Leggere (altempodelCorona). Dal “Re del mondo” (di Guénon) alla “metafisica del virus”

Coronavirus - Covid19
Coronavirus

In questi giorni di “quarantena”, anche noi abbiamo accolto di buon grado l’invito rivoltoci dai media di dedicarci alla lettura. Per la verità, attività da noi molto praticata anche in tempi non sospetti. Ma tant’è…

In particolare, la scelta del nostro livre de chevet è ricaduta sull’enigmatico testo di René Guénon Il Re del Mondo, dedicato alla figura di un singolare personaggio, denominato – come da titolo – “Re del Mondo” (il suo nome infatti deriva dalla sua funzione), da identificarsi secondo alcune teorie con l’Arcangelo Michele della tradizione cristiana,  o con quel Melchisedec che, nel racconto biblico, fu il misterioso iniziatore di Abramo; entrambi, come questa emblematica figura di re-sacerdote rettore del mondo, ritenuti tradizionalmente signori di “pace” e “giustizia”.

Spigolando l’avvincente libriccino, veramente esiguo in termini di pagine (pp. 112  nella edizione che possideo), eppure vero e proprio “pozzo di San Patrizio” in termini di suggestioni e significati, su cui l’intuizione del lettore può esercitarsi rinvenendo sempre nuove e più ampie interpretazioni, la nostra attenzione in primis è stata catturata dalle pagine che Guénon dedica al simbolismo dell'”arcobaleno”: non essendo di certo un propugnatore antelitteram delle dottrine Lgbt, l’Iniziato di Blòis, seguendo il simbolismo tradizionale presente in molti popoli e religioni, dall’Indocina hindu e buddhista, sino al Cattolicesimo romano, passando per la Grecia classica e Roma, associa questo segno celeste, molto significativamente, al ruolo “pontificale“, riportando come esso fu inteso trasversalmente quale trait d’union, segnatamente,  tra due periodi storici, o due stati dell’essere (secondo la conoscenza tradizionale dei “molteplici stati dell’essere”):  e cioè dello stato Manifestato, in cui si trova il mondo individualizzato e connotato da spazio e tempo, di cui fa parte, ovviamente, anche l’uomo, e il Non-Manifestato, o Non-Essere – da non confondersi col puro nulla –,  che costituirebbe invece la “dimensione”  più propriamente “divina” della Realtà, l'”Abisso della deità” (Gottheit) della Metafisica di un Meister Eckhart, l’Ein sof della Kabbalah ebraica.

René Guénon

Inoltre il simbolismo dell'”arcobaleno” sarebbe da mettere in connessione – non foss’altro che per la fortissima assonanza letterale –, con l’altro simbolismo tradizonale dell'”Arca”. Fu proprio un arcobaleno, del resto, ad apparire nei cieli dopo il “diluvio” narrato nella Bibbia, sancendo la “nuova alleanza” che Dio aveva stipulato con l’Uomo, nella  fattispecie con Noè, che proprio nella famosa Arca aveva trovato rifugio nei giorni della collera divina.

Nell’iconografia tradizionale, peraltro,  l’arcobaleno che comunicò al Patriarca la fine delle ostilità divine e il contemporaneo avvento di una nuova èra, appare molto di frequente protendersi fra banchi di nubi, ciò indicando la comunicazione fra Acque superiori e Acque inferiori finalmente ristabilita, e dunque l’avvenuta riconnessione tra stato Manifestato e Non-Manifesto, in altri termini, fra la Creazione e Dio.

«L’Arca – spiega precisamente Guénon – durante il cataclisma, galleggia sull’oceano delle acque inferiori;  l’arcobaleno, nel momento che indica la restaurazione dell’ordine e il rinnovarsi di tutte le cose, appare “nella nube”, cioè nella regione delle acque superiori.»

Ma veniamo a noi, proprio in questi  “strani giorni” in cui il mondo è in apprensione per l’evolversi della questione Coronavirus, abbastanza interessante – stando a quanto detto – ci sembra il fatto che a circolare ultimamente sui social sia un meme costituito proprio dal logo di un arcobaleno accompagnato da un hastag che ci rassicura che “Andrà tutto bene”.

“Andrà tutto bene”

Stando alle ultime news, sul fatto che “tutto andrà bene” ci rassicura lo stesso Papa Francesco, del resto, checché se ne dica, è lui il Pontefice, ossia il “facitore di ponti” –etimologia su cui insiste Guénon – ; un Pontefice che, peraltro, viene dalla “fine del mondo”, come proprio lui ci disse appena eletto al Soglio di Pietro.  E la stessa Vergine Maria, cui il Papa ha votato il mondo affinché la pandemia cessi, non è forse detta nella fraseologia cristiana “Arca dell’Alleanza”?

Ora, senza dilungarci su altre considerazioni in merito a quanto già detto, ci sarebbe da spendere ancora qualche parola circa questo evidente stato di “interregno”, questo limbo, o purgatorio, in cui ci sembra ormai di vivere, che tanto pare rimandarci proprio a quei periodi di “intervallo” fra due cicli d’esistenza, generalmente segnati da “cataclismi” o “rivolgimenti”, la cui memoria è rinvenibile oltre che nel racconto biblico del “diluvio universale”, in altri contesti rappresentanti periodi compresi tra  la fine e l’inizio di particolari fasi – più o meno estese – storiche ed umane.

Innanzitutto, si rileva come uno dei vocaboli più abusati in questi giorni sia proprio quello di “quarantena”, letteralmente un periodo di tempo su base 40 (siano essi giorni o anni), che come riporta Guénon:

«ha anche un significato di «riconciliazione» o di «ritorno al principio». I periodi misurati mediante questo numero si ritrovano spesso nella tradizione giudeo-cristiana: ricordiamo i quaranta giorni del Diluvio, i quarant’anni durante i quali gli Israeliti errarono nel deserto, i quaranta giorni che Mosè passò sul Sinai, i quaranta giorni del digiuno di Cristo (la Quaresima)».

E, il tempo in cui ora siamo, si da il caso sia proprio quello di Quaresima; inoltre, proprio  nel mese di marzo, o comunque in primavera, molte tradizioni, tra cui quella giudaica, ma anche la romana, ritengono abbia avuto inizio  la stessa “creazione” o “messa in ordine” del mondo.

Ma veniamo finalmente alla “corona”. Si dirà come il termine “coronavirus”, designi propriamente la categoria virologica, il ceppo, cui questo ente appartiene. E su questo non c’è infatti da discutere. Tuttavia, quel che a noi qui interessa è comprendere l’entità dell’impatto che questa epidemia sta avendo sull’opinione pubblica e tracciare possibili scenari ed ipotesi interpretative in merito. Molte sono le teorie (spesso del tutto deliranti, c’è da dirlo) che accostano, soprattutto in base alla denominazione di questo virus, lo stesso all’azione di un complotto “monarchico” o dittatoriale che tirerebbe le fila, o cavalcherebbe l’onda della pandemia, al fine di restringere la libertà dei cittadini o addirittura instaurare il cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale; qualcuno fa addirittura riferimento alla famiglia reale inglese, di recente nel mirino della stampa a causa della Brexit e del misterioso trasferimento in Canada del rampollo cadetto; non mancano, inoltre, strani riferimenti millenaristici alla corona di spine di Cristo, e via dicendo.

Il re del mondo – René Guénon

Per quel che possiamo dirne, seguendo la linea già tracciata nel presente articolo, ci sentiamo più che altro propensi ad accostare l’emergenza “coronavirus”, nella fattispecie – come si diceva – in merito agli effetti collaterali ad esso connessi in termini di impatto sulle coscienze, all’interpretazione che abbiamo avuto modo di rinvenire nel davvero illuminante testo del Maestro francese: quella che accosta il simbolismo della “corona” alle valenze di “Kether”, la prima “Sephirah” dell’Albero della Vita dell’esoterismo ebraico, che non altro rappresenta – e ci atteniamo al suo solo significato microcosmico, cioè riguardante lo stato umano – , che il ristabilimento dell’Uomo Universale (Adam Kadmon) nel suo stato precedente la “caduta” nel tempo e nello spazio, la sua reintegrazione – usando le parole di Guénon – nello  «stato primordiale» o «stato edenico»; quando egli viveva in seno al Principio antecedente ogni causa ed effetto. Situazione cui è da connettersi quella “spazializzazione del tempo” cui Parsifal, il cavaliere del Graal, secondo il racconto di Wolfram von Eschembach, assiste una volta pervenuto alla “Coppa di Salvezza”, ossia, per l’appunto, al momento della sua reintegrazione nello «stato edenico».

Del resto, tentando di riportare tutto ciò ai fatti che stanno accadendo,  a cosa accostare quello “spazio vuoto” che in questi giorni osserviamo  – sgomenti – nelle nostre città – quasi fossero  “città metafsiche”, dipinte da Giorgio De Chirico –, se non proprio alla Shèkinà, la “presenza di Dio” – al cui significato in queste pagine ci introduce Guénon  –, da intendersi propriamente quale “presenza-assenza”, in maniera simile alla “radura” (lichtung) di Heidegger, quale utile Nulla che “illumina” gli enti, disvelandoli?

Con queste considerazioni a margine, sia chiaro, non si vuole assolutamente allarmare nessuno, dato che la situazione che stiamo vivendo si presenta già di per sè piuttosto allarmante.Né tantomeno si ha intenzione di azzardare profezie, siano pur esse positive. Ma, è chiaro, che esaminato sotto la lente del pensiero tradizionale, un avvenimento di simile portata non può non assumere significato di simbolo e  “segno dei tempi”.

Chissà se per quella “legge di analogia” fra diversi piani universali e situazioni d’esistenza così cara a Guénon, questo stato di cose condurrà alla creazione di un “mondo nuovo”, ci auguriamo solo non sia quello descritto nel ben noto romanzo di Aldus Huxley!

*Il re del mondo, René Guénon, Adelphi, Milano, 2011, pp.112, 8,50 €

@barbadilloit

Giovanni Balducci

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