L’intervento. Perché i sovranisti devono fare i conti con il mercato

L'intervento di Massimo Corsaro e Stefano Massari sulla visione economico-politica dei grandi partiti del centrodestra

Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Matteo Salvini e Giorgia Meloni

Mettendo insieme i post dei leader più o meno autorevoli della destra italiana si riesce a comporre un mosaico d’insieme della visione che la destra sovranista ha dell’economia e del progresso sociale. Il quadro, lo dico subito e con chiarezza, è inquietante.

Partiamo da una battaglia storica della “destra” made in italy. La difesa dei balneari, ovvero delle imprese che gestiscono gli stabilimenti balneari con annessi bar e ristoranti. Questi signori esercitano la loro impresa su un bene demaniale, un bene dello Stato, un bene di tutti noi. Lo fanno pagando allo Stato canoni irrisori, si parla di una concessione di 1500 euro l’anno per poter rivendere 100 lettini e 100 ombrelloni a 50 euro al giorno. Si tratta, in altri termini, di una ignobile rendita che viene garantita a chi ha la fortuna di aver chiesto la concessione. L’Unione Europea chiede una cosa sacrosanta, fare delle gare per dare questi beni demaniali al miglior offerente. La destra si oppone. Cosa vuol dire questo? Semplice: il figlio del titolare di una concessione continuerà ad usufruire di una rendita sottratta alla collettività, il figlio del bagnino continuerà a fare il bagnino. E’ una destra sociale sì, ma la contrario. Toglie ai poveri per dare ai ricchi.

Seconda battaglia storica della destra, soprattutto della destra romana. Difesa del commercio ambulante. Gli ambulanti a Roma sono un esercito di 15mila bancarellari. Anche in questo caso i titolari di una licenza pagano al comune 1.200 euro per occupare uno spazio in una via prestigiosa del centro di Roma e vendere beni di provenienza tutta da verificare. Lo fa dando un’elemosina di pochi spicci al comune mentre un negozio paga per uno spazio analogo 80, 90 mila euro l’anno. Qualcuno paventa l’ipotesi di fare un bando, di aprire le concessioni al mercato, la destra insorge. No Bolkestein, non sia mai che gli interessi di una minoranza chiassosa e organizzata vengano messi in discussione. Dovessimo portare un po’ di decoro nelle vie del centro di Roma… 

Terzo esempio. L’acciaio. Spinti dal mito della nazionalizzazione si vuole nazionalizzare tutto. L’Ilva di Taranto, Piombino, Terni. Perché bisogna difendere l’acciaio, perché bisogna difendere i trattori, perché bisogna difendere l’Alitalia, perché bisogna difendere Corneliani che fa i vestiti, perché bisogna difendere la Melegatti, perché bisogna difendere chi nelle marche fa le lavatrici, perché bisogna difendere tutto e tutti. Una posizione comoda, che frutta qualche manciata di like, ma che si scontra con un problema. Quel problema si chiama realtà. La realtà, che ha la testa dura, ci dice che in un paese avanzato le produzioni a basso valore aggiunto non possono fare utili e un’impresa che non fa utile è un’impresa inutile. Va chiusa. Punto.

Quarto esempio, il più romantico ed il più clamoroso. Luigi Borgato, artigiano costruttori di pianoforti a mano e che rischia di chiudere la sua microrealtà imprenditoriale. Fermo restando il dispiacere per un’impresa che chiude ma una cosa del genere non può diventare una bandiera di una parte politica. Le imprese chiudono quando fanno cose che non servono a nessuno o che nessuno è disposto a comprare a quel prezzo.

Quinto esempio. Qualcuno prova a dire che il trasporto pubblico ha standard calibrati sul Mozambico? Non sia mai. Difesa ad oltranza di municipalizzate tipo ATAC. Perché conta la qualità del servizio quando si parte dal presupposto che chi usa il mezzo pubblico non è un cittadino, ma un poveraccio che non ha l’auto blu. 

E’ la globalizzazione? E’ un complotto? E’ l’Europa? Sono i poteri forti legati a Draghi? E’ colpa dei tedeschi? No, è il mercato, è quello strumento che ha consentito alle nostre società di progredire e di raggiungere il benessere che tutti conosciamo. Il mercato promuove che sa soddisfare i bisogni delle collettività e boccia chi ha la pretesa di esistere a prescindere dai bisogni dei consumatori. E’ per sua natura dinamico, stimolante, spietato. 

Il teatrino social di chi pretende di imporre al mercato una logica diversa, di chi in altri termini pensa di poter decidere a nome mio di cosa ho bisogno, di come devo impiegare il mio tempo è ormai diventato, insieme alla difesa di improponibili rendite di posizione, il tratto distintivo di una destra senza futuro. Tutto questo accade mentre in altri Paesi si fanno politiche tese a favori lo sviluppo di tecnologie innovative, dal calcolo quantistico alle batterie all’idrogeno. In altre parti c’è chi pensa il futuro. Un futuro che noi guarderemo gustandoci un pandoro di Stato pagato dal contribuente, pochi di noi, i più fortunati, potranno anche ascoltare un po’ di musica decadente, suonata da un pianoforte fatto a mano. Saremo poveri e marginali, saremo finalmente tornati a quel “piccolo mondo antico” che tanto piace ai sovranisti o per meglio dire, sovranari,  di casa nostra. Auguri.

 

Massimo Corsaro-Stefano Massari

Massimo Corsaro-Stefano Massari su Barbadillo.it

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