Il caso. La querelle del divieto di officiare messa e la confusione nella chiesa

La messa interrotta, era officiata da don Lino Viola, il prete della frazione di Soncino (comune del Cremasco al confine con la Bergamasca)

Bergoglio smentisce i vescovi italiani.
Meglio: il papa corregge Bassetti, il cardinale che lui, Bergoglio, ha messo alla guida dei vescovi italiani, il “suo” capo della Conferenza episcopale.
Se non ci fosse questa inondazione informativa (e deformativa) sul coronavirus, in Italia non si parlerebbe che di questo.
Anche perché non è l’unico “strappo” avvenuto fra Santa Marta e Circonvallazione Aurelia 50 (sede centrale della Cei). Ma sicuramente è il più grosso.
Il malessere dei fedeli per la chiusura delle Chiese e il fermo delle Messe e dei funerali (e dei battesimi, ovviamente) non è stato sopito dalle (non poche) Messe clandestine celebrate in tutta Italia, soprattutto al centro-nord, né da quel surrogato di Messa che sono state quelle on-line o in streaming né è stato ridotto dalle Messe organizzate sulle terrazze dei palazzoni delle metropoli con amplificatori che ne trasmettevano nei dintorni musiche e parole oppure dalla scampanìo a ore convenute.
Tutto questo ingegnarsi a supplire ad una mancanza così improvvisa e significativa non è servito a nulla.
Niente. I fedeli reclamavano le Messe in Chiesa, col prete sull’altare, l’organo, le preghiere e tutto il resto. Punto e basta.
Il primo tappo autorevole saltato via dalla bottiglia del malcontento è stato quello del vescovo di Ascoli, mons. Giovanni d’Ercole, il quale, con coraggio e schiettezza, dall’interno della sede vescovile, aveva parlato di dittatura.
C’è stato chi ha pensato che mons. D’Ercole fosse stato inviato dalla Cei in avanscoperta per saggiare la reazione del Conte devozione di Padre Pio.
Niente. Silenzio.
Poi Conte ha parlato e ha detto no a Chiese aperte, a Messe, (normali) funerali e battesimi.
Le critiche cattoliche al “cattolico” Conte sono diventate tsunami.
S’è arrabbiato Bassetti e s’è arrabbiato Avvenire e con loro tanti vescovi ma soprattutto tutti i fedeli.
Tutti meno uno, Jorge Mario Bergoglio.
Da Santa Marta Bergoglio ha parlato per dire a Conte: stà tranquillo che qui hai un amico. Nessuno ti tocca. Va’ avanti per la tua strada senza paura. Problemi non te ne creo.
E ai fedeli: dovete obbedire. A chi? A Conte e ai suoi DPCM, non alla Cei e al suo presidente Bassetti né ai vostri vescovi né tantomeno alla vostra voglia di partecipare alla Messa che vi manca e che volete.
Insomma: “Buoni! Buoni, se potete”, per dirla con S. Filippo Neri.
Dicevamo: non è il primo strappo. A metà marzo il card. Vicario di Roma, De Donatis, aveva incontrato Bergoglio e aveva decretato, d’accordo con lui, di chiudere le Chiese. Un giorno dopo Bergoglio gli ha fatto fare marcia indietro con tanto di decreto.
Sempre negli stessi giorni di marzo Bergoglio era sceso dalla macchina per andare a piedi, senza mascherina d’ordinanza, nella Chiesa di San Marcellino al centro di Roma. Gli stessi giorni in cui tutta la Cei era mobilitata per cercare di spiegare ai fedeli i buon motivi della chiusura di Chiese e relative attività religiose e della necessaria obbedienza alla direttive protettive emanate da Conte.
Qualche giorno fa Bergoglio aveva ribadito che “la Chiesa è sempre dalla parte del popolo e dei sacramenti”, un modo per dire ai fedeli: sto con voi.
Per Bassetti la decisione di Conte è stata “arbitraria”, per Avvenire è stata “una scelta ingiusta”.
Per Bergoglio no. Va bene così.
Dopo quello dottrinale e dopo quello liturgico, lo sbandamento della Chiesa bergogliana è diventato anche politico, visto che Bassetti è (era?) amico del papa e Avvenire il suo bollettino quotidiano.
Insomma caos totale. Mai vista roba del genere.

Massimo Magliaro

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