Il caso/1. Galli della Loggia e il popolo delle destre moderne (che non viene dagli inferi)

Un bosco di tricolori

Ci provano, si impegnano, ma è più forte di loro. Quando i sedicenti intellettuali politicamente corretti provano ad analizzare tutto ciò che riguarda le destre, finiscono sempre per inciampare nel proprio razzismo antropologico. È successo anche ad Ernesto Galleria della Loggia sul Corriere della Sera.

Cerca, il politologo, di volare alto per spiegare il successo sempre più ampio in tutta Europa di queste destre antiliberali. E spiega, correttamente, che nulla hanno a che fare con il fascismo, con buona pace di una sinistra che, non avendo più programmi nè seguaci, si inventa il pericolo fascista per serrare le fila.

Ma poi anche Galli della Loggia finisce nella banalità delle definizioni: il popolo delle destre è composto dai disagiati, da chi ha paura della modernità, da chi rifiuta il cambiamento. In pratica le classi inferiori che non accettano la superiorità delle oligarchie politicamente corrette. E già la definizione di “classi inferiori” chiarisce perfettamente il senso di superiorità di un ceto cosmopolita, che rifiuta regole, legami con il territorio e con una storia culturale plurimillenaria.

Da un lato gli inferiori rimasti fermi al Rinascimento, ai capolavori dell’arte e della letteratura; dall’altra i cosmopoliti pronti a censurare Dante per obbligare gli studenti a leggere i libri di Nobel per la letteratura che neppure gli oligarchi hanno mai letto. Da un lato le plebi che festeggiano il Natale e sognano di fotografare i propri figli sul palco della scuola mentre recitano la filastrocca natalizia; dall’altro gli oligarchi che vietano di far festa per non offendere gli ospiti non invitati e partono per Malindi dove possono esercitarsi come vecchi padroni coloniali.

È ovvio che Galli della Loggia abbia paura di questa marea montante che rifiuta di riconoscere la superiorità degli oligarchi. Lui sarebbe anche disposto ad accettare una destra, purché liberale e sottomessa al padronato. Invece questi populisti si ostinano a vedere nella nazione una difesa da tutto ciò che è buono e giusto. Ed è buono e giusto in quanto moderno.

Ma sono moderni anche i sistemi di propaganda utilizzati dalle destre. Che, essendo disagiate ed inferiori, non saprebbero adoperarli ma allora interviene l’orco Putin a disseminare odio ed a distribuire denaro a profusione. E pazienza se la Russia putiniana è sostanzialmente liberista, la coerenza dell’analisi non è richiesta a chi è politicamente corretto.

Restano, comunque, alcuni giudizi corretti. A partire dall’utilizzo del nazionalismo come muro di difesa contro chi impone nuovi stili di vita; un nazionalismo che rende difficile la collaborazione tra le destre europee. Resta la mancanza di una proposta che vada oltre gli slogan e che sia in grado di garantire un cambiamento invece che un rallentamento del cedimento. E resta il senso di sconfitta di una sinistra politica che, tuttavia, riesce a vincere ugualmente nella gestione della società grazie alle carenze assolute delle destre.

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Augusto Grandi

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