Come ripensare la libertà oltre i modelli del libertinaggio

Sembra sempre più urgente ripensare un’azione politica che sia in grado di sposare tradizione e solidarismo

Il politicamente corretto bavaglio contro la libertà d’opinione

E’ possibile ripensare -in controtendenza rispetto alla vulgata imperante- una democrazia olistica che riparta dall’attaccamento alla comunità di appartenenza contro lo strapotere delle lobbies transnazionali e il comune depauperamento e annichilimento delle identità? E’ possibile ripensare una nuova idea di libertà che non significhi necessariamente sradicamento ed emancipazione? Alain de Benoist, voce scomoda della contemporaneità e ispiratore della Nouvelle Droite francese, descrive esaustivamente la tensione totalizzante del liberalismo e costruisce una pungente critica sulla sua azione atomizzante, sulle sue contraddizioni.

Già Pasolini aveva preannunciato e implacabilmente denunciato l’alienazione e la spersonalizzazione cui avrebbero condotto la nuova modernizzazione capitalistica e l’edonismo della società consumistica nascente: valori –o se vogliamo dis-valori- su cui il liberalismo economico, che poi è sociale e politico, avrebbe generato un nuovo ideale di progresso dissacrante le vecchie istituzioni che avevano, almeno formalmente, garantito la conservazione delle tradizionali solidarietà comunitarie e di quegli ideali etici che dirigono ed orientano le scelte umane. In quest’ottica, la società smarrisce totalmente la missione educatrice di cui dovrebbe farsi garante e si riduce a mero aggregato di individui monadizzati; l’idea comunitaria sopperisce di fronte allo sviluppo illimitato e alla mercificazione integrale che tendono inevitabilmente a liberarsi di ogni frontiera morale, etica, politica.

Il soggetto, parafrasando De Benoist, si vede rifiutare ogni possibilità di essere legato ad una comunità attraverso vincoli che sarebbero anteriori alle sue scelte. Decontestualizzazione dell’individuo; concezione presociale dell’io; scetticismo morale; oblio delle tradizioni. Non è questa la nostra idea di libertà. Se l’uomo è animale politico e sociale, è nella comunità che lo stesso identifica il senso e la natura delle scelte che effettua. E’ la comunità stessa alla base delle azioni che compie. E’ nella comunità che ritrova e costruisce la sua identità. Ripensare dunque la libertà significa concepire un’idea di essa che non significhi alienazione rispetto alla dimensione collettiva ma possibilità di esercitarla entro la comunità e per la comunità. Nell’era in cui è sempre più esplicita la spaccatura tra politica e società, tra governo e consenso, è urgente ripensare un’azione politica che, contro la debilitante osmosi tra destra finanziaria e sinistra progressista, sia in grado di sposare tradizione e solidarismo, élite e popolo, visione ideale e pragmatismo efficiente.

“Non si costruisce”, affermava Giano Accame, “la nazione senza il popolo. Ma in politica nemmeno le èlites senza popolo hanno, a lungo andare, un senso”. In Italia, d’altra parte, tali tematiche non passarono inosservate negli ambienti della destra nazionale, nonostante la stessa, continuava Accame, fosse abituata a decifrarle come propria esclusiva, denunciando il passato disfattista del partito socialista nella Grande Guerra. Quale dibattito oggi è possibile e auspicabile perché il principio di solidarismo sia conservato entro quello di nazione e comunità? Beppe Niccolai credeva che le idee utili al Paese dovessero essere diffuse e non monopolizzate. Senza dubbio, la dilatazione incontrollata del modello liberale ha stimolato su più fronti una nuova e più vivace lettura delle pulsioni nazionali che, nonostante una definita classe politica tenda a strumentalizzare quali forme di un nazionalismo aggressivo rinascente, evidenziano la volontà popolare di riscoprirsi parte vivente di un sistema organico, contro il deficit di rappresentanza e contro l’implosione del modello mondialista e progressista.

Che si crei e si concretizzi -nella odierna deriva antipolitica- un dibattito volto a riqualificare l’idea
sociale entro quella nazionale, slegandosi al contempo dalle logorate categorie novecentesche? Ripensare, in definitiva, un’azione politica che affermi il primato del giusto sull’utile, della concezione spiritualistica su quella materialistica, della comunità sull’individuo. E allora -forse- sarà alimentato l’humus su cui potrà sorgere e innalzarsi il risveglio nazionale e il risveglio dei popoli europei.

Domenico Pistilli

Domenico Pistilli su Barbadillo.it

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