Campania, la Lega stoppa l’azzurro Caldoro. Le altre opzioni del centrodestra

Ipotesi di candidature verso le Regionali. Ogni corrente ha il "suo" presidente. E c'è chi rimpiange Tatarella. La versione di Laboccetta

“In Campania così come in Puglia oggi ci vorrebbe un Tatarella per evitare lo sfaldamento della coalizione di centrodestra”. Con queste parole da “vecchio (ma solo per esperienza) saggio” della destra napoletana, Amedeo Laboccetta ha richiamato i leader nazionali a trovare la quadra su un candidato alle Regionali e ha ricordato che non si può fare politica solo per onor di firma: “Meloni ricordi la scuola tatarelliana e aiuti Salvini e Berlusconi a non fare altri passi sbagliati. Davvero vogliamo far vincere la partita a De Luca senza nemmeno giocarla? La sconfitta va bene, in alcuni casi addirittura fortifica, ma si deve combattere sempre con onore e dignità”.  Ma in Campania e anche in Puglia, quell’armonia tanto cara a Pinuccio Tatarella sembra, più che un obiettivo, una pia illusione.

Caldoro resta in sella?

Stefano Caldoro

Se le agenzie di scommesse quotassero anche la politica, nonostante tutte le polemiche delle ultime settimane, quello di Stefano Caldoro sarebbe il nome più gettonato. Gli viene riconosciuto unanimamente garbo istituzionale e competenza politica.  Si tratta di una figura che è completamente all’opposto di quella di De Luca: posato, riflessivo, poco incline al ruolo di uomo solo al comando. Fosse lui il candidato, per la terza volta l’ex ministro socialista sostenuto da Forza Italia incrocerebbe le sciabole elettorali con l’ex sindaco di Salerno. Una vittoria ciascuno finora: questa sarebbe la “bella”. Però Caldoro non piace a tutti. Anzi. I suoi avversari sono stati prima Mara Carfagna, che già prima dell’emergenza Covid aveva dichiarato di lavorare a un’alternativa e poi Matteo Salvini che, nell’ultima visita napoletana, gli ha dato il benservito: Brava persona, ma ci vuole il cambiamento”. In pratica gli ha dato del vecchio; ingenerosamente.

 

La suggestione Maresca

Mara Carfagna, però, un nome lo aveva trovato e proposto. E che nome: quello del magistrato anticamorra Catello Maresca. Sull’ex pm della Dda si sarebbe potuta costruire una coalizione davvero trasversale a trazione civica e centrista. Voce presente e apprezzata nel dibattito pubblico, Maresca, con una carriera trascorsa in prima linea contro la camorra e i casalesi, avrebbe attratto su di sé un interessante consenso personale d’opinione capace di trascendere i partiti. Inoltre, una eventuale candidatura del magistrato napoletano avrebbe pure impensierito diverse frange del Movimento 5 stelle. Persino Sinistra Italiana aveva scritto di essere pronta a sostenerne la corsa alla Regione, a patto che – ovviamente – abbandonasse il centrodestra. Il magistrato, però, almeno per il momento avrebbe scelto di non partecipare a questo ballo. Lo ha scritto su Facebook al gruppo “Sinergie per Maresca” che era sorto proprio per sostenerne la corsa. Matteo Salvini, però, ha detto che proverà a parlarci.

 

Il borsino della Lega

A proposito di Salvini, alla Lega un nome forte serve, che sia all’altezza della presa di posizione del suo leader sullo scenario campano. Le decisioni, dalle parti del (fu) Carroccio, non si prendono a Napoli e con ogni probabilità sarà lo stesso Capitano a presentare il suo candidato. Intanto, oltre ai neoleghisti Zinzi e Nappi, i nomi forti della Lega restano quelli dell’armatore napoletano Guido Grimaldi e dell’ex rettore dell’Università di Salerno Aurelio Tommasetti. Per quest’ultimo non si tratterebbe di un battesimo del fuoco: s’è già candidato proprio con la Lega, infatti, alle elezioni per il parlamento europeo. Ma non gli sono bastati poco più di 25mila voti per essere eletto.

 

FdI non resta a guardare

Anche Fratelli d’Italia schiera il suo candidato. Si tratta di Edmondo Cirielli. Ufficiale dei carabinieri e parlamentare di lungo corso, oggi questore alla Camera dei Deputati, Cirielli è stato già presidente della Provincia di Salerno. Se il centrodestra si decidesse a puntare su di lui, le elezioni regionali campane si tradurrebbero in un derby tutto salernitano. Dalla sua ha un partito che, di sicuro, può dirsi radicato sui territori. La sua campagna elettorale l’ha già iniziata e da qualche settimana ha cominciato a incalzare con ancora maggiore frequenza De Luca e il suo operato. Ma la vera incognita, per lui come per tutto il centrodestra, rimane quella di Napoli e della risposta che la città darà al progetto politico.

La forza dell’armonia (da ritrovare)

C’è poi tutto un mondo che il centrodestra sembra, almeno in questa fase, aver lasciato inesplorato. È quello della società civile che, a Napoli e in Campania, non manca di soluzioni che potrebbero scompaginare il campo e, magari, servire anche da investimento nel futuro della coalizione. Società civile, certo. Ma senza più gli errori del passato: quindi nomi di persone che, oltre a essere preparate nel loro campo professionale debbono avere una preparazione politica strutturata. Si tratterebbe di puntare su qualche outsider. Nelle settimane scorse era iniziato a girare, tra gli altri, anche il nome del giornalista napoletano e direttore di CulturaIdentità Alessandro Sansoni.

Al di là dei nomi, però, al centrodestra campano serve un leader capace di tenere insieme le diverse anime della coalizione. Che sappia serrare i ranghi e che abbia la lucidità di pensare alle prossime elezioni con lungimiranza. Un cartello elettorale non servirebbe a nessuno, sarebbe più utile una strategia a lungo termine e qualcuno in grado di imporre un obiettivo comune e ambizioso a tutta l’area. Servirebbe, appunto come ha detto Laboccetta, un Pinuccio Tatarella. 

 

 

Giovanni Vasso

Giovanni Vasso su Barbadillo.it

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