Centenario. Theobald von Bethmann-Hollweg, rappresentante della ‘Germania buona’

Il ritratto di Gianni Marocco su un Cancelliere onesto, lucido e sfortunato

Theobald von Bethmann-Hollweg

Theobald Theodor Friedrich Alfred von BethmannHollweg nasce il 29 novembre 1856 a Hohenfinow, Brandeburgo, dove si era da poco installata la sua famiglia, discendente di   banchieri e negozianti di Francoforte sul Meno, nell’Assia, Città Libera del S.R.I. sino agli inizi del 1800. Suddito, quindi, di re Federico Guglielmo IV, che aveva emanato la prima costituzione nel 1850, di sua volontà, come Carlo Alberto lo Statuto Albertino. Non in una famiglia di Junker, l’antica aristocrazia terriera della Prussia e classe allora dominante.  

Di quella élite si ricordano soprattutto Otto von Bismarck e Paul von Hindenburg. La Seconda Guerra Mondiale portò gli Junker non solo alla perdita delle loro proprietà, ma praticamente all’estinzione.

Uno studio ha calcolato che, su 9.000 mila Junker maschi, quasi la metà morì in combattimento ed un altro 15% fu assassinata nel 1945. Cinquecento morirono nelle prigioni e campi di concentramento sovietici, altri cinquecento circa si suicidarono, oltre ai 58 che erano stati giustiziati per aver partecipato o collaborato all’attentato del 20 luglio 1944 contro Hitler. Alcuni, per lo più anziani, fuggirono di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa o furono più tardi espulsi dai territori assegnati alla Polonia. Ai pochi sopravvissuti nei territori sotto amministrazione della DDR furono, infine, confiscate quasi tutte le terre. 

 

Il padre del futuro ReichsKanzler, Felix von Bethmann-Hollweg (1924-1900), che proviene da un’importante famiglia di banchieri divenuti proprietari terrieri, è ufficiale dell’ Esercito, Membro della Dieta Prussiana per il Freikonservative Partei (Partito Conservatore Libero) e della Preußischen Herrenhauses (Camera dei Signori di Prussia). 

Suo nonno è Moritz August von Bethmann-Hollweg (1795-1877), che è stato un importante riformatore legislativo, nonché Rettore dell’Università Federico Guglielmo III di Berlino, oltre a ricoprire il ruolo di Ministro della Cultura del Regno di Prussia. Dal 1840 egli aveva ottenuto il diritto alla particella nobiliare ‘von’ (il nipote cancelliere non verrà investito di titoli, anche se qualche testo italiano gli attribuisce quello di conte).

Il bisnonno paterno, Johann Jakob Hollweg (1748-1808), banchiere e uomo d’affari di Francoforte, dopo il matrimonio con Susanne Elisabeth Bethmann, figlia di Johann Philipp Bethmann, un banchiere di gran rango, aveva mutato il cognome in Bethmann-Hollweg nel 1780. La Bethmann Bank AG sopravvisse a Francoforte come banca privata fino al 2004, e nel 2004-

14 come Delbrück Bethmann Maffei AG, prima di diventare parte del Credit Suisse Group.

La madre di Theobald è Isabelle de Rougemont de La Schadau, nata nel 1833 a Parigi, in una famiglia dell’alta borghesia svizzero-francese. Antica famiglia aristocratica della Franca Contea, la Maison de Rougemont (o de Rogemont), fin dal secolo XI apparteneva alla noblesse d’epée. Un ramo ugonotto della famiglia, quello di Isabelle, imborghesito, si trasferì nel ‘600 in Svizzera, a Neuchâtel. I Rougemont erano soliti trascorrere gli inverni in un appartamento   parigino.

Educato privatamente da precettori, il piccolo Theobald è costretto dal padre, più prussiano di un vero Junker, ad un apprendimento rigoroso ed esigente, fondato su valori di determinazione, fedeltà, senso del dovere. La noiosa vita provinciale è allietata, ogni anno, da un soggiorno presso una zia materna nella capitale francese e da qualche viaggio. Il ragazzino acquisisce precocemente una buona conoscenza dell’Europa ed una sorta di protezione dai pregiudizi correnti contro l’«ennemi héréditaire». Inoltre egli ha un rapporto molto stretto con il nonno paterno Moritz August, che  visita assiduamente i nipoti, gioca con loro, racconta storie di Burg Rieneck, culla della famiglia. Il nonno è molto più aperto che il padre alle idee liberali ed ha aderito ad una politica moderata durante il Vormärz, il periodo compreso tra il Congresso di Vienna del 1815 e la ‘Primavera dei Popoli’ (Märzrevolution in Germania), sbocciata ed abortita nel 1848-49.

Theobald,  che eccelle per un notevole talento musicale, soprattutto al pianoforte, entra nel 1869, alla vigilia della nascita dell’Impero, a 12 anni, alla R. Scuola di Pforta, ove consegue l’Abitur, che abilita all’istruzione universitaria, nel 1875. La sua tesina, interamente redatta in latino, conformemente alle esigenze dell’epoca, è su I Persiani di Eschilo (che aveva partecipato alla Battaglia di Salamina nel 480 a.C.), secondo la poetica aristotelica.  Più tardi Bethmann-Hollweg lamenterà di essere stato subissato di studio e ‘lavoro intellettuale’. La durezza della sua esperienza studentesca lo indurrà a criticare la visione quasi ossessiva di una Storia Magistra Vitae e di una istruzione troppo volta al passato, ripiegata su sé stessa. 

Come premio per l’esame finale, brillantemente superato, il nonno Moritz gli regala un viaggio di parecchi mesi in Italia, che lo entusiasma per la maestà della natura e della storia. Al ritorno il giovane comincia gli studi in Legge all’Università di Strasburgo, allora tedesca, e di Lipsia nel 1876. Un breve servizio militare a Berlino lo lascia ‘depresso ed apatico’. Deluso, si rende conto che l’ideale militare della sua giovinezza, nutrito dagli entusiasmi per le vittorie a  Königgrätz e Sedan, si è spento. Ma proprio allora il destino di Theobald si lega a quello del futuro Imperatore e Re di Prussia Guglielmo II (1859-1941), diciottenne ed alle prese anch’egli con il servizio di leva, dal 1877, presso il I Reggimento di Fanteria della Guardia a Hohenfinow, di cui il padre Felix è Presidente del Distretto. 

Quel legame amichevole della giovinezza favorirà l’ascesa politica di  Bethmann- Hollweg. Dopo il secondo tentativo di attentato contro il Kaiser Guglielmo I, nel 1878, Theobald scrive che il suo ideale utopistico di veder sciogliere tutte le patrie in una sorta di bouillie mondiale è evaporato. Tuttavia, malgrado la sua opposizione alle iniziative dei socialisti, egli non s’identifica con le esistenti correnti politiche, né con i liberali, né con i reazionari, né con i ‘crociati’ che si raccolgono attorno alla Kreuzzeitung, gazzetta cristiano-conservatore cofondata dal Bismarck. La sua famiglia politica naturale è al centro, dialogando con i socialisti non rivoluzionari e con i conservatori moderati. Bethmann-Hollweg si laurea all’Università Federico Guglielmo III di Berlino ed entra nella gran macchina burocratica prussiana quale funzionario presso il Tribunale Amministrativo della capitale.

Il giovane legge molto, soprattutto testi in inglese e francese, dibatte con i compagni di studi. Innamorato della caccia, viaggia ai Carpazi, visitando Vienna e Budapest, dopo aver deciso di lavorare all’Ufficio dei Brevetti. Scrive in proposito all’amico Oettingen: ‘D’autres pays avec d’autres mœurs, que c’est réjouissant pour des castors du Nord comme nous’. Poche parole per chiarire che i suoi orizzonti culturali non sono racchiusi entro le frontiere dell’Impero, ma aperti alla conoscenza di altri popoli. Nell’ottobre 1880, un altro cambio, al Tribunale Amministrativo di Francoforte sull’Oder. Poi, nel 1882, si traferisce a Bad Freienwalde, sempre nel Brandeburgo. La carriera burocratica intanto procede: nell’85 succede al padre nel Landtag (Dieta Legislativa) del Dipartimento d’Oberbarnin. Il giovane giurista dall’alta statura inaugura metodi differenti di lavoro, si reca personalmente nei villaggi, parla con tutti, non solo con i proprietari, presta attenzione agli operai, dà prova di equilibrio e di un profondo senso della giustizia. Diventa uno dei consiglieri giudicati più progressisti.  

Nel luglio 1889 sposa al castello Wilkendorf, presso Strausberg, Martha von Pfuel (1865 –1914), figlia del Hauptritterschaftsdirektors (Ufficiale Comandante di Cavalleria) Gustav von Pfuel e di Luisa Elise von Reventlow. Il matrimonio con la nipote dell’antico Ministro-Presidente di Prussia, il generale Ernst von Pfuel, consolida l’approdo di Bethmann-Hollweg nella parte orientale dell’Impero. Ormai egli non è più considerato un tedesco occidentale, discendente di banchieri e negozianti, cosa mal vista nei circoli conservatori della nobiltà prussiana. Dall’unione, probabilmente combinata dalle famiglie, nascono quattro figli, dei quali tre sopravviveranno sino all’età adulta; il primogenito August Friedrich morirà nel 1914, combattendo sul fronte francese. 

Nel 1890, i conservatori, i nazional-liberali ed i conservatori liberi lo presentano come candidato comune alle elezioni legislative. Egli si afferma, ma le accuse di brogli inducono a far ripetere le votazioni, alle quali egli decide di non partecipare, deluso dagli intrighi della politica.

Theobald fa carriera e la sua rapida ascesa si spiega con il suo talento d’amministratore, il prestigio goduto dal nonno, più che dal padre, l’appoggio del Cancelliere dell’Impero, principe von Hohenlohe-Schillingsfürst. È sommerso di lavoro per anni. Si considera sempre, però, ‘un cosmopolita prussiano’. Ad esempio, nel 1904 viaggia a Parigi, poi a Londra invitato dall’amico Ambasciatore Paul von Wolff-Metternich. Nel 1905 è nominato Ministro dell’Interno del Regno di Prussia (il Deutsches Reich era un’entità confederale), suscitando qualche perplessità in ambito conservatore. “Abbiamo bisogno di un uomo di polso, dal carattere forte, ci danno un filosofo…e troppo intelligente!”, scrive, ad esempio, il futuro presidente del Partito Conservatore, Ernst von Heydebrand. 

          Senza un suo partito che lo sostenga, Bethmann-Hollweg si ritrova a districarsi e mediare tra una destra sempre più nazionalista e militarista ed una sinistra crescentemente repubblicana e radicale. Inaugura una politica di compromessi. Nel 1907 egli lascia l’Esecutivo del Regno per divenire Segretario di Stato Imperiale per l’Interno e Vice Presidente di Prussia, l’uomo politico più importante dopo il Cancelliere, principe Bernhardt von Bülow. Imprime alla politica interna un  nuovo tono, di apertura verso le istanze sociali e sindacali, progettando la riforma dell’arcaico  sistema elettorale prussiano, ancora suddiviso per classi. Nel Discorso del Trono del 29 ottobre 1908, preparato da Bethmann-Hollweg, l’Imperatore Guglielmo II annuncia tale riforma, che, non condivisa, tornerà  ad affacciarsi ed agitare Theobald sino al termine della sua carriera politica. 

Pochi giorni dopo, il quotidiano inglese Daily Telegraph pubblica un’intervista con Guglielmo II  nella quale, con la solita irruenza poco formale e diplomatica, il Kaiser tocca temi delicati di politica internazionale ed esprime idee distensive rispetto al rapporto fra le due nazioni e la corsa agli armamenti navali. Molti parlamentari tedeschi, però, non apprezzano questa politica di  appeasement verso la Gran Bretagna. Scoppia l’Affaire Daily Telegraph, con il von Bülow (colpevole, comunque, di non aver rivisto il testo trasmessogli preventivamente dal Kaiser) che al Reichstag difende debolmente le espressioni dell’Imperatore e presenta, quindi, le dimissioni: non accettate dal sovrano. Che formalmente ci tiene alla continuità di un “governo personale”, sempre più teorico e meno effettivo.

Era un momento delicato, per il Kaiserreich e per la pace in Europa, sempre più minacciata. Fra il 1907 ed il 1909 scoppiò lo scandalo Harden-Eulenburg o ‘Scandalo della Tavola Rotonda’, a seguito di una serie di processi relativi all’accusa di rapporti omosessuali (illegali allora in Germania, come altrove) – accompagnati da azioni legali per diffamazione e spergiuro – fra noti esponenti del Gabinetto e della cerchia di Guglielmo II, fra il 1907 e il 1909. La vicenda ebbe origine dalle accuse mosse dal direttore del periodico nazionalista ed imperialista Die Zukunft, Maximilian Harden, ebreo e favorevole all’espansione della Germania, relative al rapporto omosessuale tra il principe Philipp von Eulenburg-Hertefeld ed il generale e compositore conte Kuno von Moltke, comandate della città di Berlino, autore della celebre Des Großen Kurfürsten Reitermarsch. Le accuse si diffusero e la frase «Tavola rotonda di Liebenberg», dal nome del castello di Eulenburg, iniziò a essere utilizzata per riferirsi al circolo omosessuale che godeva la fiducia del Kaiser. Le denunce ed i conseguenti processi ebbero molta pubblicità (nel Deutsches Reich la stampa era libera); venne considerato il più grande scandalo della Germania Imperiale.

“Guglielmo II, asceso al trono nel 1888, aveva sostituito, nel 1890Otto von Bismarck, il Cancelliere di ferro, l’artefice dell’unificazione germanica e la sua Realpolitik fatta di trattati e accordi, con una serie di dichiarazioni ed azioni di tipo espansionistico, la  Weltpolitik che tracciava la vocazione, il destino della nuova grande potenza. Eulenburg, favorevole a una politica estera meno aggressiva, era uno dei più importanti membri della cerchia di Guglielmo II, esercitando un salutare freno a talune idee del sovrano. Von Eulenburg fu promosso da membro del Corpo Diplomatico ad Ambasciatore, e Guglielmo II gli propose anche la carica di Cancelliere, che Eulenburg rifiutò. Nel 1902 Harden minacciò Eulenburg di rivelare il ‘lato oscuro’ del suo rapporto con Guglielmo II, a meno che egli non si fosse dimesso dalla carica di Ambasciatore a Vienna. Eulenburg abbandonò la carica e la scena politica (fino al 1906), ufficialmente per motivi di salute, e perse parte dell’ascendente sull’imperatore. Nel 1906 il principe si riavvicinò però al Kaiser, in seguito alla cessione del Marocco alla Francia nella Conferenza di Algesiras, uno scacco per la politica estera e la diplomazia tedesca. Harden, convinto che lo scacco fosse dovuto alla ‘mollezza’ delle persone che circondavano Guglielmo II, temette una nuova azione frenante che Eulenburg avrebbe potuto esercitare sull’ Imperatore, oltre al fatto che poteva ridiventare ‘l’arbitro capo delle più importanti carriere’. E ripartì all’attacco con maggior virulenza”. (Da https://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_Harden-Eulenburg).

Lo scandalo Harden-Eulenburg fu in realtà orchestrato per ridurre, nell’entourage di Guglielmo II, l’influenza dell’elemento contrario ad un conflitto europeo, nonché favorevole a una continuazione della linea seguita da Bismarck. Fu fatto uso di un diffuso pregiudizio per finalità che non avevano nulla a che vedere con l’omosessualità. Come disse dopo gli eventi la moglie di Eulenburg, madre dei suoi otto figli: «stavano colpendo mio marito, ma il loro bersaglio era il Kaiser». E, in effetti, lo scandalo ottenne il risultato per il quale era stato montato, eliminando un ostacolo che si frapponeva all’ipotesi d’una guerra. Oltre a consolidare la fama del vice allemand… Dopo il 1918, alludendo all’esito nefasto del conflitto, Harden avrebbe confessato che lo scandalo era stato il più grave errore politico di tutta la sua vita e vi attribuì, esagerando, la causa delle origini della Prima Guerra Mondiale e della caduta del Secondo Impero.

Mesi dopo, il 24 giugno del 1909, sconfitto al Reichstag sul progetto di tassa di successione (il Deutsches Reich riscuoteva poche imposte e tasse), il Cancelliere von Bülow rassegnò nuovamente  le dimissioni, che questa volta vennero accettate. Seppure nella Monarchia Costituzionale (e non ancora Parlamentare) dell’Impero egli non fosse tenuto alle stesse. Erano passati dieci anni da quando era stato nominato Cancelliere. Durante quel periodo la Germania aveva compiuto un balzo economico in avanti prodigioso, diventando la prima potenza industriale d’Europa. Alla fine della sua parabola politica, ben prima dell’esito catastrofico della guerra, Bernhardt von Bülow, sostenitore dello Status quo e della pace, si sarebbe espresso a proposito della politica tedesca e del reclamato ‘Posto al Sole’: 

“Il compito della nostra generazione è di difendere la nostra posizione continentale, base della nostra posizione mondiale, di coltivare nel contempo i nostri interessi al di là dell’oceano e di condurre una politica mondiale giudiziosa, ragionevole e sapientemente limitata in modo da non danneggiare la sicurezza del popolo tedesco e non pregiudicare l’avvenire della nazione”. (Pierluigi D’Eredità, La solitudine di von Bülow, 17.6.2017, in Scenari, https://www.mimesis-scenari.it).

Guglielmo II nominò von Bethmann-Hollweg ReichKanzler il 7 luglio 1909. Theobald, inquanto stretto collaboratore di Bülow, conosceva i meccanismi ed i dossier e l’Imperatore pensava che avesse la personalità adatta per raffreddare le situazioni, le animosità eccessive della politica,  per ricercare utili compromessi. E Guglielmo II, che al di là di certi suoi atteggiamenti teatrali,  esagerati ed un po’ comici elmi con aquila, della passione per le uniformi e le fanfare – condivisa peraltro dalla maggior parte dei sudditi – bizze, crolli nervosi, dichiarazioni da smargiasso, nostalgie assolutistiche, era intelligente, conscio dello spirito dei tempi nuovi, di riforme da introdurre, non l’unno con il pickelhaube desideroso di dominare il mondo (come lo dipingevano la propaganda avversaria e le caricature) ed aveva ben chiaro che nominando Bethmann-Hollweg non designava solo un vecchio amico di gioventù, o un opaco fedele ed accondiscendente, come verrà poi dipinto, a torto, ma un uomo altrettanto intelligente, ma equilibrato, non un idealista vanesio, certo non un militarista, anche se durante la guerra indosserà l’uniforme di ‘Generale Onorario’. Il suo cancellierato non sarà ‘scialbo ed allineato ai voleri della Corona’, come si legge. La sua designazione fu apprezzata dall’influente consigliere di politica estera Friedrich von Holstein. Bethmann-Hollweg, dal canto suo, non apparve entusiasta per la nomina e confessò che accettava la stessa come un ordine dell’Imperatore, non essendo un uomo ambizioso, assetato di potere. Tutti i partiti ne furono però soddisfatti, compresi i socialdemocratici. All’estero il favore fu poi unanime, considerando il nuovo Cancelliere un fautore della pace europea. In politica interna, nel 1910, Bethmann-Hollweg presenta una proposta per riformare la legge elettorale prussiana, ma la stessa non viene approvata dal Reichstag. Il nuovo Cancelliere pensa, e con lui il Kaiser, senza dirlo, che il maggior pericolo per la monarchia degli Hohenzollern può venire dal settore militarista ed imperialista (al quale fa capo pure il Kronprinz), non dal popolo tedesco, che deve essere culturalmente preparato per l’inevitabile ‘suffragio universale’. Infatti, sarà tale settore, con Ludendorff in testa, ad esautorare sempre più il residuale potere dell’Imperatore dopo il 1914. 

Calmate le acque in Alsazia-Lorena, concedendo alle regioni già francesi una costituzione propria con parlamento bicamerale, Bethmann-Hollweg, considerando acquisite le eccellenti relazioni con l’Austria-Ungheria asburgica, si concentra  sui rapporti da  migliorare con la Gran Bretagna – d’intesa con il suo Ambasciatore a Londra, Paul von Wolff-Metternich – a causa dell’aspirazione del  Großadmiral Alfred von Tirpitz, e del Kaiser ovviamente,  d’aumentare la flotta d’Alto Mare della  Kaiserliche Marine, cominciata nel 1898. Bethmann-Hollweg afferma nel 1910 al Reichstag che la ‘politica di Berlino rispetto alle altre Potenze ha l’unico scopo di sviluppare le forze economiche e culturali germaniche, in una prospettiva di libero commercio e concorrenza’. Tali sforzi non hanno successo, osteggiati dai conservatori britannici e tedeschi nei rispettivi parlamenti e attraverso la loro stampa. La crisi del Marocco non migliora la situazione, mentre dopo il coup d’Agadir le relazioni con la Russia, tese dal momento dell’annessione austriaca della Bosnia-Erzegovina nel 1908, sembrano giovarsene. In quello stesso 1910 lo zar Nicola II visita Potsdam. 

La politica estera di Bethmann-Hollweg appare a molti suoi connazionali debole, in un’epoca che ama lo sferragliare delle sciabole. Ludwig Frank,  deputato socialdemocratico dichiara al Reichstag che una guerra con la Francia sarebbe stata demagogica. Conservatori e nazional-liberali criticano, invece, apertamente il Cancelliere. Walther Rathenau, dal 1893 amministratore delegato dell’importante gruppo AEG – uno dei principali assertori della politica di assimilazione degli ebrei tedeschi, contro il sionismo ed il socialismo, per l’integrazione piena  nella società tedesca – sebbene amico politico di Bethmann Hollweg, scrive in una nota, impaziente ed alquanto ingiusto, scambiando prudenza per vacuità: «Mancanza di obiettivi, sia in politica interna, sia estera. Almeno la politica di Bülow aveva degli scopi ‘il posto al sole’, la flotta, la potenza. Ora c’è il vuoto». Durante la guerra capo del Dipartimento per l’Approvvigionamento delle Materie prime per uso bellico, assai strategico, Rathenau, liberal-democratico, verrà, poi a Weimar designato Ministro degli Esteri dal Presidente Friedrich Ebert. Sostenitore dell’ adempimento degli obblighi del Trattato di Versailles. Il 24 giugno 1922 sarà assassinato da due ex ufficiali dell’ Esercito, legati all’estrema destra, strenuamente contraria alla sua politica. 

  Nel  febbraio 1912, fallisce la missione in Germania di Richard Haldane, Segretario di Stato britannico alla Guerra, per tentare un accordo sulle flotte. Berlino ripropone a Londra un’alleanza, ma i britannici non sono interessati ad un’alleanza che giudicano utile solo a Berlino. I due Paesi non hanno sufficienti interessi comuni, come ricorderà Henry Kissinger nel suo efficace compendio sulla storia delle relazioni internazionali e l’arte della diplomazia, Diplomacy del 1994.  Ciò nonostante, il Capo del Foreign Office, Edward Grey, sincero o no, pare concedere ancora del credito a Bethmann-Hollweg per una cooperazione anglo-tedesca per il mantenimento della pace. Nel 1912 il Cancelliere organizza un incontro tra il Kaiser e lo Zar a Paldiski, un porto estone. L’atmosfera distesa pare allontanare i venti di guerra. Il Cancelliere, sempre curioso, ne approfitta per visitare San Pietroburgo e Mosca. Nel mese di luglio Rathenau è a Hohenfinow e prospetta a Bethmann-Hollweg il progetto preliminare di un’unione doganale europea, un’alleanza con la Gran Bretagna, anche per limitare la sua predominanza nel Mediterraneo, nuove acquisizioni coloniali. Il Cancelliere è un po’ scettico, ma si manifesta sostanzialmente d’accordo.

Il 24 maggio 1913 viene celebrato a Berlino il fastoso matrimonio tra la figlia prediletta dell’Imperatore, Vittoria Luisa, con Ernesto Augusto III di Hannover, duca di Brunswick. Il loro matrimonio è uno degli ultimi grandi avvenimenti sociali della regalità europea prima della Guerra Mondiale. È celebrato alla presenza di Re Giorgio V del Regno Unito, dello Zar Nicola II di Russia (entrambi cugini del Kaiser), così come di varie altre teste coronate, con 1200 invitati.

Il 10 agosto 1913 il Trattato di Bucarest mette fine alla II Guerra Balcanica. Bethmann-Hollweg tira un sospiro di sollievo e se ne compiace per via epistolare col Ministro degli Esteri russo, Serguéi Sazónov. A fine anno le tensioni tra le Potenze sembrano affievolirsi ed il Cancelliere si mostra relativamente ottimista. Moltiplica, comunque, i contatti, le conversazioni, le assicurazioni sulle pacifiche intenzioni tedesche per evitare lo scoppio di un conflitto continentale. All’inizio del 1914, tuttavia, il governo imperiale prende conoscenza delle Convenzioni Marittime Anglo-Russe (nell’ambito della Entente Anglo-Russa del 1907). Ciò getta discredito sull’operato dell’onesto ReichsKanzler che si sente gabbato dalla doppiezza del Ministro degli Esteri britannico Edward Grey, che non sta operando per la pace in buona fede.

              

                                                        (L’Europa nel 1914)

Ormai si diffonde sempre più per l’Europa come una malsana ed irreversibile ansia di guerra, un’ansia che si tramuterà in febbre contagiosa. Del resto, le varie Potenze, che continuano a parlare di pace, da tempo preparano il conflitto, secondo il vecchio detto latino che non sempre finisce per essere vero! In Francia la leva militare addirittura è stata portata a tre anni. Il pensiero di un conflitto imminente diventa familiare, così come la convinzione della sua inevitabilità. Panslavismo russo e serbo, pangermanismo, revanche francese, ostinazione inglese di mantenere la balance of power in Europa e di non abdicare al predominio navale e coloniale, espansionismo austro-ungarico nei Balcani ed italiano in Albania, nazionalismi ed irredentismi vari si miscelano in un micidiale vaso di Pandora. 

A Berlino si accentua, naturalmente, la sindrome dell’accerchiamento, che porta acqua al mulino del partito dei ‘falchi’, dei capi militari (non irresponsabili, va riconosciuto) che si apprestano a un conflitto che non hanno voluto, ma dal quale presumono, una volta scoppiato,  che potrebbero derivarne dei vantaggi alla nazione. Militari che han sempre contato più dei politici nelle questioni territoriali, anche ai tempi di Bismarck, al quale ‘imposero’ l’annessione dell’Alsazia-Lorena. Sin dall’epoca del gran Federico si diceva che non era la Prussia ad avere un Esercito, ma quell’Esercito ad avere uno Stato!

L’ 11 maggio muore a 49 anni la moglie del Cancelliere, Martha. Il primogenito August Friedrich cadrà in guerra il 9 dicembre 1914; la figlia Isa (1894-’67) aveva sposato il conte Ernst Lothar Julius von Zech-Burkersroda e ne avrà tre figli; il figlio minore August Felix, nato nel 1898, avrà anch’egli tre figli e vivrà fino al ’72. Bethmann-Hollweg si ritira durante qualche giorno a  Hohenfinow e lì apprende dell’Attentato di Sarajevo, il 29 giugno 1914, nel quale sono stati uccisi da un nazionalista serbo l’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austro-ungarico e la moglie Sofia Chotek, duchessa di Hohenberg. 

Scoppia la ‘crisi di luglio’. Guglielmo II rinnova subito all’ambasciatore di Francesco Giuseppe a Berlino, Szögyeny, l’assicurazione della fedeltà germanica all’alleanza. Fedeltà di tipo ‘nibelungico’, alquanto ingenua o imprudente, confermata dal Cancelliere il 6 luglio, che permette al Governo di Vienna di meditare la punizione della Serbia, una volta terminata la visita del Presidente francese Poincaré a San Pietroburgo. Passerà alla storia come ‘l’assegno in bianco’ di Berlino a Vienna dove, dalla sconfitta del 1866 alla nascita della Österreichisch-Ungarische Monarchie, allo smacco della proclamazione nel 1871 dell’Impero Germanico, ormai predominano politici magiari, molto preoccupati della situazione ed equilibrî balcanici. Contento per le ‘mani libere’, convinto dell’ ‘ora o mai più’, il ‘partito della guerra’ coglie la palla al balzo, convincendo il tentennante, vecchio Imperatore, di regolare i conti con gli insopportabili serbi, avendo già dovuto trangugiare l’altolà dell’alleato tedesco durante la I Guerra Balcanica, nel ’13. Il ‘partito dei falchi’ a Vienna coglie l’omicidio di Sarajevoi come un’eccellente, unica occasione per risolvere la questione serba, per sbarazzarsi del ‘Piemonte balcanico’ che punta risoluto alla Grande Serbia. 

Quando, a fine luglio, il Ministero degli Esteri tedesco apprende che l’ultimatum austro-ungarico alla Serbia è imminente, il Cancelliere lascia fare Vienna, pensando che la Germania non deve interferire nella questione, sperando nella neutralità franco-inglese. Il 26 luglio la Gran Bretagna avanza una generica proposta di mediazione. Quando il 28.7 giunge la risposta diplomatica di Belgrado a Vienna, Guglielmo II pensa che la crisi sia finita, che non ci siano ragioni per una guerra e consiglia  alle due capitali dei negoziati per trovare una soluzione duratura alla situazione balcanica. Bethmann-Hollweg, dal canto suo, diffidente verso Londra, chiede a Vienna di dichiarare la sua intenzione di non aspirare ad alcuna annessione territoriale in Serbia. Per la prima volta, esplicitamente, il ReichsKanzler comunica, tramite il suo ambasciatore a Vienna, che l’Austria-Ungheria deve negoziare con la Russia – protettrice dei serbi, slavi e cristiano-ortodossi – e che il Deutsches Reich non ha alcuna intenzione di essere trascinato in un esteso conflitto. Né motivi. È consapevole che non sono in gioco, per determinare un conflitto armato di vaste proporzioni, né interessi specifici di ‘mercanti di cannoni’, né obiettivi imperialistici, né particolari ragioni economiche o coloniali, ma secolari antagonismi europei, piuttosto anacronistici. Forse ha atteso troppo, per prudenza e per non urtare troppe suscettibilità ha comunque mancato di risolutezza.

Narra A. J. P. Taylor – noto storico e divulgatore inglese della diplomazia – in Europe: Grandeur and Decline, 1950, che il 31 luglio ’14 Leopold Berchtold, Ministro degli Esteri della 

Duplice Monarchia danubiana, da alcuni ricordato ‘come il cinico Berchtold’, è perplesso dall’ammonimento di Bethmann-Hollweg, perchè proprio in quel momento il generale Franz Conrad von Hötzendorf, suo Capo di Stato Maggiore, gli mostra un telegramma appena ricevuto dal generale Moltke, l’ omologo tedesco, che lo consiglia di affrettare la mobilitazione contro la Russia! Il suo commento sarebbe stato: ‘Who rules in Berlin?’. Segno che i canali di comunicazione inter-tedeschi non erano perfettamente sincronizzati…

 Il Foreign Office avverte la Wilhelmstrasse che se il conflitto non si limiterà ad Austria e Russia, se Francia e Germania ci entreranno, la Gran Bretagna non potrà restare neutrale.  Nicola II avanza l’idea di risolvere la questione serba in una Corte d’Arbitraggio, ma è ormai troppo tardi. Bethmann-Hollweg rifiuta perchè i russi hanno già terminato la mobilitazione e non intendono recedere. Con le armate russe ed austro-ungariche in movimento, Berlino non può abbandonare Vienna al suo destino. Il Capo di Stato Maggiore, generale Helmuth von Moltke, chiede a Guglielmo II di decretare la Mobilitazione Generale. Altrettanto decide Parigi.

Il primo agosto 1914 la Germania dichiara guerra alla Russia, il 3 alla Francia. Bethmann-Hollweg, contrariamente all’avviso del Ministero della Guerra, procede a dichiarare formalmente l’inizio delle ostilità, secondo il diritto internazionale.

(Bibliografia: E.Passerin d’E., Guerra e riforme. La Prussia e il problema nazionale tedesco prima del 1848, Torino, 1985; T. von Bethmann-Hollweg, Considérations sur la Guerre Mondiale, Paris, Charles-Lavauzelle & Cie, 1924. Edizione rivista dal figlio ristampata nel 2013; Gerhard Ritter, I militari e la politica nella Germania moderna. Vol. 2: La prima guerra mondiale e le crisi della politica tedesca (1914 – 1917),Torino, Einaudi editore, 1973; Fritz Fisher, Assalto al potere mondiale. La Germania nella guerra 1914-1918 (Griff nach der Weltmacht, 1961), Torino, Einaudi, 1965; Thomas Lindemann, Aux origines de la Première Guerre mondiale, Paris, 2003; Luigi Albertini, The origins of the war of 1914, Londres, Oxford University Press, 1952–1957; https://de.wikipedia.org/wiki/Theobald_von_Bethmann_Hollweg

https://de.wikipedia.org/wiki/Felix_von_Bethmann_Hollweg; https://de.wikipedia.org/wiki/Bethmann_Bank;

https://de.wikipedia.org/wiki/Moritz_August_von_Bethmann-Hollweg(nonno); https://de.wikipedia.org/wiki/Johann_Jakob_Bethmann-Hollweg(bisnonno); https://en.wikipedia.org/wiki/Bethmann_family;https://de.wikipedia.org/wiki/Bethmann; 

https://de.wikipedia.org/wiki/Konrad_Bethmann; https://www.bethmannbank.de/de/index.html);

https://www.britannica.com/place/German-Empire/The-last-year-of-the-German-Empire)

Gianni Marocco

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