Medio Oriente. A Gaza 277 palestinesi uccisi in un anno, 28mila i feriti

Palestina in fiamme

La guerra a bassa intensità in Medio Oriente prosegue quotidianamente, come confermato dai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, redatti in un report che si è avvalso della collaborazione di ben 20 agenzie. Si tratta di una guerra, quella che si combatte in Palestina, che viene raccontata a corrente alternata, e senza mai far intravedere una via d’uscita alla fine del tunnel.

In un anno a Gaza (dal 30 marzo 2018 al 30 marzo 2019), 277 palestinesi sono stati uccisi e più di 28mila sono rimasti feriti. Oltre al carico di lavoro, a preoccupare è l’impressionante numero di ferite da arma da fuoco, ben 6872 (pari al 25% del totale), di cui l’87% agli arti. Tra i feriti, sono rimasti disabili in modo permanente 172 persone, di cui 36 bambini, principalmente per amputazione (121 quelle fatte in un anno).

Le stime

Secondo le stime dell’Oms, i danni provocati dalle armi da fuoco ad alta energia riguardano dalle 1209 alle 1746 persone, che avranno bisogno di assistenza medica specialistica, attualmente assente a Gaza. Senza queste terapie, il numero delle amputazioni è destinato a salire nel 2019. «Rendere disponibili questi servizi organizzando dei centri di trattamento, facendo arrivare gruppi medici di emergenza dall’estero e dando le risorse mediche essenziali, rimane una priorità, che si può raggiungere con l’aiuto della comunità internazionale», commenta Jamie McGoldrick, coordinatore umanitario del territorio palestinese occupato.

L’Oms ha aiutato le strutture sanitarie palestinesi nell’organizzare dei punti di stabilizzazione dei traumi (tsp), dove i pazienti feriti ricevono cure salvavita, vicino al luogo dove sono stati colpiti, grazie a cui si stima siano state salvate dalle 435 alle 1227 vite. «Gli interventi per i traumi a Gaza non sono l’unica risposta all’emergenza – aggiunge Gerald Rockenschaub, capo dell’ufficio Oms nei territori palestinesi – ma servono investimenti di lungo periodo nel costruire la capacità del sistema sanitario a colmare queste lacune che durano da anni».

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Liam Brady

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