità impazzisce all’idea di lasciare la tribù indiana che l’ha adottata, un’altra donna anziana, Hannah Clegg che ha mantenuto dei ricordi non solo decide di restare con i Comanches ma che non si diano notizie di lei ai suoi parenti. Il terzo caso nel film è quello di Elena de la Madriaga ed è il più complesso perché essendo messicana viene considerata inferiore anche dagli anglosassoni, ha trascorso cinque anni presso il capo Comanche Stone Calf, non si suicida perché la fede cattolica glielo impedisce, Elena è un’indiana in modo intermittente e questo lo si vede in due immagini, quella in cui quando monta a cavallo solleva il mantello nero mostrando una veste rossa e quella in cui reagisce alla morte di Stone Calf quando si getta a terra accanto al cadavere del suo padrone, Elena raccoglie la sabbia e la getta a pioggia salmodiando in una lingua incomprensibile. Le lamentazioni e la polvere danno vita una scena avvincente.

Il quarto caso è quello dell’adolescente Running Wolf che non solo rifiuta la propria identità bianca, sputa in faccia ai suoi liberatori che egli considera i suoi carcerieri e infine pugnala la madre biologica che lo slega per dargli da mangiare. Catturato viene processato e impiccato da un tribunale presieduto da suo padre sotto gli occhi della sorella, Running Wolf è un ragazzo tanto selvaggio e violento quanto selvaggia e pacifica era la Hetty di Fenimore Cooper, ma sono tutte e due vittime di due culture antagoniste.

Cavalcarono insieme e Sentieri selvaggi accentua le contraddizioni del genere western, vi sono differenze di registro come l’azione, la passione, lo humour. La natura dell’inseguimento cambia tra i due film, sono differenti anche i due personaggi Ethan Edwards e lo sceriffo McCabe, il primo ha una unità di tono il secondo è più cinico e rilassato.

Nel 1962 Ford realizza un’opera di fattura classica con un taglio decisamente revisionista, in cui Ford riunisce i personaggi di Ethan Edwards e di McCabe, i protagonisti saranno John Wayne e James Stewart con il film L’uomo che uccise Liberty Valance, è un western “crepuscolare” in cui Ford torna al bianco e nero, con scene notturne e interni. Il soggetto del film è la morte di uno degli ultimi eroi del West Tom Doniphon è il pretesto del racconto. La partecipazione del senatore Stoddard al funerale inserisce una serie di flashback che descrivono una comunità terrorizzata dal bandito Liberty Valance, gli sforzi di Stoddard di opporsi al fuorilegge, la rivalità in amore con Doniphon e il duello finale di Stoddard con Valance da cui esce vincitore e il successivo trionfo che gli apre le porte della carriera politica, la rivelazione che a uccidere Liberty Valance è stato Doniphon e non Stoddard che era invece un pessimo tiratore, il sacrificio di Doniphon che non solo lascia a Stoddard il merito dell’uccisione di Liberty Valance ma anche la mano di Hallie la donna amata da tutti e due.

La morte di Doniphon che incarna l’uomo dell’Ovest col suo stetson prima di essere fisica è metaforica, è un eroe privato della gloria postuma perché per tutti ad uccidere Liberty Valance è stato Stoddard. 

Il film di Ford è una elegia della frontiera, Stoddard non è un personaggio negativo, è un politicante ed un impostore che deve tutto all’eroismo e all’abnegazione di un cowboy. 

L’atmosfera crepuscolare si vede nella distribuzione dei ruoli. Si crede alla morte simbolica dell’uomo dell’Ovest perché abbiamo un John Wayne invecchiato e anche per gli altri protagonisti Ford non fa “ringiovanire” nei flashback i personaggi del film. Nel cinema americano un difetto strutturale è una carta vincente. Amiamo il mito soprattutto quando i fantasmi di questo passato mitico hanno i tratti giovanili di John Wayne quando interpreta Ringo Kid in Ombre rosse.

Molti elementi legano L’uomo che uccise Liberty Valance con Ombre rosse come la diligenza su cui viaggia James Stewart, la quale, non solo viaggia nello spazio ma anche nel tempo perché oltre a essere l’introduzione dei flashback è la stessa dell’OVERLAND STAGE LINE di Ombre rosse, Dutton Peabody, il giornalista ubriacone interpretato da Edmond O’Brien in L’uomo che uccise Liberty Valance riprende il personaggio del medico ubriacone Josiah Boone interpretato dall’attore “shakespeariano” Thomas Mitchell. La somiglianza sta anche nell’utilizzo del bianco e nero a cui Ford ricorre per l’ultima volta. Il finale di Ombre rosse anticipa L’uomo che uccise Liberty Valance per le scene notturne a Lordsburg e del quartiere malfamato dove Dallas seguita da Kid si stabilirà. 

L’espressionismo fordiano è presente nelle scene di gunfight. Ford rompe la pratica anni Trenta utilizzando l’iconografia dei film di gangster. Nei due film viene rovesciata l’economia interno/esterno. In Ombre rosse l’inizio e la fine sono ambientati in una città e la parte centrale è ambientata all’esterno, sarà il primo film di Ford girato nella Monument Valley. In L’uomo che uccise Liberty Valance l’inizio e la fine del film hanno un’ambientazione diurna nel treno mente i flashback hanno un’ambientazione interna e notturna nel ristorante gestito dall’emigrato svedese Peter Ericson.

Un altro particolare è l’attore protagonista John Wayne tra i tre film, è giovane in Ombre rosse, maturo e virile in Sentieri selvaggi e invecchiato in L’uomo che uccise Liberty Valance dando ai tre film il carattere di un ciclo. Ringo Kid si comporta in modo cavalleresco con Dallas allo stesso modo con cui Hatfield, un aristocratico della Virginia veterano dell’esercito confederato durante la guerra civile corteggia la signora Mallory, Ethan Edwards è destinato a rimanere solo, Tom Doniphon è invece destinato a morire. Vi è un effetto contrario rispetto a quanto descritto da D.H. Lawrence quando parla del personaggio di Calze di Cuoio descrivendolo in un decrescendo di realtà prima vecchio, poi giovane ed eroico e in un crescendo di bellezza che porta alla creazione del mito. Siamo abituati a vedere il John Wayne invecchiato e malinconico di L’uomo che uccise Liberty Valance e scoprire in Ombre rosse un John Wayne giovanile grazie al cinema che ha lo stesso effetto della Veronica del volto di Cristo e che sfida la morte per lo spettatore e produce un effetto magico costituendo per lo spettatore una specie di apparizione improvvisa, una rivelazione di come il cinema non è solo nostalgia per il passato ma ci permette di arrivare alle origini del mito.

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Giovanni Di Silvestre

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