Cinema (di M.Cabona). “Piccole donne” di Gerwig con la riuscita zia ricca (Meryl Streep)

Piccole donne, una foto dal film

Ennesima versione cinematografica del romanzo di Louise May Alcott, Piccole donne di Greta Gerwig è un film corale, come il libro, ma non ne ha lo svolgimento lineare. Anche sceneggiatrice, la Gerwig (suo era Lady Bird) introduce nella vicenda salti temporali che indicano una esigua capacità di raccontare.

Jo (Saoirse Ronan), alter ego della Alcott, è prima inter pares di una sorellanza (Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen) a vocazione artistico-intellettuale, quando negli Stati Uniti di campagna, un secolo e mezzo fa, una famiglia così pare bislacca. Come si è formata? Il film della Gerwig dà tutto per scontato, presumendo che il pubblico abbia letto legga il romanzo.

Siamo all’incirca nel 1864. Il padre prolifico, pastore di anime, è assente giustificato. E’ partito in guerra come cappellano militare nell’esercito unionista contro quello confederato. Quando il film finisce, è il 1868, cioè quando il romanzo della Alcott trova un editore di New York. Costui non raccomanda all’autrice di essere brillante e concisa, ma di dare alla storia un finale matrimoniale. E’ l’unico tocco di critica sociale che induca al sorriso. Ma questa raccomandazione vale tuttora per i libri (e i film).

E’ invece quando i dialoghi graffiano che il lavoro della Gerwig, meticoloso nel ricostruire l’epoca , pare decollare. La maggior parte delle battute felici toccano al personaggio della zia ricca (Meryl Streep, l’interprete migliore, come al solito), che raccomanda di sposare (e prolificare) con l’uomo ricco, non con quello amato. All’obiezione di ritorno, che lei non ha sposato, né figliato, lei replica: “Ma io ero già ricca!”

Parole analoghe a quelle del personaggio di Maggie Smith nella serie tv e nel recente film Downton Abbey. Ciò farebbe sperare bene. Ma la Gerwig non è inglese, è americana e coltiva il diritto a perseguire la felicità previsto della costituzione degli Stati Uniti. E così, se il personaggio della madre (Laura Dern) delle quattro sorelle sbiadisce al confronto con loro, nemmeno brillano le figure maschili. Il giovane vicino di casa benestante (Timothée Chalamet) rifiutato da Jo (“Ci somigliamo troppo!”) e l’invece accettato professore di filosofia (Louis Garrel) sono piccoli uomini per donne che piccole non vogliono più essere.

*Piccole donne*** – Commedia, Usa, 134’ -Regia di Greta Gerwig, con Meryl Streep, Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Timothée Chalamet

(Da “Il Messaggero”, giovedì 9 gennaio 2020)

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Maurizio Cabona

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