Sarri come Maifredi? Ma questa Juve è condannata a vincere (lo scudetto)

I bianconeri dominano il campionato ma l'ex tecnico di Napoli e Chelsea non convince. E c'è chi dubita del sarrismo...

Sappiamo già chi vincerà lo scudetto d’estate. Che, per una volta, sarà reale e non l’immaginario premio al calciomercato più suggestivo. Sarà la Juventus e succederà per manifesto kappaò tecnico rifilato al campionato. Non c’è nessuno che possa competere coi bianconeri, se non altro per ampiezza e qualità della rosa. La Juventus ha praticamente tre squadre possibili, tutte competitive. Le altre, a cominciare dalla Lazio di Inzaghino e Lotito, no.

Sarebbe stato tutto diverso se la forza della società non si fosse espressa con così geometrica potenza. Oggi anche mantenere una buona rosa e sostenerne gli ingaggi è impresa ardua. Aurelio De Laurentiis, a Napoli, ne sa qualcosa. Fu proprio – secondo la vulgata –  per la “panchina corta” e per gli “acquisti a ribasso” che gli azzurri si giocarono gli scudetti quando al timone del Napoli c’era Maurizio Sarri. La Juventus di Allegri, nonostante tutto e qualche sconfitta diretta di troppo, continuò a macinare scudetti mentre, puntualmente, il Napoli finiva cotto. Alla luce di ciò che accade oggi la questione, evidentemente, va ribaltata: non sono gli altri a sbagliare, è la Juve che si può permettere di ingaggiare tanti e bravi calciatori da tenerla al sicuro da capitomboli e fallimenti.

Niente alibi

A questa premessa deve seguire una notazione: Maurizio Sarri, ora juventino, non può lamentarsi più del “pane duro” che gli fu ammannito dallo sparagnino De Laurentiis. Eppure c’è qualcosa che non va. E non è roba da poco: alla faccia del bel calcio, la Juventus è noiosa, supponente e si fa sconfiggere dai suoi limiti mentali. Non regge l’alibi delle assenze di De Ligt o di Dybala. Non regge nemmeno l’alibi di Higuain a mezzo servizio, anzi è doppia colpa: pur di tenersi l’argentino, Sarri ha dato il via libera alla cessione di quel signor giocatore che è stato e che sarà ancora Mario Mandzukic.

Quando cade la Vecchia Signora è sempre una notizia. Se lo fa contro quello stesso Milan (più ibrahimovic, vero capitano altro che chiacchiere) che ha domato, senza nessun patema d’animo, in Coppa Italia è clamoroso. Lo è ancor di più se lo fa buscandone quattro partendo dal doppio vantaggio. Il ritratto è quello di una squadra che gioca partite a metà e poi crolla miserevolmente contro chi ha la pazienza di aspettare.

Giampiero Boniperti in azione

Alla Juve niente rivoluzioni

Il bel gioco, tanto sbandierato, non è mica roba da Juventus. Come diceva il buon Giampiero Boniperti? L’importante è vincere. Con buona pace di tutti gli sportivi e decoubertiani. Ciò varrebbe se il bel gioco ci fosse. Questa squadra, il “sarrismo”, non l’ha fatto mai vedere. Le trame di gioco non vanno oltre le fitte reti di passaggi che iniziano già dalla trequarti avversaria. Fabio Capello, un altro che pensa a vincere e non alle poesie, lo ha detto chiaro e tondo: è integralismo non più palleggio. E’ quella che una volta si chiamava melina e veniva additata quale il peggiore dei comportamenti anti-sportivi e che invece, adesso, pare sinonimo di bellezza. Va detto inoltre che la Juve non sembra avere più anima di quanta ne avesse avuta con Max Allegri. Il tecnico livornese non ha mai sbandierato rivoluzioni tattiche e nemmeno proclami filosofici.

“Condannati” allo scudetto

Sarri, dal momento stesso in cui è arrivato alla Continassa, ha dato l’impressione di non essere riuscito ad ambientarsi in bianconero. Predicare bel calcio puoi farlo con Dries Mertens, uno che ha (aveva…) tutto da dimostrare, non con Cristiano Ronaldo che invece ha un impero mediatico ed economico da tutelare. Ogni sconfitta, per CR7, è un colpo al fatturato; non un’occasione per imparare. Società, squadra, tifosi chiedono all’allenatore una sola cosa: vincere. E farlo con ogni mezzo possibile, conservando l’anima vincente della Juventus. Già prima di lui, a chi proponeva calcio champagne, è andata malissimo. Bastò un anno di Gigi Maifredi per convincere la Juve a richiamare immediatamente il Trap. A quei tempi c’era il Milan degli olandesi, l’Inter dei tedeschi, il Napoli di Maradona e la Sampdoria dei gemelli del gol Vialli e Mancini che la tirarono in saccoccia a tutti e vinsero uno strabiliante scudetto. Oggi non c’è nessuno in grado di reggere ai ritmi soffocanti del fatturato juventino.

John Charles

John Charles su Barbadillo.it

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