“Riciclati, egoismi e lontananza dai territori”, i tre peccati della Lega al Sud

L'analisi dell'eurodeputato Vincenzo Sofo apre il dibattito sul progetto della Lega al Mezzogiorno: "Va messo in discussione chi ha consigliato Salvini, non Matteo"

È tempo di bilanci nel progetto Lega al Sud. La sconfitta clamorosa in Campania, il tonfo pugliese e le troppe frizioni a livello locale – che in alcuni casi avrebbero avuto come detonatore i risultati non ritenuti all’altezza alle amministrative – hanno aperto, di fatto, un dibattito che in queste ore sta tenendo banco sui giornali (nazionali e soprattutto locali). Si tratta di questioni che, nonostante la linea ufficiale di non lasciar trapelare nulla al di fuori del partito e di “lavare i panni sporchi in famiglia”, non può più rimanere confinata dentro le mura del dibattito interno. Perché scegliere se la Lega rimane al Mezzogiorno e, soprattutto, “come” e con quali obiettivi, è di fondamentale importanza per il futuro stesso della coalizione del centrodestra.

Se al Nord aumenta il numero di chi si interroga sempre di più sull’effettiva utilità di investire tempo ed energie al Sud, c’è chi – come l’eurodeputato Vincenzo Sofo – prende le parti del progetto (e di Salvini che anche su questo si gioca la sua leadership) puntando il dito “contro chi lo ha consigliato al Sud”.

Lo scenario è questo: archiviata la fase pionieristica ma elettoralmente poco interessante di Noi con Salvini, il partito al Sud è quasi per intero affidato a commissari esterni, provenienti dal Nord. Lo iato c’è e sui territori molte sono le frizioni createsi. Per Sofo, che intavola il dibattito, l’operato dei commissari porta tre macchie, anzi “tre peccati mortali”. Sul suo sito istituzionale ha scritto:

 

La non conoscenza di un territorio, soprattutto in un’area complessa come il Sud, spesso porta i “commissari” forestieri a tre peccati mortali: Per ansia di mostrare al proprio leader, nominare senza adeguata contezza del contesto affidando il movimento a gente senza alcun radicamento, a riciclati, a volponi in cerca di taxi; Per evitare errori che scatenino le ire del proprio leader, non compiere quella fondamentale opera di ricerca, inclusione e selezione di nuova classe militante e dirigente necessaria per far crescere il movimento; Per assicurarsi di restare necessari al proprio leader, impedire la crescita di vera classe dirigente locale capace di gestirsi autonomamente preferendo la creazione di piccole coorti di adulatori da esibire giusto per mostrare il minimo sindacale.

Vincenzo Sofo

Insomma, a frenare la Lega è stata la via corta dell’affidarsi a chi poteva già offrire pacchetti di voti da trasferire al Carroccio e potevano vantare pregresse esperienze politiche, alcuni addirittura dall’altra parte della barricata (come un candidato salernitano già dirigente della piattaforma Dema vicina al sindaco di Napoli Luigi De Magistris) l’impossibilità, per la “base” di diventare classe dirigente. Sofo ha concluso così il suo ragionamento:

 

Tre errori che portano inevitabilmente a una conseguenza: la mancanza di una valida azione politica su quei territori, la mancanza di un’offerta di proposte che sappia andare oltre le classiche battaglie generaliste e sollevare le necessità locali. La non capacità di agire efficacemente da sindacato territoriale.

Il tutto cullandosi del fatto che tanto ci pensa la popolarità di Salvini a far funzionare automaticamente le cose senza bisogno di altri sforzi. Rischiando così di trasformare con questo atteggiamento l’iniziale positiva sensazione di arrivo in aiuto che la Lega aveva suscitato nei meridionali in sensazione negativa di colonizzazione. Creando così un danno a chi? Proprio a Salvini.

 

Intanto, sui territori si lavora ai ballottaggi (come a Reggio Calabria dove il candidato espresso dalla Lega, a fronte di una non eccellente performance della lista ha comunque raggiunto il secondo turno) e dove non le elezioni sono “finite” sono iniziate le rese dei conti, come a Salerno dove è stato giubilato il responsabile giovanile Tiziano Sica e, con lui, si sono dimessi tutti i responsabili locali del movimento in chiara polemica con il commissario locale Nicholas Esposito.

Careca

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