Cultura. Carl Schmitt, sovranità e decisionismo

Carl Schmitt
Carl Schmitt

“L’eccezione è ciò che non è riconducibile; essa si sottrae all’ipotesi generale, ma nello stesso tempo rende palese in assoluta purezza un elemento formale specificamente giuridico: la decisione. Nella sua forma assoluta il caso d’eccezione si verifica solo allorché si deve creare la situazione nella quale possano avere efficacia norme giuridiche”. Così tuona Carl Schmitt nel primo dei quattro capitoli della sua Teologia  Politica , testo del 1922 in cui si trova racchiuso il nocciolo del suo pensiero e la chiave di lettura per comprendere le sue opere successive.

Il contesto in cui Schmitt dà alla luce questo scritto è quello della Germania uscita dal primo dopoguerra e che si trova in una difficile situazione economica, con sommosse politiche e sociali che minano l’esistenza della neonata (1919) Repubblica di Weimar, verso la quale Schmitt nutrì forti critiche sin dal primo giorno della sua esistenza.

I concetti chiave rintracciabili nei passi sopra riportati sono quelli di stato d’eccezione (ausnahmezustand ) e decisione ( entstehung ) e il rapporto che li stringe l’uno all’altro. Per capirlo occorre fare un passo indietro; tutta la tradizione filosofica antecedente a Schmitt aveva cercato di mediare e far coincidere i due grandi piani dell’ideale e del reale senza strappi; ossia si era cercato di dimostrare che la sfera dell’idea era in qualche modo immanente alla realtà, che la potesse assorbire tutta intera; si veda a questo proposito la strada percorsa dai contrattualisti dove l’ordine veniva prodotto dall’agire dei singoli individui oppure si pensi alla dialettica hegeliana e alla sua famosa frase “ tutto ciò che è razionale è reale, tutto ciò che è reale è razionale”; per non parlare del suo rivale Hans Kelsen secondo il quale alla base della produzione del diritto c’era un percorso razionale fatto di mediazioni e discussioni. Per tutti questi autori, insomma la realtà è razionale, la ragione è in grado di produrre o raggiungere l’ordine  e questo una volta ottenuto non poteva più essere messo in discussione perché al suo interno conteneva tutti i possibili casi del mondo reale.

E’ da qui che bisogna partire; secondo Schmitt questi due piani non sono minimamente coincidenti dal momento che il reale eccede sempre l’ideale, vi è e sarà sempre un caso concreto che il diritto non potrà prevedere e dunque l’ordine non potrà avere un iter graduale e razionalistico come poteva essere per la Norma kelseniana. Questa sconnessione di principio fra ragione o idea e realtà la si coglie in tutta la sua drammaticità nel caso d’eccezione. Esso è quella spaccatura, quel caso particolare che rompe l’ordine e ne prova la sua impotenza di fronte ad esso; è qui che si comprende come non vi possa essere una messa in forma razionale del reale ma occorra un elemento terzo che possa operare un salto fra i due piani: la decisione. La forma da dare alla realtà non è già data una volta per tutte ma necessita di un agire specifico che ricomponga quella crisi; ma il punto fondamentale risiede nel fatto che l’ordine che la decisione riesce a creare non è saldo ma contiene al suo interno la spaccatura che lo ha originato; la crisi è sempre presente nel pensiero schmittiano perché è da questa che nasce l’agire politico, quella decisione che sarà sempre esposta sul Nulla, sulla crisi, sul caso concreto poiché l’assenza di ordine è la normale cifra della politica.

L’eccezione quindi oltre ad essere il luogo in cui ha inizio la politica, rivela anche chi è investito della sovranità: “Sovrano è chi decide sullo stato d’eccezione”. Colui che si assume l’incarico di decidere sulla crisi e di creare forma giuridica a partire da quel Nulla che è l’origine della politica, quello è il sovrano. La struttura del sovrano è pre legale dal momento che l’ordinamento per avere efficacia legale ha bisogno di una decisione. Scrive infatti Schmitt che Essa (la decisione ndr) non si spiega con l’aiuto di una norma, ma viceversa è solo grazie ad un punto di riferimento che si stabilisce che cosa sia una norma e che cosa sia la correttezza normativa. La decisione in quanto nasce da un nulla è indipendente dal contenuto della norma e dimostra che il sovrano non ha bisogno di diritto per creare diritto.

Per concludere si deve dire che la politica di Schmitt, dunque, non è una politica senza ordine; questo è anzi necessario ma esso non nasce da un processo razionale bensì da una decisione che è appunto quel salto che palesa l’inevitabile non coincidenza fra i due mondi dell’idea e della realtà.

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Simone Mela

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