Segnalibro. Dante Scuola e Tradizione negli scritti (inediti) di Guido De Giorgio

Tre volumi editi dal Cinabro del raffinato intellettuale tradizionalista

Guido De Giorgio

Il problema della scuola di Guido De Giorgio

A settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, padre della lingua italiana ma anche, nello stesso tempo, fra i principali realizzatori della Civiltà italiana e della sua identità, è in circolazione un libro di notevole spessore scritto da un vero maestro, lo scrittore e pensatore tradizionalista Guido De Giorgio (1890-1957). Studi su Dante è un’opera di grande importanza per il contributo che offre nell’interpretazione dello scrittore fiorentino. Fino a qualche tempo fa questi scritti erano rimasti inediti, custoditi da un suo discepolo che ha deciso poi di passare il corposo faldone con vari dattiloscritti, quasi tutti inediti, ai responsabili della casa editrice Cinabro di Catania, molto sensibile ai temi della cultura tradizionale.

Fra questi scritti ci sono saggi, appunti di lezioni rivisti da De Giorgio stesso, altri manoscritti. Alla base di questi saggi c’è un concetto basilare: Dante non va considerato come un poeta nel senso ordinario della parola, come lo si studia nei licei oggi, per intenderci. Perché? Perché “per i moderni la poesia è ‘espressione di stati individuali’, è soggettiva, è limitata, è puramente estetica” dice il pensatore il quale afferma che per comprendere Dante bisogna capire che il poeta è ispirato dallo Spirito di Dio. La scuola alla quale appartiene Dante, il Dolce stil novo, “si distingue per l’ispirazione, ma questa ispirazione non è individuale e statica ma è sacra”. Infatti gli insegnamenti di Luigi Valli, René Guénon, Dante Gabriele Rossetti, hanno ben messo in luce che il concetto di “amore” per gli stilnovisti non era da intendersi nel senso corrente del termine ma come frutto di un’ispirazione sacra, divina. Il senso del primo verso della canzone d’amore di Dante lo dimostra bene: “Donne ch’avete intelletto d’amore”. E per “intelligenza d’amore” va intesa la Sapienza divina. Pertanto per De Giorgio, Dante era un mistico, che scriveva, pensava e viveva nella sfera divina. Cioè, un “poeta di Dio”.

La Commedia, per De Giorgio era un poema divino in forma di viaggio mistico che Dante intraprese nell’oltre mondo. Un poema per la conquista di Dio, un cammino spirituale e iniziatico, che parte dall’uomo e arriva a Dio. Una conquista di cui Dante ripete la Passione, la Morte e la Resurrezione. De Giorgio affrontò anche singoli canti e il IV e il VI dell’Inferno, i cosiddetti canti della Morte. Poi affronta, in un saggio, Cino da Pistoia e la scuola del Dolce stil novo e per concludere affronta alcuni passaggi del Paradiso.

La Tradizione romana di Guido De Giorgio

Guido De Giorgio era un grande pensatore tradizionale che in vita pubblicò rarissime cose delle tante che aveva scritto, lasciando inedita una gran messe di scritti di notevole interesse su vari aspetti della Tradizione e dell’esoterismo. Julius Evola, che lo conobbe bene, disse di lui: “Il suo nome non è conosciuto che da pochissimi amici e, probabilmente, come cose scritte e stampate, di lui non resteranno che tracce insignificanti” (Il cammino del cinabro). Per fortuna, a distanza di tempo, dopo la pubblicazione dell’interessante La tradizione di Roma, edito in tiratura limitata e in maniera semiclandestina nella prima metà degli anni Settanta e poi ripubblicato con apposita cura dalle edizioni Mediterranee. Altri due testi dello stesso autore meritano di essere segnalati: Tradizione e realizzazione spirituale e Il problema della scuola. Raccolta di saggi sparsi il primo e testo autonomo il secondo. Sono scritti che hanno una funzione di indirizzo, di orientamento per la realizzazione spirituale. Il primo volume è composto, per omogeneità di temi trattati, da saggi apparsi sulle riviste “Ur” e “La Torre”, dirette da Evola, e due articoli apparsi nella pagina Diorama filosofico del quotidiano cremonese “Regime fascista”. Gli altri scritti sono pubblicati per la prima volta. Le indicazioni che emergono da questi saggi non servono solo per conoscere meglio i principii metafisici che si richiamano alla Tradizione ma anche utili, come supporto, per affrontare un “cammino di milizia” (Vita est militiam super terram).

De Giorgio diceva che “si arriva a Dio soltanto con Dio” ma nello stesso tempo nella vita terrena si vive nella società moderna, e quindi è necessario essere pronti a questa “traversata” nel modo migliore. Perciò intendeva dispiegare la sua azione nel mondo con una visione di ascesi guerriera, lui che dava tanta importanza alla contemplazione quanto all’azione. Una posizione che, attraverso questi scritti, consente un “Ritorno alla Tradizione”. E i suoi attacchi contro la modernità, la politica del suo tempo, le istituzioni politiche e sociali non mancano, proprio per affermare l’urgenza di un richiamo spirituale e di un’azione in senso tradizionale. Continui i riferimenti al mondo come “luogo di lotta”, con una grande attenzione nel sottolineare i pericoli dell’antitradizione e la convinzione che la vittoria si consegue solo attraverso una costante e ferma “duplice battaglia dell’Intelligenza e del Cuore”. Importante assumere questo cammino sulla terra in quanto il cammino è prima di tutto “chiarezza dottrinaria e di riferimenti: in una parola, Conoscenza, innanzitutto teorica, dei principii della Tradizione; semplificazione di sé e conquista dell’assoluto: in una parola, azione svincolata dai frutti”. In questo volume De Giorgio affronta quindi temi quali la Tradizione, la realizzazione spirituale, la morte, la Magia, il canto, l’intuizione realizzatrice, l’eterno, l’ascesi, l’azione e la contemplazione.

Guido De Giorgio nacque a San Lupo, in provincia di Benevento, e studiò Filosofia a Napoli dove si laureò con una tesi sulla cultura orientale. Poi emigrò in Tunisia dove fu professore di liceo e lì ebbe contatti con esponenti dell’esoterismo islamico. Questi incontri furono per lui basilari.

Nel 1915 rientrò in Italia, a Varazze sulla Riviera. Alla fine della Prima guerra mondiale si trasferì a Parigi dove conobbe René Guénon col quale strinse un rapporto di amicizia e di collaborazione (scrisse sulle riviste “Le voile d’Isis” e “L’initiation”). Tornato in Italia, De Giorgio conobbe Julius Evola e collaborò prima con “Ur” (1928) e poi con “La Torre” (1930), dove teorizza un “Fascismo Sacro e Guerriero” e, con lo pseudonimo “Havismat”, con Diorama filosofico (1939-1942), pagina del quotidiano “Regime fascista”, diretta da Evola. Morì in solitudine in una casa fra le montagne piemontesi. Nel decennio in cui fu professore in Tunisia e a Mondovì maturò delle idee sulla scuola che traspose nel 1955 in un testo ora riproposto e arricchito con altri due saggi inediti: Il problema della scuola. In questo testo sintetizza i problemi della scuola contemporanea e gli errori che negli ultimi anni furono commessi nel mondo dell’istruzione. Una serie di errori che ancora oggi vengono ripetuti. I due testi inediti aggiunti riguardano la scuola elementare e la formazione della scuola, che mostrano ancora una volta la profonda conoscenza che De Giorgio aveva della tradizione e della visione spirituale con spunti interessanti per una pedagogia tradizionale che facesse dell’istruzione un primo passo per avvicinarsi alla visione metafisica.

* Guido De Giorgio, Studi su Dante, Cinabro ed., pagg. 240, euro 20,00

* Guido De Giorgio, Tradizione e realizzazione spirituale, Cinabro ed., pagg. 135; euro 15,00

(ordini cinabroedizioni.it)

* Guido De Giorgio, Il problema della scuola, Cinabro ed., pagg. 105; euro 14,00

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Manlio Triggiani

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