Le radici di Fare Verde/15. Perché costruire parcheggi spesso è contro bellezza e ambiente

Fare Verde

Degna di nota è la battaglia legale condotta dal gruppo locale di Fare Verde Cosenza, guidato da Francesco Pacienza, contro la costruzione di un parcheggio in un’area di particolare valore paesaggistico classificata come verde privato, non edificabile e in pieno centro storico. Già dal giugno del 2006 Fare Verde aveva sollevato molti dubbi sulla conformità alle vigenti disposizioni di legge del costruendo parcheggio sottostante l’antico castello dei conti di Altomonte del 1300, ricorrendo alla magistratura. L’opera in fase di costruzione, un edificio di 5 piani in cemento armato ai piedi del castello Ruffo-Sanseverino, rischiava di deturpare per sempre uno dei più bei centri storici d’Italia. Fare Verde, tra l’altro, in collaborazione con il Comune e la Pro Loco di Altomonte aveva lanciato una petizione popolare fa firmare on line e/o con cartoline di protesta da inviare alle competenti autorità, che aveva raccolto in poco tempo migliaia di adesioni e sottoscrizioni da tutt’Italia. L’eco suscitata da questo scempio ambientale aveva indotto il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, sulle pagine del settimanale Oggi, ad esprimere la sua profonda indignazione e la sua ferma condanna verso questo vero e proprio ecomostro. La tormentata vicenda si concludeva con la sentenza del Tribunale di Castrovillari (CS) del 21 gennaio 2011 con cui si riteneva pienamente fondato quanto sostenuto negli anni dall’associazione ambientalista Fare Verde e dal Comune di Altomonte circa l’abusività della costruzione del parcheggio a ridosso del castello dei Conti di Altomonte e con la condanna alla demolizione dei responsabili che avevano proceduto alla costruzione abusiva. C’è da aggiungere che questa lotta ambientalista, se da un lato aveva scongiurato un oltraggio alla memoria storica e paesaggistica della Calabria, dall’altro aveva certamente toccato forti interessi economici, dal momento che il coordinatore di Fare Verde Cosenza fu oggetto di intimidazioni e di aperte minacce, cui seppe comunque reagire con fermezza e compostezza. 

Sandro Marano

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