Il caso. Gli Usa “spioni” diventano bersaglio polemico di tutta l’Ue che si ritrova qui “unita”

datagateSi sta trasformando in un intrigo internazionale il datagate statunitense: le accuse, se non fossero nuove di zecca, lascerebbero pensare ad una storia già vista, vissuta quando il mondo era diviso in due blocchi contrapposti e lo spionaggio era all’ordine del giorno. Oggi, mutati gli assetti globali, origliare non è più di moda e, se ad essere controllati sono gli alleati, si rischia anche di incrinare solidi rapporti. L’imbarazzo della Casa Bianca è palpabile e a fare la voce grossa, per adesso, sono state solo le vittime: quegli stati alleati che domenica sera hanno scoperto di avere cimici a stelle e strisce nelle loro ambasciate americane.

Lo scoop l’ha fatto ancora una volta il The Guardian secondo cui alcune ambasciate europee sono state oggetto di spionaggio da parte della Nsa, l’agenzia statunitense legata alla Cia. Secondo il quotidiano britannico, gli Stati Uniti avrebbero piazzato cimici ambientali in 38 ambasciate, a Washington e New York, per controllare da vicino le scelte strategiche dei paesi stranieri, senza fidarsi nemmeno degli alleati di lungo corso. Nella folta lista, infatti, ci sarebbero parecchi stati europei, oltre a Giappone e Corea del Sud storicamente legate agli Stati Uniti d’America. Anche le istituzioni dell’Unione Europea sarebbero state spiate dagli Usa e adesso i problemi sono tutti di Obama che, con bocca semi-cucita durante una conferenza stampa in Tanzania ha promesso di poter spiegare tutto ai suoi alleati. In futuro.

Per ora, è toccato a John Kerry, segretario di stato americano, provare a mettere ordine in una vicenda che rischia di minare il rapporto tra Ue e Usa: «Cercare informazioni su altri Paesi – ha detto Kerry – non è inusuale», ma pare che blande giustificazioni questa volta non bastino. In Europa, infatti, nessuno vuole sottostare a quella che appare come una nuova prepotenza americana. «Gli alleati non si spiano l’uno con l’altro», ha detto Viviane Reding, commissario Ue per la giustizia e i diritti umani, che adesso mette in discussione il negoziato sul mercato di libero scambio tra Unione Europea e Usa programmato per il 2015: «Non possiamo intavolare negoziati su un grande mercato transatlantico – ha detto – se c’è anche il minimo dubbio che i nostri partner fanno attività di spionaggio sugli uffici dei nostri negoziatori».

La questione, insomma, è delicata e anche l’Italia punta i piedi. Le sue ambasciate, in codice Bruneau e/o Hemlock, sono state a lungo controllate dagli Usa e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ieri ha chiesto «risposte soddisfacenti» agli alleati americani. Più duro, di sicuro, il ministro della difesa Mario Mauro, secondo il quale «i rapporti tra Italia e Usa sarebbero compromessi» qualora le voci di spionaggio fossero confermate. «Se siamo alleati – ha aggiunto Mauro, di solito sempre mite – se siamo amici non è accettabile che qualcuno all’interno di questo rapporto si comporti come una volta faceva l’Unione Sovietica con i suoi paesi satelliti».

A gettare acqua sul fuoco ci ha provato Emma Bonino, ministro degli Esteri italiano, che aspetta «i chiarimenti di una vicenda molto spinosa» sottolineando, però, la fiducia dell’Italia che aspetta «le informazioni e le assicurazioni necessarie». L’ottimismo della Bonino è una delle poche note positive in una giornata ad alta tensione diplomatica. In attesa di un’ampia dichiarazione di Obama, quello che resta è il dubbio che gli Stati Uniti d’America abbiano spiato i propri alleati: una spy-story che potrebbe segnare il futuro di Barack Obama, già minacciato dallo scandalo interno portato alla luce da Edward Snowden, e marcare un solco storico nei rapporti tra Ue e Usa.

Michele Chicco

Michele Chicco su Barbadillo.it

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