Politica. Scivolone social delle Sardine, la rivoluzione è già finita?

(la foto pubblicata su Fb da 6000 Sardine)

Chi di citofono ferisce, di selfie perisce. Le Sardine vanno in visita dai Benetton e rischiano di arenarsi nei  perigliosi banchi di sabbia della feroce polemica sulle concessioni autostradali.

Il movimento era nato sotto i migliori auspici e con intenzioni interessantissime. L’obiettivo loro, dichiarato, era quello di raddrizzare la narrazione pubblica. Va detto che “narrazione” è termine che sottende il romanzamento, quindi il travisamento (più o meno) interessato, della realtà. Lo “storytelling” divide ma crea consenso e fidelizzazione nell’elettorato. È il vedere il mondo sotto la lente dell’ortodossia, anzi del marketing elettorale. Scomparse le ideologie e stipati i libroni, la narrazione procede a slogan. Uguali e contrari. Le Sardine avevano centrato un tema, affermando di voler scendere in campo per rompere questo gioco al massacro social che rovina quanto è rimasto della concordia hominum in Italia. Lo hanno svolto, però, maluccio.

Non è stato lo schierarsi a sinistra farle vacillare. È stato il mettersi al servizio di quello stesso meccanismo che volevano “sabotare”, confermando (involontariamente) le accuse che piovevano loro in testa già da qualche mese. Il suono del citofono pigiato da Salvini ha indotto molta parte dell’elettorato a sbuffare di noia e fastidio, così il selfie al campo Fabrica con il fotografo Oliviero Toscani e Luciano Benetton ha spinto tanti, soprattutto dentro il branco di pescetti, a storcere il naso. Le Sardine, come forza rivoluzionaria, si sono esorcizzate da sé. Hanno dato l’impressione d’essersi specchiate in se stesse e nel riflesso del loro ospite, celebrato con la mano sul cuore dallo stesso Sartori.

Un po’ come quando i giovani di Forza Italia e/o Pdl sgomitavano, forse un po’ troppo zelanti, per farsi foto con Berlusconi, nel pieno della buriana politica, così le Sardine sono corse in sostegno dei Benetton nel momento più duro della polemica sulle concessioni autostradali. Forse hanno già compreso l’errore e lo stesso Mattia Sartori lo ha confessato al Corriere della Sera, parlandone come di una ingenuità. Chissà se gliela si perdonerà, specialmente dagli elettori. Solo una cosa unisce (nella disapprovazione) gli italiani più della panna nella carbonara: la cortigianeria.

Alemao

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