Samonà: “La sfida della politica: arginare l’ideologia del nichilismo”

La sfida intellettuale dell'assessore leghista: una riscoperta del ruolo politico come argine ai nuovi totalitarismi

Alberto Samonà, giornalista e assessore alla Cultura della Regione Sicilia

“Nonostante viviamo in pieno post-ideologismo, almeno in questa fase fluida, come avrebbe detto qualcuno, l’ideologia è, invece, ben presente ed è presente precisamente un’ideologia del nulla, che noi tutti conosciamo, perché in passato si faceva promotrice di altre ideologie, che venivano amplificate attraverso una serie di slogan, molto spesso urlati, e che avevano un unico scopo che era quello dell’abbattimento dei valori e dei principi tradizionali e universali”. Così il leghista Alberto Samonà, assessore siciliano ai Beni Culturali, parlando a margine della Giornata del Tricolore 2020 di Custonaci (Tp). “L’ideologia del nulla si è evoluta nei decenni – dice – È diventata ancora più subliminale. È diventata di massa e non è più soltanto appannaggio di un’area politica ben definita, ma sta diventando patrimonio, scusate il termine patrimonio, condiviso da una moltitudine di persone, indipendentemente dalla loro provenienza culturale o politica o ancora, religiosa”. 

Di tutto questo marasma ideologico del nulla a chi possiamo, pertanto, attribuire una particolare, se non principale, responsabilità?

“L’informazione ha una responsabilità enorme. Lo dico da giornalista professionista, perché certo giornalismo è diventato, ovviamente non possiamo generalizzare, la grancassa dei poteri forti, la cui narrazione è affidata al racconto di giornalisti pennivendoli, che non sono altro che il megafono di un sistema di potere. Il mondo dell’informazione ha un dovere su questo punto, per chi ancora ci crede, che è quello di vigilare e raccontare i fatti senza veline e filtri. Lo dobbiamo al senso stesso del giornalismo, al suo dna e alla sua etica, che purtroppo viene quotidianamente snaturata da personaggi in cerca d’autore e di padrini politici. Per non parlare di quei fenomeni transnazionali come, ad esempio, quello del neo-ambientalismo planetario: io sono certamente per la natura, perché ritengo che la natura sia il Sacro che si manifesta nel pianeta, a contatto con quelle energie di cui la natura stessa è portatrice, ma questo è molto diverso dall’ideologismo ecologista che era di fatto già finito negli anni sessanta, ma i cui presupposti sono oggi alla base di una visione mondialista più che attuale”. 

Tuttavia si ha l’impressione che sia per davvero complicato interrompere questo circolo vizioso, che “indottrina” le masse compromettendo le libertà individuali. Sembra piuttosto che, a partire da un determinato mondo politico, ci sia l’interesse di favorire il cosiddetto pensiero unico su specifici temi.

“Certamente questo avviene soprattutto a livello politico. Basti andare a vedere le cronache parlamentari, con le tesi di chi vuole imporre, ad esempio, le diciture genitore 1 e genitore 2, per abbattere ancora di più l’istituzione tradizionale della famiglia. C’è, ad esempio,un dibattito in corso tra il Partito democratico ed il Movimento 5 stelle per introdurre lo «ius culturae» per gli immigrati. Secondo tale visione basterà accedere ad un ciclo di studi, non si capisce che tipo di studi, per avere la cittadinanza italiana. Una cosa che servirà a bypassare lo stesso «ius soli», che già è un’aberrazione di suo, perché se dovesse passare una simile proposta, con il nome mistificante della cultura, si consentirà di poter ottenere la cittadinanza a gente che dell’identità nazionale, del patrimonio culturale italiano non ha, con tutto il rispetto per le altre tradizioni e per altre culture, neanche la più pallida idea. Allora è su questi temi, sui temi etici che ci dobbiamo confrontare, per chi crede ancora ad una politica con la P maiuscola.

E poi c’è la grande questione del dominio della finanza sull’uomo e sui popoli. Un tempo si parlava di mantenere il primato della politica sull’economia, ma oggi è un dibattito superato: magari ci fosse l’economia a primeggiare, oramai ci sono solamente propaggini della grande finanza che arrivano ovunque con le loro tesi aberranti. Penso che su questi temi abbiamo tutti una responsabilità, quella di non tirarci indietro, perché è una battaglia epocale evidente, molto più di ciò che appariva fino a qualche anno fa. Parliamo di due mondi alternativi che si fronteggiano. Due visioni opposte dell’uomo e del pianeta”. 

Da queste affermazioni ogni singolo cittadino è, quindi, chiamato ad un atto di responsabilità, ma di norma la voce della gente sembra non avere alcun peso nell’agenda politica nazionale. 

“Tutti noi spereremmo che la parola passi, quanto prima, al popolo per vedere effettivamente i cittadini cosa vogliono. Allo stato attuale, molto probabilmente, la parola ai cittadini verrà data solo dopo aver consumato i soliti giochetti e dopo aver introdotto una legge elettorale proporzionale, conseguente al recente illogico taglio dei parlamentari (ma non dei privilegi), che consentirà di rafforzare le segreterie dei partiti e le alchimie di palazzo e di corridoio. Il tutto, a scapito del diritto dei cittadini ad avere una reale rappresentanza nelle istituzioni. Il tema dei valori e dell’identità di chi si batte per la sovranità nazionale è anche quello di battersi per un ritorno all’etica della politica, in un’Italia sempre più assurda, dominata da poltronisti e da pedine originate da piattaforme Rousseau”.

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Fabrizio Fonte

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