Formula 1. In Bahrein trionfa Hamilton, che spavento Grosjean

Il terrificante schianto del francese della Haas riporta in F1 lo spettro del fuoco: la domenica si risolve nell’ennesimo successo di Hamilton, davanti a Verstappen

La Formula 1 che arriva in Bahrain, per la prima delle due gare consecutive in quel di Manama, vede i due titoli già assegnati, anche se tra gli esperimenti in vista del 2021 e la lotta per i piazzamenti immediatamente alle spalle dei primi, non vengono certamente meno i motivi d’interesse.

Le prove libere

I primi 30′ di entrambe le sessioni di venerdì vengono impiegati per testare gli pneumatici del 2021, peraltro aspramente criticati  da Hamilton e Verstappen, come non entusiasti sono apparsi i due Ferraristi Vettel e Leclerc; polemiche a parte, Hamilton conquista le FP1, in 1’29″033 e le FP2, in 1’28″971, a riprova della forma straordinaria e lasciando poi a Verstappen il primato nelle FP3 di sabato mattina (con 1’28″355).

Da segnalare, il bruttissimo incidente di Albon nelle FP2: arrivato largo all’ultima curva e messe le ruote sulla via di fuga, l’anglo-thailandese perde la vettura e l’effetto pendolo conseguente lo porta poi a schiantarsi contro le barriere di protezione, lasciando ai meccanici un gran lavoro da fare per ripristinare la macchina gravemente offesa.

Le qualifiche

Le libere sono soltanto l’antipasto della grande mangiata che la Mercedes si concede nelle qualifiche: dopo aver primeggiato nel Q1 e nel Q2, rispettivamente con il tempo di 1’28”343 e 1’27”586, Hamilton domina pure il Q3 e si prende la pole position numero 98 della carriera, dopo aver fermato il cronometro sull’1’27”264 (nuovo record del circuito) ed essersi migliorato, rispetto al primo run, di ben 413 millesimi, a parità di mescola morbida; alle sue spalle, il compagno Bottas, Verstappen e Albon, bravo a scavalcare Perez proprio nell’ultimo tentativo.

Sabato pessimo in casa Ferrari (Vettel 11°, Leclerc 12°) come pure per i protagonisti della Turchia Stroll (13°) e Carlos Sainz, quest’ultimo finito in testacoda all’inizio della seconda manche e costretto a scattare dalla quindicesima posizione, in quanto non aveva fatto segnare alcun tempo al momento dell’abbandono.

La gara

Allo spegnimento delle luci, Hamilton legittima la pole position e mantiene la testa mentre Bottas, partito dal lato sporco della pista, ha un pessimo scatto e si fa sopravanzare da Verstappen, Perez, Albon e Ricciardo; alle loro spalle, nelle retrovie, ci sono attimi di paura, visto che Grosjean, nel tentativo di schivare Magnussen, si tocca con l’incolpevole Kvyat e va a schiantarsi frontalmente contro le barriere: la macchina, spezzatasi spaventosamente in due all’altezza del motore, prende fuoco.

Nonostante tutto, il francese riesce comunque a saltare miracolosamente fuori dall’abitacolo, in mezzo alle fiamme, potendo così essere immediatamente soccorso dai medici e dai sanitari, pressoché illeso.

Dopo un’ora e mezza impegnata nel ripristino dei dispositivi di sicurezza, la gara ricomincia dal terzo giro, con partenza da fermo e anche questa volta Hamilton conserva nettamente la testa, seguito da Verstappen, abile a rintuzzare Perez alla prima staccata: non si fa in tempo a ripartire che la gara viene nuovamente neutralizzata per il cappottamento di Stroll, scatenato da un nuovo contatto con Kvyat (che per questo verrà penalizzato di 10); ne approfitta Bottas per fermarsi, dal  momento che una foratura lo costringe ad anticipare nettamente la prima fermata, optando per la mescola dura.

Alla ripartenza (giro 9), s’accende il duello tra Leclerc e Ocon per la sesta posizione, col francese che rintuzza il monegasco e dietro sembra rinvenire Ricciardo, che però sbaglia e lascia a Sainz l’ottava posizione, divenuta poco dopo settima, in seguito ad un bell’affondo sul ferrarista in curva 1, imitato successivamente da Ricciardo (al tornantino) e da Gasly: davanti, Hamilton detta sicuro il passo, compiendo la prima sosta al diciannovesimo giro in piena sicurezza, rimettendo le medie, imitato da Albon e nella tornata successiva da Verstappen e Perez.

Il passaggio verso la seconda metà di gara, assestatesi le posizioni tra i primissimi, è caratterizzato dai bei duelli che vedono le arrembanti McLaren di Norris e Sainz (partito con gli pneumatici più morbidi e fermatosi al giro 21 per passare a quelli medi) sbarazzarsi delle due Renault, nonché dal tentativo di rimonta di Bottas: il finlandese, scontata la foratura iniziale e la nuova sosta, non ci mette molto a mettersi sule tracce di Leclerc, passandolo nettamente sul rettilineo ed entrando così in zona punti (è il giro 32).

Tutti i principali protagonisti vanno per la seconda fermata: Verstappen la effettua –su dure- al pari di Albon, al giro 34, Hamilton al 35 e Perez al 36; il giro successivo, ecco un altro duello rusticano per la decima piazza, con sorpassi e controsorpassi tra Ricciardo, appena uscito dai box e Ocon, poco prima che arrivi l’ennesima sosta per Bottas al giro 38 e ancora il sorpasso di Albon, che così torna quarto, su Sainz, con lo spagnolo che a questo punto rientra per gli pneumatici duri  (giro 39) e rientrato in pista dopo una sosta lenta, va subito ad attaccare Lelclerc, conquistando la settima posizione momentanea.

Non rallenta nemmeno Norris, che risalta quinto dopo una nuova manovra all’esterno di Gasly.

Verstappen pitta di nuovo al giro 46, per  montare un nuovo treno di medie in sicurezza e mantenendo la sua seconda posizione, facendo inoltre segnare al 48esimo passaggio il giro più veloce, in 1’32”048, che gli darà il punto bonus.

Sainz si ripropone in sesta posizione al giro 51, passando Gasly che deve nel frattempo scontare il decadimento della mescola, divenendo perciò oggetto delle mire di Ricciardo, per quanto alla fine tra i due non sorga alcun confronto, visto quanto accadrà di lì a poco: è il quart’ultimo giro ed ecco l’incredibile colpo di scena.

Perez, fin lì autore di un gran premio impeccabile e autorevolmente terzo, deve ritirarsi per la rottura del motore e abbandonata la vettura a bordo pista, genera l’ingresso di una nuova Safety Car che accompagna i piloti fin sotto la bandiera a scacchi.

Dopo 57 tribolatissime tornate, è Hamilton che si conferma vincitore (vittoria numero 95 in carriera), davanti a Verstappen e ad Albon, ereditato quest’ultimo il podio dallo sfortunatissimo Sergio Perez; punti iridati per Norris, Sainz, Gasly, Ricciardo, Bottas, Ocon e Leclerc, che da alla Ferrari l’ultimo punticino a disposizione.

 

Fatti, misfatti e commenti dal GP

L’ennesimo trionfo domenicale di Lewis Hamilton passa in secondo piano, al cospetto di un antico demone che da troppo tempo la F1 sembrava aver dimenticato: il fuoco.

Il terrificante schianto del primo giro, la macchina spezzata in due infilata sotto al guard-rail, il pilota che riemerge dalle fiamme e salta via senza una scarpa, sono immagini di altri tempi, da anni ’60 e ‘70 ma che si sono abbattute come una mannaia, al cospetto degli appassionati e degli addetti ai lavori, quasi a ricordarci quanto ancora lui, il fuoco, sia più che mai presente, pronto a spuntare quando meno lo si aspetta.

Senza voler scomodare l’incidente di Berger al Tamburello di Imola nel 1989 o l’incendio durante la sosta occorso a Jos Verstappen in quel di Hockenheim, nel 1994, sin dal primo momento è apparsa la dinamica gravissima dell’avvenimento, sicuramente acuita dalla scarse coperture messe a protezione delle barriere che costeggiano il secondo rettilineo; eppure, il pilota transalpino (premiato “Pilota del giorno” come incoraggiamento), che dai primi bollettini sembrerebbe aver riportato “solamente” delle ustioni (escluse fatture), può considerarsi alla fine un vero e proprio miracolato, dovendo per questo ringraziare gli incredibili progressi fatti negli ultimi anni da questo sport in materia di sicurezza, anche se troppo spesso, come segnalato, a permanere sono quelle insidie che sembrano emergere non tanto dalle vetture, quanto dall’organizzazione e dalla conformazione delle stesse piste.

Al di là dell’inizio cruento, la domenica andata in archivio propone ancora una volta la sfavillante forza di Lewis Hamilton, mai impensierito nemmeno da un ottimo Max Verstappen che dona alla Red Bull un bel podio, assieme al compagno Albon: la scuderia austriaca, dopo il complicatissimo fine settimana turco, riporta così due vetture contemporaneamente tra i primi tre, come non avveniva dal Gran Premio del Giappone 2017, in cui Verstappen e Ricciardo si piazzarono alle spalle del vincitore Hamilton.

Tra le altre note liete, sicuramente la condotta autorevole di Sergio Perez, cui soltanto il V6 Mercedes ha negato la gioia della seconda coppa consecutiva: scattato quinto, poi terzo nel secondo via, il messicano non aveva accusato alcun cedimento, ben supportato anche dalle tattiche di squadra, salvo poi i propri sogni di  gloria andare in frantumi, tra il fumo e le fiamme fuoriuscite dalla bancata di sinistra della sua Racing Point, quasi a sottolineare l’irreparabile.

Molto bene anche le due McLaren, con  la bella rimonta di Sainz e il sempre spettacolare Norris autore di tante manovre che hanno animato il GP, e specialmente nelle lotte incrociate con gli alfieri della Renault.

Capitolo Ferrari: a Maranello si sapeva, e le libere stavano lì a dimostrarlo, che dopo la “sbornia” di Tuzla, sarebbero tornati i dolori; dopo delle pessime qualifiche, e addirittura un quasi contatto sugli sviluppi della seconda partenza (ben sottolineato da un insofferente team radio di Vettel), i due alfieri del Cavallino non sono mai stati davvero in gara: da una parte Leclerc, che ha costantemente galleggiato ai margini della zona punti, alle prese con i ben noti deficit del suo mezzo e fortunato ad usufruire della rottura di Perez, senza la quale sarebbe arrivato staccatissimo persino dalla decima posizione.

Per contro Vettel (13° alla bandiera a scacchi), ha lamentato fin dal principio difficoltà nella guida, tanto da definire a più riprese “inguidabile” la propria vettura e a nulla è servita la scelta di partire con le gomme più dure, per cercare di allungare il più possibile il primo stint.

Da matita rossa anche la corsa di Bottas: se è vero che il finlandese ha dovuto pagare lo scotto dell’iniziale problema, non si poteva fare a meno di attendersi una rimonta molto più corposa; eppure, come già successo a Monza, il 77, una volta ritrovatosi in mezzo al gruppo, ivi è rimasto plafonato e l’ottavo posto finale non può essere considerato per nulla un risultato soddisfacente.

Per lui, come per gli altri delusi del fine settimana però, la possibilità di rifarsi, arriverà molto presto, visto che la settimana ventura il Grande Circus correrà ancora a Manama, per quanto si sia scelto di utilizzare, alla ricerca spasmodica delle novità e dello spettacolo, la velocissima conformazione esterna della pista (11 curve per 3543 metri complessivi), detta “Outer Circuit”, praticamente costituita da quattro allunghi  che stresseranno massimamente i propulsori.

 

 

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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