Taccuino-Coronavirus/15. Passeggiare per Roma deserta e scoprire la paura del buio

Ogni sera, verso le undici, io esco. Percorro un sottopassaggio buio, poi giro a destra, su via del Mandrione, che da più di un anno è chiusa al traffico. È una strada abbandonata, umile, ma di grande suggestione poetica. Dà esattamente la sensazione di una città senza più uomini, specialmente a ora tarda. Per un’ora la percorro in solitudine avanti e indietro, e per distrarmi ascolto sul cellulare vecchi programmi radiofonici di filosofia della Rai. Scarico il podcast sul cellulare, lo infilo nel taschino della giacca e così cammino con il conforto di un linguaggio familiare a cui mi aggrappo nelle ore del raccoglimento per non naufragare con pensieri sbandati.

Via del Mandrione è separata dalla ferrovia da un muro appena. Ogni tanto passa un treno e il rumore delle ferraglia si mangia le parole sofferte e dense dei filosofi. È un rumore ch da sordo, sera dopo sera, si è fatto sempre più cupo, perché so bene che questi treni sono ormai senza passeggeri. Mi capita di osservarli illuminati e vuoti, con la faccia schiacciata sui cancelli chiusi della ex stazione Casilina, prima di rientrare a casa. Da qualche sera però il sottopassaggio buio mi fa un po’ paura. È strano, perché non ho mai avuto paura del buio. Eppure da qualche sera non vedo l’ora di uscirne, e perciò affretto il passo, perché sento che qualcuno o qualcosa potrebbe farmi del male.

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Andrea Di Consoli

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