Quanto ci manca Rino Gaetano, menestrello d’Italia e figlio del Sud

Cosa ci resta del cantautore figlio di Crotone che ha cantato gli umili e gli oppressi diventando immortale?

Rino Gaetano

Una voce delicata mi sveglia stamattina, è un bambino di sette anni che, mentre schiera i suoi soldatini sul tappeto, canta, quasi soprappensiero, “Ad esempio a me piace la strada… Col verde bruciato, magari sul tardi… Macchie più scure senza rugiada… Coi fichi d’India e le spine dei cardi”

Quella voce così innocente canta un Sud che non ha mai visto, canta una terra che non c’è nella PlayStation, non c’è nella scuola, non c’è negli smartphone, canta un qualcosa che non ha mai visto…

Ma lo canta!

Ed è questa la forza di Rino Gaetano, il cantautore nato a Crotone, in una casa a piano terra posta proprio sul lungomare, accanto al porto…

La forza di un Sud cantato da chi, figlio di emigranti, questa terra ha vissuto sporadicamente, più nei racconti della mamma che non di persona, che ha visto l’estate, quando con la bella stagione, si tornava a Crotone per fare i bagni.

Una notte di quarant’anni fa, con un incidente stradale, che ha più lati oscuri che luce, Rino lasciava questo mondo.

Il menestrello d’Italia, a soli 31 anni, sua via Nomentana, salutava questo mondo per volare tra gli immortali.

Cosa ci resta di Rino? È la domanda che in molti si fanno.

Di certo la sua musica, ricercata, orecchiabile, le sue melodie particolari, avvolgenti, i suoi testi ironici, sarcastici e alcune volte dissacranti.

Un cantautore che ha lasciato il segno, tanto da essere cantato negli stati con quel suo “Il cielo è sempre più blu” che suona allo Scida, per il suo Crotone, così come al Marassi quando i blucerchiati entrano in campo.

Un Rino Gaetano che ha saputo varcare le Alpi, magari inconsapevolmente, con la magia dei suoi versi che in spagnolo appaiono ancora più effervescenti.

A me resta, invece, il suo saper raccontare un Sud povero ma ricco di risorse, di sogni, di speranza, di colori e di sapori.

Un Sud che ancora oggi è là, ai bordi delle strade, magari affogato nel cemento abusivo, depredato dei suoi cervelli migliori, ma è là!

Quel Sud con le donne vestite di nero che aspettano il marito tornare dai campi, quel sud dove l’acqua è più del pane, quel sud dove si può parlare dell’uva e del vino che è un lusso per lui che lo fa.

Oggi ricordiamo Rino Gaetano, ricordiamo il menestrello d’Italia. Dal mio umile punto di vista so che devo dirlo, ma a chi? So che se mai qualcuno capirà sarà senz’altro un altro come me.

Grazie Rino, grazie da tutti coloro che, ad esempio, gli piace il Sud.

 

 

 

 

Gianfranco Turino

Gianfranco Turino su Barbadillo.it

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