Mario Corso, una vita da Coppa dei campioni. Il ricordo di Giacomo Airoldi

Aneddoti e frammenti sportivi del grande campione di Inter, Genoa e della Nazionale

Mario Corso e Dino Zoff

Mario Corso

Firma del Corriere della sera, Giacomo Airoldi scrive, fra l’altro, di letteratura gialla. Prima di questo, esordisce nel settimanale fondato nel 1948 da Giovannino Guareschi, rifondato nel 1968 da Giorgio Pisanò, Carlo Manzoni e Vittorio Metz. Quando migra altrove, Airoldi fonda e vice dirige un settimanale di cinema e uno di tv e ne dirige uno gossip. E’ destino che nel suo percorso si intreccino politica, letteratura e spettacolo. Ventenne – con Franco Morgan, attore fascinoso, doppiatore e fine dicitore nel duetto con Claudia Mori (Buonasera, dottore) – Airoldi inventa un mensile irregolare [“Esce quando c’è bisogno che esca”]. Eppure diventa alla fine degli anni ‘70 un trampolino per esponenti di una generazione movimentata, che si disseminerà nella grande stampa. Ma sia chiaro: Airoldi fa tutto questo solo nei momenti nei quali l’Inter può fare a meno di lui. Perciò è a lui che chiedo un ricordo allegro di Mario Corso (San Michele Extra, 1941- Milano, 2020) nel giorno triste in cui ci ha lasciati.

Airoldi, episodi fondamentali della vita da mancino di Corso…

“16 maggio 1962: Inter-Cecoslovacchia 1-1”. 

E’ un’amichevole!

“Per gli altri, ma non per lui”. 

Che ha un conto in sospeso?

“Sì, ma non coi cecoslovacchi”. 

E allora con chi?

“Con due spettatori speciali”.

Chi?

“Abbia pazienza”. 

Non vuole dirli?

“Mi lasci descrivere il contesto”.

Dunque?

”Primo tempo da fantascienza. Corso, ventun anni, segna praticamente dalla linea di fondo, con palla a effetto (a rientrare). Poi corre a centro campo e fa il gesto dell’ombrello verso la tribuna d’onore…”

… Ce l’ha col presidente dell’Inter, Angelo Moratti? 

“No, ce l’ha coi commissari tecnici della Nazionale”.

Perché?

“Mazza e Ferrari non l’hanno convocato per i Mondiali del Cile, in programma da lì a poco”.

Segue squalifica?

“Segue squalifica”. 

Se ricordo bene, l’Italia in Cile…

“… Non supera il primo turno. Proprio col Cile perde 2-0 e finisce la partita in 9”.

Secondo episodio?

“23 settembre 1964, Inter-Independiente a Milano. Corso segna di testa!!!”

Me lo dice così, con stupore, perché Corso non ci provava nemmeno?

“Esattamente. Lui segna il 2-0 e si va alla ‘bella’, tre giorni dopo, a Madrid, che ho vista solo in tv. Ma avevo undici anni”.

Continui, il Paese s’interroga.

“Corso segna il goal della vittoria nei supplementari. La sua è una grandissima prestazione nell’arco delle tre partite”.

Corso è un fuoriclasse simile a Pelé. Ma è più personaggio che Pelé.

“Sì. Cerca l’ombra, cioè cerca la parte del campo dove il sole è nascosto dalle tribune. E usa la gamba destra solo per camminare”.

Gianni Brera scrive per lui “la destra è una stampella

“Infatti. E porta i calzettoni arrotolati, rischiando molto senza parastinchi. Lo fa anche Sivori, ma in una cosa Corso è unico”.

In che cosa?

“Gli esigentissimi tifosi interisti non lo fischiano. Mai”.

Proceda.

“Fin dalla prima palla che tocca, si vede se Corso è o no in giornata. O meglio, se quel giorno ha voglia di giocare. Gli si perdona tutto, perché fa sognare, fa vedere cose che mai avremmo immaginato”. 

Allenatori autoritari e fuoriclasse raramente s’intendono…

“Helenio Herrera, infatti, mette sempre Corso nella lista dei cedibili. E sempre il presidente Moratti sr. fa finta di niente”. 

E com’ è il loro rapporto fuori dallo stadio?

“Un giorno Corso dice: ‘Bella macchina, presidente!’, indicando la Mercedes Pagoda di Moratti. E Moratti gli lancia le chiavi: l’auto è sua”.

Airoldi, un ultimo “C’ero anch’io”.

“12 maggio 1965, Inter-Liverpool, il 3-0 della rimonta (sconfitta 3-1 a Liverpool). Di Corso è il primo goal, con una punizione a foglia morta”.

Sì’, ma quando una punizione è a foglia morta’?

“E’ quella che i portieri conoscono, perché la studiano in tv, seppure in bianco e nero, eppure non parano. Perché è Corso che la tira”.

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Nicola Caricola

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