TV/Pop. Contro la gioventù frignona di “Collegio” su RaiDue

Il collegio

D’accordo, è solo un reality. D’accordo, sono solo ragazzini tra i 14 ed i 17 anni, alla spasmodica ricerca di visibilità da spendere, poi, con gli amici che li guardano da casa.

Però anche questa stagione del Collegio, trasmessa su Rai 2 ed ambientata negli Anni 80, offre uno spaccato deprimente della gioventù italiana.

Soprattutto se si considera il tentativo di allargare il voto ai sedicenni mentre Beppe Britannia vorrebbe toglierlo a chi ha più di 65 anni. Davvero qualcuno può pensare di affidare il futuro dell’Italia agli imbarazzanti ragazzini del Collegio? Ma una domanda andrebbe posta anche ai partiti del “Prima gli italiani”. Se i giovani italiani sono rappresentati dai collegiali televisivi, forse è meglio puntare sulla sostituzione etnica. Forse rimane solo da sperare nei figli degli immigrati rumeni, albanesi, serbi, sloveni.

Maleducati, arroganti, prepotenti, ignoranti. Bulletti di periferia anche quando arrivano dal centro città o da ville di ricche famiglie. Però incapaci di affrontare la benché minima difficoltà, il più piccolo ostacolo. Insofferenti ai rimproveri, privi di ogni rispetto nei confronti dei docenti (televisivi anch’essi), ma poi frignoni, piagnucolosi.

Al di là del copione da reality che privilegia le dimostrazioni della più incredibile ignoranza (il Risorgimento come nuova religione, d’altronde il riferimento al “risorgere” può creare confusione in menti bacate; i Mille che combattono contro i nazifascisti, inevitabile conseguenza delle ossessioni della disinformazione televisiva), le conoscenze scolastiche non paiono proprio di alto livello.

Ma sono le aspettative dei ragazzi ad essere imbarazzanti. Così come le dichiarazioni prima di affrontare il reality. Tutti che credono di essere speciali, dei fighi pazzeschi, delle ragazze super affascinanti, dei veri duri. E poi è un susseguirsi di banalità, di frasi fatte, di luoghi comuni.

Ci sono le bellissime foto di Uliano Lucas che ritrae gli adolescenti degli Anni 60/70, che corrono con una bandiera in mano verso un futuro di speranze. Magari con una fiducia mal riposta, magari con il tradimento dietro l’angolo. Ma con la capacità di non mettersi a frignare di fronte al primo inciampo.

Augusto Grandi

Augusto Grandi su Barbadillo.it

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