Taccuino-Coronavirus/37. Il premier Conte e la rendita di posizione (effimera) del comando

Giuseppe Conte

Oggi i miei pensierini dell’ “era Covid-19” mi riportano nelle mefitiche regioni della politica. Tralascio tutte le polemiche spicciole e meno spicciole, che agitano il nostro teatrino, per chiedermi soltanto una cosa. Ho sentito i sondaggi aggiornati sul consenso dei vari leader, e se avessi ancora la capacità di stupirmi, quelle tabelle mi avrebbero lasciato a bocca aperta (grazie a Dio, conservo la capacità d’indignarmi).

Ebbene, in base a quei dati, più della metà degli elettori italiani esprime il proprio gradimento per il Presidente del Consiglio Conte (seguono, a una dozzina di punti, i due capi dell’opposizione, Salvini e Meloni). Non so che dire, se non rilevare la contraddizione che vede ancora oggi tutto il centrodestra maggioritario negli stessi sondaggi, e ricordarmi quanto siano effimeri e spesso immotivati gli umori del popolo. E non mi riferisco solo al passaggio tutto italiano da piazza Venezia a piazzale Loreto, ma ad esempi più recenti e meno cruenti: al Churchill sconfitto alle elezioni del 1945, dopo aver guidato il suo paese alla vittoria nel conflitto mondiale, o a Bush senior sconfitto anche lui dopo aver vinto la guerra in Irak.

Qui però siamo ai minimi termini del prestigio politico: la mediocrità di Conte è ben precedente ai suoi errori nella “crisi Coronavirus”; ma si vede che la sua pettinatura – malgrado la chiusura dei parrucchieri – e la sua “pochette” esercitano lo stesso fascino che a suo tempo ammaliò la gente, conquistata dal loden di Mario Monti. Sappiamo come andò a finire per quest’ultimo, e come probabilmente andrà a finire con “Giuseppi”, una volta superata la fase acuta delle crisi (finanziaria nel primo caso, sanitaria nel secondo) e soprattutto appena sarà possibile andare a votare.

Il fatto è che la plebe, pardon il popolo, nei momenti burrascosi, ha bisogno di una mano paterna da cui essere guidata e protetta, e poco importa se quella mano non ti aiuta a salvarti dal precipizio (guardate le elemosine che si stanno preparando, neppure erogando). Così, chi si trova al comando in quei momenti, gode di una sorta di “rendita di posizione”, salvo poi pagarne le conseguenze al rendiconto. Non è questa la sede per elencare sottovalutazioni, omissioni, errori di tutto il governo e delle sue emanazioni (da ultimi, ministero dell’Interno e INPS), ma prima o poi il conto verrà presentato agli attuali responsabili, ai vari livelli.

Ci sono caduto ancora una volta: invece di occuparmi delle “piccole cose”, sono tornato alla polemica politica, e invece di addolcirmi, mi faccio il sangue amaro. Chiedo perdono.

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Giuseppe Del Ninno

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