Il caso (di G. Del Ninno). Le contraddizioni della Chiesa tra Antigone e l’elemosiniere del Papa

La sindrome di Antigone si affaccia periodicamente al nostro orizzonte culturale. Il contrasto fra l’eroina della tragedia di Sofocle e il tiranno Creonte, che le impedisce la sepoltura del fratello, oppositore vinto e ucciso, rappresenta da sempre il contrasto fra la pietà del diritto naturale e il rigore di quello positivo, fra la superiore legge non scritta e quelle codificate dagli Stati. Tale contrapposizione – che determina spesso schieramenti trasversali – continua ad innescare conflitti fra i seguaci dell’una e quelli dell’altra parte, sia nella società civile che in quella politica.

 

L’ultimo esempio in ordine di tempo è quello del cardinale Konrad Krajewski, l’elemosiniere del Papa. Nottetempo, il prelato si è calato nel pozzetto dove si trovano i contatori della luce di un edificio occupato da qualche centinaio di senzatetto, a Roma, per rompervi i sigilli apposti a seguito della perdurante insolvenza degli occupanti. Ha così fatto in modo che bambini, vecchi e malati tornassero ad avere l’indispensabile energia elettrica, compiendo un atto di carità, ma infrangendo le leggi dello Stato.

 

L’episodio si presta a molteplici considerazioni, aldilà dell’immediata polemica divampata fra sostenitori del porporato e fautori della legalità, nella fattispecie incarnata principalmente dal ministro dell’Interno Salvini. Intanto, tornano in primo piano i rapporti fra lo Stato Italiano e la Chiesa cattolica, peggiorati da quando è asceso al Soglio di Pietro papa Bergoglio e, successivamente, si è insediato l’inedito governo “gialloverde”.

 

Non vi è dubbio che questo pontificato si voglia caratterizzare nel segno della solidarietà, dell’accoglienza e della misericordia, oltrechè in quello della tutela dell’ambiente; tutte istanze lodevoli ma mondane, che sembrano porre in secondo piano la missione cruciale della Chiesa e del suo Pastore principale, vale a dire la diffusione della Parola di Dio, nell’interpretazione conforme alla Tradizione.

 

Certo, non è la prima volta e non sarà l’ultima che la Chiesa, nel suo magistero e nella sua attività pastorale, si trova in rotta di collisione con lo Stato italiano, fin dalla sua nascita; proprio per dirimere queste controversie, furono siglati i Patti Lateranensi nel 1929, poi rinnovati e rivisitati nel 1984 con il governo Craxi. Ciò non toglie che le ricorrenti occasioni di contrasto (il citato episodio romano è solo l’ultimo in ordine di tempo: basti pensare alla spinosa questione dei migranti) ripropongano forse l’esigenza di rivedere ancora una volta quei Patti, alla luce dei vorticosi, sostanziali mutamenti intervenuti nel mondo e nella cultura diffusa.

 

La Città del Vaticano rappresenta la forma statuale della Chiesa, e come tale – anche per i suoi recenti trascorsi – non può porsi come esempio di democrazia, di accoglienza, di legalità. Stato teocratico e non democratico, è stato messo in subbuglio da innumerevoli scandali di natura finanziaria e sessuale che hanno coinvolto perfino i vertici della gerarchia e, tornando al recente atto di disobbedienza civile, mentre, con l’azione di uno dei suoi vertici, danneggia soggetti sotto la giurisdizione dello Stato italiano – il proprietario dello stabile occupato e la società che eroga energia elettrica – non accetta di pagare al medesimo Stato non tanto le bollette elettriche, ma l’IMU relativa al suo ingente patrimonio immobiliare; e questo malgrado le pronunzie del Tribunale di Giustizia Internazionale.

 

Certo, ripugna ad ogni coscienza civile la constatazione delle sofferenze in cui versano famiglie di senzatetto e migranti, questi ultimi oggetto di un’abominevole tratta sulle rotte del Mediterraneo; ma uno Stato deve agire secondo parametri diversi da quelli del privato cittadino, credente o meno. Ora, fermo restando che, come altre calamità che travagliano questa valle di lacrime – guerre, terremoti, carestie, disastri naturali – anche la povertà non può essere abolita, è preciso dovere e compito dello Stato fronteggiarla e attenuarne gli effetti.

 

Si converrà che questo governo e questa maggioranza, nella loro programmazione legislativa, hanno privilegiato le categorie più deboli della società, sfidando in questo – a mio avviso meno del dovuto – l’oligarchia burocratico-finanziaria che governa l’Unione Europea. Ebbene, stupisce che proprio la Chiesa di Bergoglio, che su questo terreno dovrebbe trovarsi fianco a fianco con governi come quello a guida Salvini-Di Maio, finisca per sostenere, di fatto, le politiche restrittive che hanno duramente penalizzato e minacciano di penalizzare i popoli (Grecia docet).

 

Quanto al gesto del cardinale, lo giudico quanto meno discutibile, ma ne approvo il metodo: è ora che i responsabili dei vari settori della vita civile e politica impugnino la spada di Alessandro Magno e trancino il nodo di Gordio: se si resterà prigionieri del groviglio burocratico che impaccia non solo la Pubblica Amministrazione, ma anche i singoli cittadini, non sarà possibile, ad esempio, risolvere il problema primario della casa – un diritto costituzionale – nel breve periodo. In attesa di un sempre auspicato e sempre rinviato piano dell’edilizia abitativa, invece di lasciare tanti disperati in balia di sfruttatori politici e di costringerli all’illegalità o a sistemazioni indegne di esseri umani, si mettano a disposizione, disciplinandone l’accesso, caserme, conventi, immobili di proprietà pubblica (o ecclesiastica), derogando da lacci e lacciuoli normativi. In questo, i magistrati dovrebbero fare la loro parte, vigilando sulle eventuali derive criminali, ma evitando di intervenire sulle procedure “abbreviate”.

Solo così potremo far riconciliare, almeno in questo campo, Antigone e Creonte.

 

 

Giuseppe Del Ninno

Giuseppe Del Ninno su Barbadillo.it

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