La lettera. La riscossa dell’Italia passa dal turismo e dalle spiagge (con distanziamento)

Una riflessione sulla ripartenza nella Fase due che non può prescindere dal ritorno dei turisti nei nostri lidi

Spiagge del Salento con il distanziometro

Hanno ammazzato l’economìa! Questo lo slogan polemico in Italia, ma il killer chi è stato? La politica! Capite, la colpa non è della pandemia, ma della politica. Peccato che tutto il mondo si sia fermato, non solo l’Italia e che tutti quelli che minimizzavano la portata del virus si sono dovuti ricredere.

Fase 2. Urge una sapiente quanto prudente visione delle cose da fare per uscire da quel lockdown psicologico e paralizzante, che per inerzia abbiamo ancora addosso.

Bisogna inaugurare una nuova epoca fatta di investimenti straordinari, riconversioni industriali, disciplina sociale e tecnologia. Le sole armi per vincere questa sfida. Bene. 

Intanto si avvicina l’estate. E’ tempo di superare la campagna elettorale permanente e il piagnisteo, perché occorre invece corciarsi le maniche. L’esempio greco di cui nessuno parla, dovrebbe invece riguardarci molto: solo 2000 infetti su 10 milioni di abitanti, ma fieri ed obbedienti come opliti, per non perdere l’estate 2020 perché il turismo vale quasi un 20% di PIL. Economa da anni massacrata ed oggi distrutta ma torniamo all’etimo. Oikòs nomòs è ‘gestione della casa’, è saggezza per cui il sopravvivere viene prima del produrre essendone un presupposto. 

La resilienza sta tutta in queste parole del premier: I believe, is of great importance for our collective psychology:

“Sarà un’estate molto diversa, ma speriamo che il peggio sia alle spalle. Ciò che conservo come eredità di questa crisi è il senso di successo collettivo e oso usare la parola orgoglio. I greci non sono orgogliosi da molto, molto tempo. Per dieci anni siamo stati il sacco da boxe dell’Europa… [Questa crisi] ha cambiato la nostra [percezione] in termini di fiducia in noi stessi e anche di fiducia nello Stato. Non sto dicendo necessariamente fiducia nel governo. Ma la gente si fida dello Stato. Si fidano degli esperti”.

Per il ministro del turismo:

“L’idea è quella di effettuare ispezioni nel paese di partenza, in modo che le persone già in aereo si sentano al sicuro che altri passeggeri hanno testato negativo per il coronavirus”.

Insomma il mondo è ancora un campo in cui si gioca la partita della competitività e gli Stati che offrono spiagge e servizi balneari, stanno sui blocchi di partenza. Se Spagna, Croazia, Tunisia e Grecia da anni riescono a dare ottime offerte nel rapporto qualità/prezzo, mai come per quest’anno l’Italia si gioca una partita fondamentale.

Per autonomi, partite iva e commercianti ma soprattutto per i loro collaboratori, lo sappiamo, sarà un massacro, ma al di là degli aiuti dall’alto (Stato e UE) occorrerà soprattutto avere una strategia, perché non sarà semplice la gestione turistica per l’estate 2020. 

Le imprese dovranno ridurre la clientela a parità di spazio e vedranno aumentare diversi costi per l’adeguamento delle strutture, mentre i costi fissi incomprimibili andranno a pesare in proporzione maggiore del passato sul bilancio aziendale. L’unica strada possibile per le imprese a mio avviso, sarà quella di tagliare drasticamente il personale e ogni costo variabile, per risparmiare i costi aziendali anche perché, difficilmente potranno contare sull’aumento dei prezzi per far fronte alle difficoltà del momento. Se infatti il turismo di super lusso non risente più di tanto di un aumento dei prezzi quello di massa ne sarebbe devastato, atteso che per tantissimi consumatori se non è stato possibile risparmiare sui beni primari a richiesta rigida lo sarà necessariamente sui beni voluttuari che hanno una domanda elastica. Meno soldi e meno ferie per molti. 

Se la paura del contagio e le ristrettezze economiche presenteranno un crollo della domanda turistica (quasi certo) è evidente che l’offerta turistica, tutto potrà concepire tranne che l’aumento dei prezzi, che rappresenterebbero il fallimento certo. Quindi l’unica strada possibile per salvare il salvabile, in linea di massima, sarà un drastico taglio del costo per il personale e una calcolata rinuncia ai guadagni che solitamente si ottengono, sfruttando al massimo per resistere, tutto ciò che verrà dato dallo Stato e dalla UE. Fossero anche briciole. Qualsiasi cosa ma per carità, non alzate i prezzi!

Per i disoccupati stagionali probabilmente si aprirà l’accesso a sovvenzioni statali o potrebbero anche realizzarsi i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza. Pensare di tenere nel 2020 tutti gli occupati del 2019 aumentando i costi ed alzando i prezzi, sarebbe una irrazionale scelta antieconomica, utile solo ad una piccolissima porzione della upper class. Quella di gente che se si ammala, va in clinica privata pagando anche 500 euro al giorno. 

Se poi qualcuno riuscisse con eccezionale bravura, addirittura ad abbassare i prezzi rispetto all’anno scorso, si troverebbe di fatto in una condizione di quasi monopolio andando per assurdo a guadagnare di più, facendo forse anche lavorare più collaboratori stagionali nell’ultima fase delle ferie estive ma, soprattutto, dando possibilità all’azienda di reggere e ripartire.

L’Italia globale, quella del genio e dell’inventiva, quella riconosciuta nel mondo come centro ottimale della cultura e della varietà dell’offerta turistica, deve cogliere l’occasione di questa crisi per un rilancio strategico del turismo, facendo fruttare al massimo quel semi-monopolio di beni artistici e architettonici senza i quali, il mondo intero, sarebbe dimezzato della sua cultura. Tutti al mare (si spera), l’ombrellone seppur distanziato, è la nuova trincea.

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Pietro Ferrari

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