Formula 1. Al Gp di Azerbaigian è accaduto praticamente di tutto

Sul circuito di Baku vecchia vince Perez ma è la sagra dell'imprevisto: Verstappen fuori per foratura, erroraccio Hamilton

Dopo Monaco, per il sesto appuntamento stagionale, la Formula 1 propone nuovamente un tracciato cittadino, ricavato questa volta nella città vecchia di Baku, capitale dell’Azerbaigian e principale porto sul Caspio: il circuito, caratterizzato da una careggiata molto larga e dal rettilineo di partenza che misura 2,2 km, si contraddistingue nel contempo per una sezione centrale tortuosa, fatta di lente curve a 90° che richiedono tanta trazione per poterle affrontare al meglio; da qui, le difficoltà nel trovare il giusto bilanciamento, alla ricerca di un’elevata velocità di punta, come del massimo carico aereodinamico.

 

Le prove libere

La scarsa aderenza e le difficoltà nel settare le vetture rendono molto più facile commettere degli errori: ne sanno qualcosa, su tutti, Leclerc (nelle FP2) e Verstappen (nelle FP3), visto che entrambi toccano le barriere in curva 15 danneggiando le ali anteriori; per quanto riguarda invece i tempi, il primato delle FP1 va a Verstappen (in 1’43”184), quello delle FP2 a Perez (1’42”115), mentre al sabato mattina si piazza davanti a tutti il sorprendente Gasly con l’AlphaTauri, in 1’42”251.

 

Le qualifiche

Anche al sabato pomeriggio le curve 3 e 15 non fanno prigionieri, portando per ben quattro volte all’esposizione della bandiera rossa: addirittura due volte nella sola Q1 conquistata da Hamilton in 1’41”145, (sia Stroll che Giovinazzi arrivano lunghi alla 15 e rovinano contro le barriere); nella Q2 in cui davanti a tutti si issa Verstappen in 1’41”625, è invece Ricciardo a schiantarsi alla 3 e anche nella Q3 c’è tempo per un run solo, dal momento che sarà Tsunoda a collidere contro le protezioni, ancora una volta alla 3, mentre Sainz arrivato nello stesso punto troppo veloce, finisce in testacoda, evitando guai peggiori.

Nella confusione comunque, buona la prima prestazione: Leclerc con uno straordinario 1’41”218 ottiene la nona pole position in carriera, davanti ad Hamilton, Verstappen, Gasly, Sainz e Perez; soltanto decima l’altra Mercedes di Bottas.

 

La gara

Prima del Gran Premio viene osservato un minuto di silenzio, in memoria dell’ex Presidente della FIA (dal 1993 al 2009) Max Mosley, scomparso all’indomani del Gran Premio monegasco e di Manosur Ojjeh (proprietario della TAG e azionista della McLaren dal 1984), venuto a mancare a pochissime ore dall’evento domenicale.

Allo spegnimento dei semafori Leclerc tiene bene la testa su Hamilton e Verstappen, mentre Perez sopravanza Sainz e Gasly; il lungo rettifilo ben si presta al gioco delle scie e infatti Hamilton conquista presto la prima posizione, già alla fine del secondo giro, giovandosi al massimo dei cavalli del proprio v6 Mercedes e scartando il ferrarista senza nemmeno dover attendere la staccata.

Allo stesso modo (è il settimo giro), a DRS aperto, Verstappen si issa in seconda posizione, come per altro fa Perez alla tornata successiva; già al nono giro comunque il ferrarista deve fermarsi per montare le dure e parimenti fa Sainz fa nel successivo, vanificando però la propria domenica, poco dopo aver ripreso la pista, con un lungo alla curva 8: buon per lui che vi fosse un’ampia via di fuga che gli permette di innestare la retromarcia e di rimettersi in carreggiata, nonostante il tantissimo tempo perso.

Dato il la al valzer delle soste, sempre al decimo passaggio tocca anche  Hamilton, Gasly (davanti a Leclerc grazie al tempismo del cambio) e Bottas (che viene sopravanzato da Norris): così come a Monaco, il primo cambio gomme, per altro piuttosto lento (4”.6), costa moltissimo all’inglese numero 44, giacché una volta fermatesi le due Red Bull di Verstappen e Perez (giro 12 e giro 13, rispettivamente in 1”.9 e 4”.3), è costretto alla terza posizione.

Davanti intanto c’è Vettel, partito 11° sulle soft che cambia alla 18° tornata: lo stint più lungo paga, dal momento che si guadagna una settima piazza virtuale; per altro, la decisione di allungare al massimo la prima parte di Gran Premio era stata avallata anche da Stroll, che partito diciannovesimo con le dure, non si era ancora fermato al giro 31, mentre stava correndo in quarta posizione.

I sogni di gloria del canadese dell’Aston Martin però sfumano proprio in quel momento, quando si dechappa la posteriore sinistra e la vettura, per il brusco contraccolpo e dopo il più classico degli effetti pendolo va a schiantarsi contro il muro, costringendo la Safety Car ad entrare.

La corsa riprende al giro 36: davanti le posizioni permangono invariate, involandosi autorevolmente Verstappen e comunque Vettel sorpassa Leclerc  per la quinta posizione e si mette quarto al 37 su Gasly.

A quel punto, fatto salvo qualche timido tentativo di Hamilton nell’uscire dalla scia per farsi vedere negli specchietti, la domenica non sembra aver più molto da dire, sicuro Verstappen nel ricostruire quanto la neutralizzazione gli aveva portato via.

Il grande colpo di scena si materializza inaspettatamente al giro 46 quando all’autorevole capofila col numero 33 si affloscia lo pneumatico posteriore sinistro, improvvisamente, a metà rettilineo: la dinamica, per quanto un filino meno cruenta, è la stessa di Stroll, con lo stesso spiacevolissimo risultato e il contatto contro il muro a spegnere ogni ambizione di successo.

Rientra la vettura di sicurezza ma la direzione gara decide di esporre, alla fine del giro 48, la bandiera rossa, optando per una ripartenza da fermo, preceduta da un giro di formazione (sempre comunque valido ai fini del conteggio tornate), preambolo per una mini gara di due giri, stilata la griglia sulla base delle posizioni al momento dello stop.

 

Al nuovo spegnimento delle luci, Hamilton parte decisamente meglio ma arriva alla prima staccata con i freni non in temperatura e, complice anche presumibilmente un settaggio errato, arriva al bloccaggio dell’anteriore sinistra che lo manda lungo e lo fa sprofondare sedicesimo (alla fine sarà 15°), per cui Perez si riporta in testa, non lasciando più il primato, con Vettel alle sue spalle e Alonso dietro a rimontare furiosamente dalla decima, castigando quattro auto in quattro curve e arpionando la sesta posizione: nel mentre, si arroventa il confronto per il più basso gradino del podio e in principio di ultimo giro Leclerc prende la scia e supera Gasly che però gli restituisce il favore già al termine del rettilineo, lasciando brevemente il monegasco a difendersi su Norris, sebbene a porre fine alle ostilità arrivi la bandiera a scacchi, che saluta dunque la seconda vittoria in carriera di Perez, davanti a Vettel (primo podio dalla Turchia 2020) e Gasly; punti iridati per Leclerc, Norris (scattato nono a causa della penalizzazione di tre posizioni per mancato rispetto della procedura durante una delle interruzioni della qualifica), Alonso, Tsunoda, Sainz, Ricciardo e Raikkonen.

Anonimo dodicesimo, fuori dalla zona punti e mai protagonista, Valtteri Bottas, sempre più lontano dal rinnovo con la casa di Stoccarda.

Il giro più veloce resta quello fatto segnare dallo sfortunato Verstappen al 44° passaggio, l’1’44”481 che però proprio in virtù del ritiro non assegna il punto addizionale; prossimo appuntamento, tra quattordici giorni, in Francia, sul Circuito del Paul Ricard.

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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