Leggere (alTempodelCorona). Viaggiare nei fumetti con l’Eternauta di Oesterheld peronista di sinistra

Hector Oesterheld, autore del soggetto de L’Eternauta

Emergenza Coronavirus, tutti chiusi in casa. Telelavoro, due passi per la spesa, altri due passi per portare a pisciare il cane. Prigionieri a domicilio nelle città deserte ma connessi con tutto il resto del mondo: che strana e inimmaginabile distopia!

Non possiamo più incontrare i colleghi di lavoro né prendere un caffè all’angolo con un amico o un parente, ma grazie alla Rete siamo connessi h24 con i compagni di sventura che stanno su Facebook, Twitter, Whatsapp, Instagram. E poco importa che si trovino nel quartiere di fianco al nostro oppure in Sicilia, a Londra o in Argentina. Si dovesse mai spezzare il cavo telefonico che ci unisce, allora sì che precipiteremmo nel vero isolamento.

In tempi di pandemia, quarantena e angosce assortite, l’elenco di riletture di chi, prima e meglio di noi, ha saputo raccontare tali fenomeni sociali e psicologici, è sterminato. La descrizione della peste ateniese nella “Guerra del Peloponneso” di Tucidide, le pagine manzoniane del contagio a Milano del XVII secolo, il “Decamerone” del Boccaccio, l’omonima “La peste” di Camus, oppure la variante colera narrata da Jean Giono in “L’ussaro sul tetto”. A me, tuttavia, è capitato di riprendere fra le mani un vecchio fumetto, che ora in modo esterofilo e sofisticato verrebbe chiamato graphic novel. Forse “il” fumetto, se parliamo di fantascienza e distopia. E cioè “L’eternauta”, saga che ha conquistato diverse generazioni e che a breve, pare già il prossimo anno, approderà sugli schermi di tutto il mondo sotto forma di serie Netflix.

Era il 1957 e l’originale soggetto scritto da Hector Oesterheld e disegnato da Francisco Solano Lopez venne pubblicato a puntate sulla rivista argentina Hora cero. Fu un successo immediato, che nel corso degli anni divenne planetario, grazie alle traduzioni in Europa. Nel 1969 Oesterheld riscrisse parzialmente la sceneggiatura del fumetto, accentuandone i toni politici, e a disegnarlo fu un altro dei maestri sudamericani dell’illustrazione, Alberto Breccia.

La trama è questa: un’anomala nevicata su Buenos Aires (forse radioattiva) provoca decine di migliaia di morti e un gruppo di amici si isola in casa per poter sopravvivere. Vengono tagliate le comunicazioni e dopo alcuni giorni i protagonisti provano a uscire proteggendosi con maschere e scafandri. Trovano una città devastata, sotto attacco di un’offensiva misteriosa, probabilmente aliena, che utilizza armi sconosciute e micidiali robot dalla forma di enormi insetti. L’esercito chiama a raccolta i volontari e prova a resistere, ma l’armamento alieno è preponderante. Il protagonista della storia, Juan Salvo, tenta la fuga con la sua famiglia rubando un’astronave aliena, ma per errore mette in funzione una specie di macchina del tempo che lo separa da moglie e figlia e lo trasforma in un viaggiatore all’infinito (eternauta, navigatore dell’eternità) per cercare di tornare a casa. E in questo peregrinare nello spazio e nel tempo, una sera s’imbatte nello stesso Oesterheld, al quale racconta la sua storia, ispirando quindi la creazione del fumetto. Scoprendo però di essere ancora nel passato rispetto alla tragedia che ha vissuto, che quindi deve ancora avvenire.

Come si può notare ci sono alcune inquietanti analogie con il nostro presente, anche se il testo di Oesterheld era in realtà infarcito di metafore e riferimenti alla situazione politica argentina a lui contemporanea: nel 1957 c’era una giunta militare presieduta dal generale Aramburu, salita al potere due anni prima con un violento golpe che aveva rovesciato Peròn dopo un decennio di governo. La riscrittura dell’Eternauta, nel 1969, avviene invece in piena dittatura di Ongania, rappresentante dei militari che avevano ripreso il potere nel 1966 dopo otto anni di esperienza democratica di marca radicale. Nel 1976 Oesterheld, impegnato politicamente nel peronismo di sinistra, venne sorpreso dall’ennesimo golpe militare (quello della giunta comandata da Videla) mentre stava lavorando alla sceneggiatura di un “Eternauta II”. Completò il soggetto in clandestinità, assistendo impotente alla sparizione di tutte le sue quattro figlie, e lui stesso, il 27 aprile del 1977, fu sequestrato da una squadraccia militare e presumibilmente ucciso in un luogo imprecisato, dopo alcuni mesi di detenzione illegale.

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Giorgio Ballario

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