Libri. “Alternativa per la Germania”: il sovranismo tedesco e la sfida dell’Europa

“La vostra Europa ha 60 anni, la nostra cinquemila”. Se la battuta fulminante di Marion Maréchal Le Pen è la rotta a cui dovrebbero guardare i sovranismi europei, c’è un Paese in cui la sfida di coniugare il destino del Vecchio continente con la capacità di invertire il senso della storia è più urgente che mai. Non c’è Europa senza Germania, e viceversa. E conoscere chi declina in salsa teutonica la ribellione dei popoli alle élite del capitalismo transnazionale è tanto indispensabile quanto prezioso.

Anche per questo “Alternativa per la Germania”, saggio di Clemente Ultimo pubblicato di recente, è lettura preziosa e indispensabile. Introdotto dalla prefazione di Mario De Fazio, il volume è edito da Passaggio al Bosco, casa editrice non conforme che si afferma sempre più come uno dei punti di riferimento culturali nella galassia sovranista. L’autore, avezzo alla cronaca giornalistica e quindi abituato a sintesi e chiarezza, racconta la storia della destra tedesca dal crollo del Muro di Berlino – autentico spartiacque nella storia recente della Germania – fino ai giorni nostri, ripercorrendo le tappe (alcune faticose e inquietanti, altre fulminanti o effimere) del magma che si è mosso a destra della Cdu di frau Merkel.

La novità più interessante di un movimento come Alternative für Deutschland è proprio questa: aver creato e consolidato, al punto da farla diventare la terza forza politica tedesca, un movimento che stia stabilmente a destra dell’asse Cdu-Csu. E Ultimo, nel suo saggio, analizza con dovizia di particolari le ragioni di questo fenomeno: le diseguaglianze tra ovest ed est del Paese, con le regione dell’ex DDR terreno fertile di rivendicazioni sociali su cui Afd ha attecchito più e meglio rispetto all’Ovest; la crisi delle politiche migratorie, acuitasi nel biennio 2015-2016, con la politica delle “porte aperte” della Merkel messa a dura prova dagli effetti di un’accoglienza a tratti indiscriminata sulle fasce deboli della popolazione. E, ancora, un altro elemento su cui riflettere, soprattutto nei settori del sovranismo più attenti alla questione dell’egemonia culturale: il peso della Neue Rechte, la Nuova Destra tedesca che, riallacciandosi alla Rivoluzione Conservatrice, ha guidato l’affermazione interna al movimento della Flügel, “l’ala” identitaria che ha trasformato un partito nato come liberal-conservatore.

Ma “Alternativa per la Germania” è un saggio importante perché, a dispetto della scarsa conoscenza di un movimento che pure è alleato della Lega di Salvini e del Rassemblement national di Marine Le Pen, pone la questione tedesca al centro del futuro europeo. La Germania è spesso confusa con antipatie che affiorano dal recente passato, identificata con la tenaglia che opprime, attraverso l’Unione europea, i popoli mediterranei del Vecchio continente. E, nella stessa Alternative für Deutschland, non mancano le contraddizioni interne, su temi come la spesa pubblica o la gestione europea del fenomeno migratorio. Ma confondere i piani, trasformando la Germania intera nel nemico da combattere, è operazione miope oltre che suicida. Se l’Europa delle patrie ha ancora un senso, soprattutto in un contesto geopolitico che si è avviato da tempo a superare definitivamente l’unipolarismo americano, la Germania non può non esserne al centro. Per storia, cultura, tradizione. Relegarla (e regalarla) al campo avverso significa dimenticare il passato e non avere visione del futuro.

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Roy Keane

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