Leggere(altempodelCorona). Il Signore degli Anelli e il riscatto di Theoden spinto da Gandalf

Gandalf e Theoden

Durerà ancora a lungo, la quarantena. Quindi ci sarà tutto il tempo per riprendere in mano il Signore degli Anelli. Leggerlo ancora, senza fretta. Passeggiando tra i suoi tre libri, meditandone alcuni episodi. Se è vero che merito di Tolkien è, oltre il romanzo, la valorizzazione e riscoperta di un sapere mitico e antico, forse potrà essere interessante mettersi sulle tracce di un insegnamento, una volta tanto, disinteressato.

Forse potrà aiutarci, dopo che la buriana sarà passata, aver letto di come Grima tenne in pugno il re di Rohan. E di come Gandalf seppe sciogliere il più terribile degli incantesimi ingiungendo a Theoden di sottrarsi dall’inganno del sogno, imponendogli di vivere.

Nell’episodio, Grima tiene in pugno il re, blandendolo. Questi, pian piano, è divenuto  marionetta docilissima nelle mani del consigliere. Accontentato in tutto il superfluo, consolato in continuazione, invecchia, Theoden, prima del tempo. Muore al mondo, il re, negandoglisi. Si convince, ingannato dall’orgoglio suo e dal servilismo interessato del Vermilinguo, d’essere inutile e inetto. Vive, prigioniero consunto, nella fantasticheria che Grima, giorno per giorno, gli tesse nelle cervella. Ha paura di tutto, il condottiero dei Rohirrim. Grima gli ha fatto credere d’essere stato lui a decidere ogni cosa, di governare: ma lo ha reso pietosamente imbelle. E perciò, pauroso e malfidato, Theoden diventa cattivo perché “a occhi che guardano di sbieco, la verità può mostrare un volto distorto”.

Gandalf, però, salva lui e la Terra di Mezzo costringendolo alla realtà. Lo sottrae alla “bolla” del sogno, della fantasticheria incapacitante. Esorcizza Grima e quella che oggi si chiamerebbe la sua “narrazione”, cantando un inno a Galadriel, la Dama Bianca d’altri tempi, che rimette in ordine le gerarchie del mondo. Induce Theoden a rialzarsi dal trono, a guardare fuori. A rivedere lo splendore del cielo irradiato dal Sole che scaccia le nubi, a sincerarsi che il male era tutto altrove, non fuori: “Non è poi così buio, qui”, dice il re, finalmente “sveglio” dal sonno che lo aveva messo in ceppi. Getta via il bastone, Theoden. Gli occhi tornano di brace. “Gli anni, gli dice Gandalf, non pesano sulle tue spalle come alcuni vorrebbero”.

Ecco, forse il tempo di vacanza dall’ordinario correre a vuoto potrebbe essere utilizzato così. A cercare, dentro di sé e fuori da sé, la forza per sottrarsi ai proclami, ai pensieri prestampati, alle visioni del mondo in confezione monouso. Per sconfiggere le ansie, le paure, la castrazione che mille Grima ci agiscono addosso quotidianamente, da fin troppo tempo.

Giovanni Vasso

Giovanni Vasso su Barbadillo.it

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