Leggere (altempodelCorona). “Il grande racconto del viaggio in Italia”: Brilli sui percorsi del Gran Tour

Mentre il terrore eccessivo impedisce persino di affrontare, in solitaria, un vialetto  di un parco o un sentiero di montagna, ci si può confortare con la lettura di un ottimo saggio di Attilio Brilli: “Il grande racconto del viaggio in Italia. Itinerari di ieri per viaggiatori di oggi” (il Mulino). In 450 pagine l’autore ripercorre i passi dei viaggiatori del Gran Tour, di quel viaggio tra il culturale, l’iniziativo, l’avventuroso, l’istruttivo che la nobiltà e la ricca borghesia europea affrontò a partire dalla seconda metà del XVI secolo, dopo la pace di Cateau Cambrésis.

Il fascino dell’Italia, ma non solo. Perché molti conoscono le parole ammirate che i viaggiatori hanno rivolto al Bel Paese dopo il loro ritorno nelle rispettive Nazioni. Molto meno conosciute sono le lamentele che, in fondo, ricordano quelle attuali. Dunque non solo gli entusiasmi da “romantica donna inglese” interpretata da Montesano, ma anche le proteste per osti truffaldini, per la sporcizia, le pulci, il cibo scadente, il vino acido.

Su tutto, però, prevale l’ammirazione per un Paese così differente al suo interno, tra capolavori antichi e miserie contemporanee, con lingue diverse, sistemi politici opposti. Fanno capolino i giudizi severissimi nei confronti del Papato o della dominazione spagnola, del libertinismo veneziano. La stessa libertà sessuale apprezzata da genitori che erano felici di mandare i figli in Italia per ritrovarli uomini svezzati al ritorno. Si viaggia per imparare e diventare pittori e scultori, per trovare ispirazione poetica, semplicemente per vedere il Paese più incredibile del mondo.

Nonostante i disagi, che sono tanti. Brilli ricorda che le carrozze venivano smontate sul versante francese delle Alpi e rimontate sul versante piemontese. E la ricca iconografia contribuisce a render conto della scarsa comodità dei viaggi. Immagini di carrozze, di vettovaglie, di abiti. E informazioni sugli aspetti del viaggio meno poetici e molto più “fisici”. Perché non era solo lo spirito a viaggiare, ma anche i corpi con le loro necessità.

Un volume che però diventa anche una sorta di invito al viaggio per chi ha sostituito la carrozza con l’automobile, lungo itinerari che hanno affascinato la miglior gioventù europea e che possono affascinare gli italiani quando usciranno dalla spirale del terrore ed a patto che abbiano voglia di ammirare il più Bel Paese o ciò che ne resta.

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Augusto Grandi

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