Le prove libere
La scarsa aderenza e le difficoltà nel settare le vetture rendono molto più facile commettere degli errori: ne sanno qualcosa, su tutti, Leclerc (nelle FP2) e Verstappen (nelle FP3), visto che entrambi toccano le barriere in curva 15 danneggiando le ali anteriori; per quanto riguarda invece i tempi, il primato delle FP1 va a Verstappen (in 1’43”184), quello delle FP2 a Perez (1’42”115), mentre al sabato mattina si piazza davanti a tutti il sorprendente Gasly con l’AlphaTauri, in 1’42”251.
Le qualifiche
Anche al sabato pomeriggio le curve 3 e 15 non fanno prigionieri, portando per ben quattro volte all’esposizione della bandiera rossa: addirittura due volte nella sola Q1 conquistata da Hamilton in 1’41”145, (sia Stroll che Giovinazzi arrivano lunghi alla 15 e rovinano contro le barriere); nella Q2 in cui davanti a tutti si issa Verstappen in 1’41”625, è invece Ricciardo a schiantarsi alla 3 e anche nella Q3 c’è tempo per un run solo, dal momento che sarà Tsunoda a collidere contro le protezioni, ancora una volta alla 3, mentre Sainz arrivato nello stesso punto troppo veloce, finisce in testacoda, evitando guai peggiori.
Nella confusione comunque, buona la prima prestazione: Leclerc con uno straordinario 1’41”218 ottiene la nona pole position in carriera, davanti ad Hamilton, Verstappen, Gasly, Sainz e Perez; soltanto decima l’altra Mercedes di Bottas.
La gara
Prima del Gran Premio viene osservato un minuto di silenzio, in memoria dell’ex Presidente della FIA (dal 1993 al 2009) Max Mosley, scomparso all’indomani del Gran Premio monegasco e di Manosur Ojjeh (proprietario della TAG e azionista della McLaren dal 1984), venuto a mancare a pochissime ore dall’evento domenicale.
Allo spegnimento dei semafori Leclerc tiene bene la testa su Hamilton e Verstappen, mentre Perez sopravanza Sainz e Gasly; il lungo rettifilo ben si presta al gioco delle scie e infatti Hamilton conquista presto la prima posizione, già alla fine del secondo giro, giovandosi al massimo dei cavalli del proprio v6 Mercedes e scartando il ferrarista senza nemmeno dover attendere la staccata.
Allo stesso modo (è il settimo giro), a DRS aperto, Verstappen si issa in seconda posizione, come per altro fa Perez alla tornata successiva; già al nono giro comunque il ferrarista deve fermarsi per montare le dure e parimenti fa Sainz fa nel successivo, vanificando però la propria domenica, poco dopo aver ripreso la pista, con un lungo alla curva 8: buon per lui che vi fosse un’ampia via di fuga che gli permette di innestare la retromarcia e di rimettersi in carreggiata, nonostante il tantissimo tempo perso.
Dato il la al valzer delle soste, sempre al decimo passaggio tocca anche Hamilton, Gasly (davanti a Leclerc grazie al tempismo del cambio) e Bottas (che viene sopravanzato da Norris): così come a Monaco, il primo cambio gomme, per altro piuttosto lento (4”.6), costa moltissimo all’inglese numero 44, giacché una volta fermatesi le due Red Bull di Verstappen e Perez (giro 12 e giro 13, rispettivamente in 1”.9 e 4”.3), è costretto alla terza posizione.
Davanti intanto c’è Vettel, partito 11° sulle soft che cambia alla 18° tornata: lo stint più lungo paga, dal momento che si guadagna una settima piazza virtuale; per altro, la decisione di allungare al massimo la prima parte di Gran Premio era stata avallata anche da Stroll, che partito diciannovesimo con le dure, non si era ancora fermato al giro 31, mentre stava correndo in quarta posizione.
I sogni di gloria del canadese dell’Aston Martin però sfumano proprio in quel momento, quando si dechappa la posteriore sinistra e la vettura, per il brusco contraccolpo e dopo il più classico degli effetti pendolo va a schiantarsi contro il muro, costringendo la Safety Car ad entrare.
La corsa riprende al giro 36: davanti le posizioni permangono invariate, involandosi autorevolmente Verstappen e comunque Vettel sorpassa Leclerc per la quinta posizione e si mette quarto al 37 su Gasly.
A quel punto, fatto salvo qualche timido tentativo di Hamilton nell’uscire dalla scia per farsi vedere negli specchietti, la domenica non sembra aver più molto da dire, sicuro Verstappen nel ricostruire quanto la neutralizzazione gli aveva portato via.
Il grande colpo di scena si materializza inaspettatamente al giro 46 quando all’autorevole capofila col numero 33 si affloscia lo pneumatico posteriore sinistro, improvvisamente, a metà rettilineo: la dinamica, per quanto un filino meno cruenta, è la stessa di Stroll, con lo stesso spiacevolissimo risultato e il contatto contro il muro a spegnere ogni ambizione di successo.
Rientra la vettura di sicurezza ma la direzione gara decide di esporre, alla fine del giro 48, la bandiera rossa, optando per una ripartenza da fermo, preceduta da un giro di formazione (sempre comunque valido ai fini del conteggio tornate), preambolo per una mini gara di due giri, stilata la griglia sulla base delle posizioni al momento dello stop.
Anonimo dodicesimo, fuori dalla zona punti e mai protagonista, Valtteri Bottas, sempre più lontano dal rinnovo con la casa di Stoccarda.
Il giro più veloce resta quello fatto segnare dallo sfortunato Verstappen al 44° passaggio, l’1’44”481 che però proprio in virtù del ritiro non assegna il punto addizionale; prossimo appuntamento, tra quattordici giorni, in Francia, sul Circuito del Paul Ricard.