La liberazione di Silvia Romano, il successo dell’intelligence italiana e il ruolo della Turchia

L'espansione dell'egemonia ottomana nel Corno d'Africa e nel Nord Africa, Libia in primis

Silvia Romano

La liberazione della cooperante Silvia Romano, rapita in Kenya e poi prigioniera in Somalia, è una buona notizia: una nostra connazionale ritorna in patria grazie al lavoro efficace dell’intelligence italiana, l’Aise – guidata dal generale Luciano Carta, fino a poche settimane fa, ora da Gianni Caravelli – in uno scenario tra i più complessi a livello internazionale per la presenza pulviscolare di milizie islamiste e bande più meno brigantesche.

Il ruolo del sultano turco Erdogan

L’operazione conferma la capacità di azione dei nostri 007 e la sintonia – nel raggiungere il risultato finale – con i servizi della Turchia. Il paese guidato da Erdogan afferma una visione imperialista neo-ottomana, con una presenza influente sia nel bazar del Corno d’Africa nel Mediterraneo, con un ruolo cruciale in Libia. Proprio a Tripoli si gioca una partita rilevante per gli interessi nazionali dell’Italia, essendoci nello stato nordafricano aziende strategiche italiane e forti asset energetici. Con Ankara, di fatto, Roma dovrà fare sempre più i conti. Non solo per la liberazione di Silvia Romano (la giovane durante il sequestro si è convertita anche all’Islam).

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Liam Brady

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