Focus (di G. Del Ninno). Dalla scuola alla distruzione dei partiti, così ci ritroviamo politici ignoranti

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Nell’odierno editoriale sul Corriere della Sera, Galli della Loggia commenta sconsolato le interviste fatte dalle Iene televisive ad alcuni parlamentari della Repubblica, colti in flagrante reato d’ignoranza, in particolare su alcuni temi religiosi, dal luogo di nascita di Gesù ai Comandamenti. Il fatto non è nuovo: ricordo un’altra serie d’interviste, dove da analoghi sorrisetti imbarazzati di altri deputati e senatori emergeva altrettanta ignoranza in materia di storia moderna, dalla Rivoluzione francese al fascismo e al nazismo.

La questione non è di poco conto: investe infatti le carenze del sistema scolastico, il progressivo decadimento della classe politica, i fondamenti stessi della democrazia. Quei signori che, per esempio, collocano Betlemme in Africa, sono infatti gli stessi – ricorda Galli della Loggia – chiamati a elaborare leggi destinate a disciplinare e condizionare la nostra vita. Ora, alla favoletta dell’”uno vale uno”, esplicitata dal Movimento Cinque Stelle ma, in fondo, alla base della democrazia (o meglio, di una malintesa accezione della medesima), nessuno dotato di un minimo di buon senso ha mai creduto.

Il principio dell’uguaglianza di fronte alla Legge (non troppo diversamente da quella di fronte a Dio, ma qui il discorso sarebbe lungo) non pretende di annullare le disuguaglianze naturali; semmai, vorrebbe attenuarne gli effetti del caso o quelli che feriscono il sentimento di solidarietà, il senso di giustizia, la pietà religiosa. La cultura e le istituzioni devono poi ricostituire le disuguaglianze, soprattutto sulla scorta dei meriti e delle attitudini, attraverso i  criteri della selezione.

E qui siamo al punto: come viene reclutata la classe politica? Ricordiamo che la Costituzione della Repubblica italiana prevede la mediazione dei Partiti, nella selezione di coloro che dovranno assumere ruoli nelle funzioni legislativa ed esecutiva, mentre contempla lo strumento dei concorsi per l’immissione nei ranghi della Magistratura e della Pubblica Amministrazione. In questi ultimi casi, “nulla quaestio”; quanto alla Politica, il discredito dei suoi addetti è sotto gli occhi di tutti e fra le motivazioni l’ignoranza – palesata spesso davanti a milioni di cittadini telespettatori, anche da Ministri – non è un fattore secondario.

Si dice che il politico dev’essere “uno di noi, uno come noi”, e già qui ci sarebbe da discuterne; certo però non può essere uno “peggiore di noi”. Il sistema scolastico, dicevo, ha le sue responsabilità, dalla sottovalutazione dell’impianto nozionistico alla quasi eliminazione della bocciatura, dalla mortificazione del ruolo del docente all’indebita  valorizzazione di criteri di managerialità e così via; ma è il costume diffuso, che induce a marginalizzare, ad esempio, lo spirito di sacrificio, l’importanza della memoria condivisa, l’elaborazione del senso civico, la diffusione della “cultura dei diritti” avulsa dalla consapevolezza dei doveri, e così via, è quel costume a formare l’humus dell’ignoranza che spesso si sposa all’arroganza, nel caso dei “potenti”.

Quanto ai Partiti, dopo la sciagurata abolizione dei finanziamenti pubblici, essi hanno dovuto rinunciare alle Scuole di formazione dei quadri e al radicamento territoriale mediante una presenza diffusa e riconoscibile. Così, si sono ridotti a conventicole di furbi e leccapiedi, quando non di conniventi con il malaffare, a scapito dei più meritevoli, che pure non mancano nel ceto politico. Ormai, sapere dove – e come… – pescare i voti; riuscire a stringere alleanze anche scandalose o compiacere un capo-bastone; sapersi districare nella giungla dei regolamenti, delle circolari, delle consuetudini che bloccano, più che rendere trasparente e scorrevole il funzionamento di assemblee comunali, regionali o parlamentari, conta più che conoscere i confini dello Stato d’Israele o la differenza fra colpa e dolo.

E questo desolante scenario, grazie all’onnipervadenza dei media, si dispiega sotto lo sguardo ora indifferente, ora indignato, ora, purtroppo, complice e invidioso del cittadino telespettatore ed elettore. C’è da meravigliarsi se il partito più numeroso è diventato quello degli astensionisti e degli indecisi?

 

 

Giuseppe Del Ninno

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