Il caso. Desiderio uguale diritto: tra utero in affitto e procreazione assistita per single

Procreazione assistita

In Italia stiamo assistendo a delle prese di posizione a favore della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), da estendere a donne single o donne che vivono in coppia. L’ultimo confine da superare, è quello di utilizzare le tecniche della PMA non solo per le coppie eterosessuali che sono sterili per ragioni mediche ma, anche alle coppie omosessuali. Insomma, quando «l’ideologia dei diritti umani» fa cilecca, percorre più strade. Riuscendo così, ad infiacchire l’etica dell’uomo che ripudia il “giardino di delizie” e la commercializzazione indiscriminata, della società di mercato. Parecchio celere nel passare da un elogio, tutto da discutere per un trattamento medico, all’imposizione di un “diritto al bambino”, in un battito di ciglia. 

Una cosa molto diversa dal comprendere le cause dell’infertilità di una coppia, avvalendosi dei primi servizi della PMA degli anni ‘70. Questa neo-imposizione, che a dire il vero, è presente da più di un ventennio, racchiude in sé quello che Heidegger riuscì ad intravedere, sulla fine del pensiero dell’essere come Gestell: il darsi perentorio, in positivo della tecnica. In altre parole, l’imposizione della tecnica, lì dove i limiti paiono essere un balzello da abbattere, senza tener conto della loro naturale esistenza.

Tornando al nostro discorso, parliamo della fine di una metodologia medica che di suo, già comprendeva delle norme di valutazione della coppia, quali fossero non sempre l’unica soluzione possibile. Ai cicli di analisi ormonali, scansioni, risonanze magnetiche e laparotomie esplorative, parecchio costose e traumatiche quanto il merchandising degli spermatozoi, alla conservazione delle uova che vengono prelevate con una laparotomia nel momento dell’ovulazione, ai trattamenti con l’uso delle gonadotropine, una “famiglia” di ormoni induttori dell’ovulazione iniettati nella donna con tutto il rischio che comporta l’assunzione di questo tipo di farmaci, spesso erano una seconda scelta. Lo sono tutt’ora oggi, ma chissà per quanto. 

Semplicemente, il medico assieme ai pazienti, preferiva delle proposte e soluzioni alternative come l’adozione, con tutti i suoi innumerevoli impedimenti. La situazione è cambiata di poco, ma sono stati aggiunti dei paletti, “politicamente corretti”: la trafila burocratica dalle proceduralità dirigistiche e mercantiliste, le iscrizioni molto costose alle associazioni indicate dai tribunali dei minori, l’onere di sobbarcarsi un lungo periodo conoscitivo del possibile figlio adottivo nel paese di provenienza. Tutto questo, senza mai privilegiare la vicinanza geografica e socio-culturale del bambino e dei genitori, l’età del figlio adottivo che quando va bene ha già compiuto dieci anni. Addossando inevitabilmente sulle spalle dei genitori adottivi, tutti i problemi psicologici e fisici, derivanti da situazioni di indigenza, guerra e delinquenza, dei paesi di provenienza. 

Ma la domanda che dovremmo porci è la seguente: siamo davvero disposti a demedicalizzare la PMA in nome del “diritto al bambino” di una minoranza della popolazione? Dopotutto, le coppie lesbo e quelle gay, le donne e gli uomini single, per mettere al mondo un figlio necessitano dello sperma di un uomo e delle uova di una donna. Inoltre, sembra passare in secondo piano il fatto che due donne e due uomini con un determinato gusto sessuale (una libera scelta di un orientamento sessuale) non possono avere figli, perché non è un problema di infertilità o di poca fertilità ma, di impossibilità biologica. Sarebbe forse il caso di esaminare attentamente, come abbiamo più volte fatto, non solo la commercializzazione dei corpi ma, ancor più, la «miriade di aspirazioni e di illusioni fugaci» che l’ultra liberalismo genera. 

In ultimo, a proposito della Maternità Surrogata e sulla Gestazione per Altri (GpA), le femministe che ripetono “il nostro corpo non è in vendita”, quanto sono disposte a pagare per le prestazioni dell’utero di una donna europea e per quelle di un utero del terzo mondo? Ah già, dimenticavamo che nel groviglio dei diritti, un self-service non si nega a nessuno! E poco importa se gli psichiatri, abbiano evidenziato il legame che intercorre tra la madre, il padre, i genitori biologici ed il nascituro, nel primo anno di vita. Ma questo non è un problema che riguarda l’Europa che invece di essere un argine a questo tipo di alienazione, è sempre più succube dell’ideologia dominante. E allora, possiamo solo immaginare quanto lo siano i gruppi di pressione ma anche i singoli che rivendicano ogni due per tre, un desiderio al posto di un altro. 

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Francesco Marotta

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