Berto Sour. Se abbiamo paura della democrazia (e del conflitto sociale)

Giacomo Petrella evoca Thomas Jefferson: "Solo quando il governo ha paura del popolo c'è libertà"

Romani vs Barbari?

Gli scontri ad Amsterdam tra cittadini e polizia per il lockdown

In epoca di tagli parlamentari sarebbe cosa buffa richiedere elezioni. Insomma diventerebbe fatto perverso l’amputare qualcosa che non serve per poi volerne ancora. D’altro canto è dal 1992 che ci dicono una cosa certamente certa: la democrazia costa troppo. Va tagliata. Eliminata più che amputata. E ci siamo andati tutti dietro da bravi cugini degli Inglesi, fino a proclamare il Vaffa-day addirittura Governo dell’autocastrazione: regia di Rizzo e Stella dagli anni duemila. Altro che Cia. Eppure, eppure noi lo ricordiamo, il vero costo della Democrazia non è un banale quid in moneta o Buoni del Tesoro ma è un costo arduo di milizia. E non, si badi, milizia millantata del militante tesserato memore dell’almirantiano “noi siamo virilmente pronti”. E’ un preciso costo militare collettivo.

Jefferson e/o Corridoni

La Democrazia significa una sola cosa: cittadini militanti in armi. Da sempre. E lo sarà sempre. Thomas Jefferson lo ammoniva chiaro:

“Quando il popolo ha paura del governo, c’è tirannia. Quando il governo ha paura del popolo, c’è libertà”.

E Jefferson aveva ragione essendo un conservatore vero, non uno di quelli di oggi buoni a conservar se stessi se gli riesce; un conservatore vero capace cioè di andare alla radice delle cose. Non c’è democrazia se il popolo non è armato. Jefferson era probabilmente un nostalgico e la sua mente correva alla classicità, laddove gli stati e le repubbliche potevano nascere per patto, fra cittadini armati. E’ un’ideuzza rivoluzionaria questa, che Ezra Pound vedeva di buon occhio se in uno dei suoi più noti pamphlet poteva equiparare i rivoluzionari americani alle camice nere di Benito Mussolini. Una forzatura? Giusto in parte: perché ciò che nel Fascismo sopravvisse di Corridoni e del Sindacalismo Rivoluzionario fu proprio l’idea tutta giacobina che è la carabina in mano, e non una carta costituzionale, a fare il Diritto. MVSN…

Katanga e Sardine

E’ una questione fisica. Lo ricordava Mishima. Ce lo cantava il Katanga. La morbosa morbidezza intellettuale mal si addice alla democrazia. E’ il punk degli anni venti, fez e manganello, a poter ricordare a Pound il rivoluzionario americano che si faceva beffe, fisicamente, della Regina e delle sue consuetudini. Per questo le Sardine, i Bocconiani, i LUissini, non amano la democrazia ed amano al contrario la morbidezza del Loden: essi sanno perfettamente che, alla radice della sua essenza, il potere del popolo non è un potere condiviso metodicamente. E’ uno strappo violento, è forza allo stato puro, è un momento irrazionale e incontrollabile. E’ la cacciata del Re straniero prima che la sigla SPQR possa perdere di significato. La democrazia fa paura e farà sempre paura.

Gli scontri nascosti del populismo

E’ questo il motivo per il quale non vedremo sui media principali gli scontri che in questi giorni vedono i cittadini olandesi, spagnoli, danesi ribellarsi contro i propri governanti. Cosi come per mesi non potemmo osservare con cognizione di causa quel che accadeva a Parigi durante le proteste spontanee dei gilet gialli. Ecco il punto: opporsi non significa soltanto essere il governo ombra di sua maestà. Significa avere il senso del limite inverso invocato da Jefferson e Corridoni: se manca la libertà mancano le ragioni stesse per non inquadrarsi e marciare. E’ un’idea pericolosa, spesso manovrabile, fallibile, e lo si è visto a Capitol Hill: ma che lo si voglia o meno, che faccia paura o meno, che possa risultare anacronistica, antistorica e fuori dalle logiche funzionali del progresso umano, è un’idea che si chiama Democrazia.

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Giacomo Petrella

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