Giornale di Bordo. Eurogruppo, i no dell’Olanda e un’antica tradizione tra avarizia e calvinismo

Gli usurai, uno dei celebri dipinti del pittore olandese Marinus van Reymerswaele, datato 1540

Ma che cosa galleggia nei canali di Amsterdam?
Il veto olandese ai cosiddetti Coronabond e a condizioni meno iugulatorie per la concessione di crediti alle nazioni del Sud ha messo in crisi la trattativa dell’Eurogruppo, anzi rischia di mettere in crisi anche la costruzione europea. I rappresentanti dell’Aja si sono opposti al pur cauto accordo che la Germania, tradizionale custode del rigore, si era decisa a sottoscrivere.
Il fatto mi stupisce fino a un certo punto. Non è un mistero che gli olandesi associno una proverbiale avarizia a un rigorismo calvinista ormai laicizzato (sono il paese europeo col maggior numero di chiese sconsacrate). Le testimonianze si sprecano. Edmondo De Amicis riportava per esempio (negandone però la veridicità) l’aneddoto secondo cui durante una battaglia navale con gli inglesi gli ufficiali della flotta olandese, sospeso il combattimento. “siansi recati a bordo dei bastimenti nemici esausti di provvigioni da fuoco, e v’abbiano venduto a prezzi esorbitanti polvere e proiettili, dopo di che fu ricominciato a combattere” (Olanda, Milano 1874). Dal canto suo Ardengo Soffici nella sua autobiografia si diffondeva in dettagli imbarazzanti sulle abitudini scatologiche degli olandesi, restii a defecare troppo presto per dare tempo all’organismo di assimilare il cibo. Di qui l’alto numero di escrementi galleggianti, per lo scarso peso specifico, sui canali di Amsterdam.
Quando mi sono recato in Olanda non ho potuto verificare, anche per i processi dell’igiene, questa teoria di Soffici. Però sono rimasto colpito di come nei Bruin cafè – letteralmente caffè marroni, per gli imbotti e i banconi anneriti dal fumo di secoli – insieme a gigantesche pinte di birra alla spina non fosse offerto nemmeno uno stuzzichino, mentre da noi anche il più tirchio dei baristi si vergognerebbe di non servire insieme all’aperitivo almeno qualche patatina fritta.
Sulle origini dell’avarizia negli olandesi sono attendibili molte spiegazioni. Gli abitanti dei Paesi Bassi hanno faticato per secoli per strappare la terra al mare, un po’ come i liguri, che hanno sudato per generazioni a realizzare i terrazzamenti delle loro colline; di conseguenza si sentono poco inclini a far credito a chi ha beneficiato di una natura più prodiga. Sono discepoli atei di Calvino, e restano convinti che la povertà sia un colpa da punire. Nell’epoca in cui noi vivevamo i fasti rinascimentali erano ancora poveri e infatti furono bollati come gueux, “pezzenti”, quando si ribellarono al dominio asburgico. Anche per questo non hanno molta voglia di mettere in discussione, facendo credito alle nazioni cattoliche dedite al culto dell’apericena, il benessere conquistato grazie alla finanza, al commercio, allo sfruttamento delle popolazioni colonizzate, e, last but non least, alla pirateria.
Il futuro ci dirà se hanno ragione o torto. Certo, la storia c’insegna che, se vendere i proiettili al nemico non sempre è un buon affare, farsi dei nemici gratis per una mera questione di puntiglio può essere ancora più pericoloso. Per questo è sperabile che l’avarizia e l’arroganza smettano di galleggiare sui canali di Amsterdam.

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Enrico Nistri

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