L’Italia di Mancini riparte dai giovani per ritrovare i mondiali in Qatar

Due vittorie contro Irlanda del Nord e Bulgaria lasciano ben sperare nonostante i problemi fisici e di stanchezza

Robetto Mancini, ct dell’Italia

Si spengono le luci delle competizioni europee lasciando quel senso di amarezza ed incompiutezza di qualcosa che avrebbe potuto essere, ma non è stato, e lasciando l’idea che il calcio italiano, per quanto pullulante di nomi altisonanti, fatica a correre e ad essere al passo con il resto del continente.

Allora una flebile speranza, la si pone in quell’azzurro che sa di cielo sereno in tempo di burrasca e che rischiara gli animi con il suo tepore. Tutto quello che era stato, dalle notti di Svezia, alle recenti e brucianti eliminazioni, ha fatto sì che non si riesca, comunque a guardare del tutto con fiducia a quella maglia azzurra che fino a qualche anno fa era il nostro orgoglio, ma che in questa particolare settimana è rimasta l’unica speranza cui aggrapparsi per non dire che il calcio italiano sia un fallimento totale. A Mancini, quindi l’arduo compito di dimostrare ancora una volta di aver fatto un lavoro egregio e di portare quella mobilità e spensieratezza che spesso manca, affidandosi alla frizzantezza di giovani come Barella, Bastoni, Pellegrini, Locatelli e Kean. La prima brutta notizia, però arriva prima del match contro l’Irlanda del Nord: Kean non può giocare per un guaio fisico.

Il Mancio, forte delle sue idee e dei suoi uomini, ha affrontato le due sfide di qualificazione a Qatar 2022, con spregiudicatezza ed essendo ripagato dai suoi fedelissimi: nel primo incontro contro l’Irlanda del Nord, sono Berardi ed Immobile a salvare la bandiera. Quel Berardi che fino a qualche anno fa peccava di continuità, ha trovato l’ennesimo gol consecutivo con la maglia azzurra e ha dato prova di maturità e qualità, mettendo a ferro e fuoco la difesa avversaria, molto più di quanto non abbiano fatto Chiesa e Insigne, nomi che al giorno d’oggi sono indice di qualità. Altra notizia lieta è stata la riconciliazione tra la porta e Ciro Immobile: l’attaccante campano ha ritrovato un gol che mancava da tanto, troppo tempo (dal 2019), per un giocatore in grado di vincere la Scarpa d’oro. Così, con un secco 2-0, gli azzurri, non privi di qualche sofferenza, ma rimpinguati di qualche certezza in più, si apprestavano al secondo match, contro la Bulgaria.

La partita, sulla carta doveva essere facile, ma ormai la stanchezza dovuta a quasi un anno ininterrotto di partite, di test ravvicinati e sforzi fisici inumani hanno amplificato le difficoltà: gli azzurri hanno giocato contro i propri problemi e contro i bulgari. La fatica è stata ampiamente la protagonista dell’incontro, rendendo abulici i 22 in campo e anche le riserve. Però, ancora una volta, la voglia e la forza di volontà hanno fatto la differenza, così come sanno fare solo le grandi squadre, l’Italia ha messo in cascina altri 3 punti senza brillare e andando ad  un ritmo più da maratona che da partita di calcio. A salvarla, un altro revenant, come il gallo Belotti, che con il suo Torino sta faticando non poco quest’anno e quel Locatelli, che si è riscattato dopo una prova assolutamente incolore di qualche giorno fa. Così, altro 2-0, questa volta fuori casa, e 6 punti su 6 disponibili. L’Italia così continua una striscia di 20 partite senza perdere, di 4 senza subire gol ed è a bottino pieno nel proprio turno di qualificazione. Inoltre, si aggrappa alle certezze da grande squadra e di giocatori sempre più affini al gioco e propedeutici alla causa.

Stefano Coropulis

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